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Il peschereccio e la petroliera: perché è affondata la Nuova Iside? | VIDEO

Giulio Golia e Francesca Di Stefano indagano sul misterioso affondamento del peschereccio Nuova Iside, scomparso con tre uomini a bordo tra il 12 e il 13 maggio a largo di Palermo. C’entra forse quella petroliera che sarebbe passata sulla sua rotta poco prima della sparizione?

Cosa è successo davvero al peschereccio di Terrasini Nuova Iside? Come sono morti i pescatori Matteo e Giuseppe Lo Iacono? Che fine ha fatto il terzo pescatore, il capitano Vito Lo Iacono? Ha avuto un ruolo nell’affondamento della Nuova Iside la petroliera italiana Vulcanello?

Giulio Golia e Francesca Di Stefano indagano sulla scomparsa, tra il 12 e il 13 maggio scorso, del peschereccio Nuova Iside, appartenente ai Lo Iacono, una famiglia di pescatori da generazioni, conosciuti e amati da tutti in paese. A bordo ci sono Matteo, il figlio Vito, che nonostante abbia solo 26 anni ne è il capitano e suo cugino Giuseppe. Qualche giorno dopo vengono ritrovati i corpi di Matteo e Giuseppe, mentre ancora nessuna traccia del relitto della barca e del corpo del giovane Vito.

Per familiari e amici non c’è dubbio: i tre sono stati colpiti da qualche nave, che li ha mandati a fondo in pochissimi istanti, senza dargli il tempo di attivare i soccorsi. “Vito era un ragazzo d’oro", ricordano gli altri pescatori della banchina, "era la bontà in persona”. E come lui, sempre con la battuta pronta e allegro, anche il padre Matteo. “Una persona spettacolare”, dice un altro terrasinese che lo conosceva bene.

“Mio padre era conosciuto da tutto il paese”, spiega commossa la figlia di Matteo, Rossana. Giuseppe, anche lui cresciuto in mare insieme al cugino e allo zio, nonostante avesse solo 34 anni era già padre di 4 figli. “Mi manca tutto di lui, eravamo un corpo e un’anima”, racconta la moglie a Giulio Golia. Ma cosa è successo davvero quel maledetto giorno nel mare antistante Terrasini, nel Palermitano? I pescherecci erano tornati in mare, dopo il lungo fermo del loockdown e quello era il periodo del pesce spada. La Nuova Iside parte la notte dell’11 maggio.

“Abbiamo avuto notizie a pranzo, che era tutto apposto”, spiegano i familiari. “Ci siamo sentiti martedì tutto il giorno”, racconta la compagna di Vito, alla quale l’uomo mandava brevi video messaggi per fare vedere come il mare fosse una tavola. La moglie di Giuseppe spiega: ”Alle 9 di sera l’ultima telefonata, e mi diceva sto andando a letto, sono stanco. L’ultima cosa che gli ho detto, una cosa che non gli avevo detto mai, è stato di mettersi il salvagente. Non glielo avevo mai detto prima… scherzavamo, mi ha detto ‘non ti preoccupare che lo metto’”.

“L’ultimo contatto mio papà lo dà a mio nonno", racconta Rossana Lo Iacono, "attorno alle 21.55, dicendo che era tutto apposto, che sarebbero tornati l’indomani  all’ora di pranzo”. “Le 22.33 del 12 maggio è il momento dell’ultimo messaggio consegnato a uno dell’equipaggio, da Cristina a Giuseppe”, spiega il legale della famiglia. I successivi messaggi infatti non vengono più ricevuti, non hanno più la doppia spunta di Whatsapp.

I familiari, vedendo tutti i messaggi non letti, cominciano a preoccuparsi, le loro chiamate rimandano sempre alla segreteria telefonica. In mare intanto si è alzato il vento caldo dal sud, lo scirocco, che sta creando onde molto alte. Tutti i pescherecci di Terrasini rientrano in porto, tutti tranne la Nuova Iside.

Le ricerche vanno avanti tutto il giorno e la notte, sino a quando si ha la certezza che qualcosa sia andato storto. Intanto in mare aperto, tra Terrasini e Ustica, viene trovato un corpo. “Me lo sentivo che era lui", dice la moglie di Giuseppe. "Sono corsa al porto, quando è arrivata la motovedetta, un sacco di persone volevano tenermi ma sono andata là, ho tirato giù il lenzuolo, mi è caduto il mondo addosso. È una cosa che non riesco ad accettare, è come se io l’aspettassi ancora qui”.  

“Dalle prime analisi sul corpo di  Giuseppe emergerebbe la presenza di grossi ematomi sul costato e un piccolo taglio sull’orecchio sinistro", spiega l’avvocato, "e mi hanno riferito di abrasioni nei polpastrelli, come se volesse aggrapparsi a qualcosa”. La Guardia costiera avrebbe riferito alla moglie di Giuseppe che all’uomo sarebbe venuto un attacco cardiaco: “Era pieno di lividi neri, sono sicura che lui ha cercato di salvarsi e l’idea che in quei momenti lui aveva noi nella mente mi distrugge…”.

L’avvocato della famiglia racconta che inizialmente non è stata effettuata l’autopsia sul corpo di Matteo e che l’hanno espressamente richiesta, “perché sulla sua nuca è possibile individuare un trauma cranico, un colpo perfettamente compatibile con un colpo che l’imbarcazione avrebbe ricevuto e che avrebbe portato Matteo a cadere all’indietro”.

La famiglia non crede insomma alle prime ipotesi, che collegherebbero l’incidente allo scirocco arrivato il 13 maggio, anche perché il fatto che uno dei tre indossasse la felpa significa che l’incidente deve essere avvenuto di notte. Un’ipotesi, questa, che sarebbe sostenuta anche dall’orario dei messaggi non letti e dal fatto che il segnale del blue box delle 23.45, che ogni due ore esatte manda il segnale della posizione della barca alla capitaneria di porto, non è stato mandato. “È stato un evento improvviso e fulmineo, avvenuto tra le 22.33 e le 23.45”, sostiene il legale. Talmente fulmineo, a quanto sembra, che nessuno dei tanti sistemi di allarme presenti sul peschereccio sono stati attivati. L’unica traccia rimasta, il segnale del blue box mandato alle 21.45, li dava 12 miglia a nord di Capo San Vito.

A quanto pare, qualche giorno dopo, un peschereccio avrebbe trovato in quella zona una macchia di gasolio, proprio nel punto dell’ultimo segnale inviato dalla Nuova Iside. A far sorgere altri dubbi sono stati i successivi ritrovamenti di parti del peschereccio, tra cui un parabordo e il palangaro, cioè lo strumento per pescare, completamente intatto. A lasciare perplessi è soprattutto il ritrovamento dell’ancora galleggiante, con le due estremità tranciate. “Come se un altro oggetto di grosse dimensioni avesse potuto incrociare la fune dell’ancora e farla lacerare”, sostiene l’avvocato. “C’è qualcosa sotto”, aggiunge la figlia di Matteo, Rossana.

Qualche giorno dopo due giornalisti di Repubblica hanno scritto di un controllo online fatto con il sito Marine traffic, che consente di tracciare le rotte delle imbarcazioni in tutto il mondo. I due trovano traccia di una petroliera lunga 116 metri, battente bandiera italiana, che proprio in quella notte, passa dove si sarebbe dovuta trovare la Nuova Iside. Una particolarissima coincidenza, insomma. Spiega uno dei due giornalisti, Giorgio Ruta: ”La petroliera mantiene una velocità di crociera costante, soltanto attorno alle 23 del 12 maggio subisce una decelerazione, da 12.4 nodi a 11.9 nodi”. 

Al porto i pescatori sembrano non avere grandi dubbi, anche se sono solo ipotesi del tutto personali. “Le navi che fanno lunghe traversate viaggiano con i piloti automatici. Quello che deve fare la guardia magari si addormenta, incontra un peschereccio, gli va addosso, e chi lo ritrova poi…”. Ma come è possibile che, se fossero davvero andate cosi le cose, la petroliera non si sia accorta della collisione? Ancora ipotesi: “Chi è di guardia non rischia di andare dal comandante", dice un altro pescatore,  "per non prendersi la responsabilità. È facile che dice io non ho visto o sentito niente! Comunque finché non trovano il relitto, non si può ipotizzare niente”.

Al momento la Nuova Iside è ancora in fondo al mare, a circa 1.500 metri di profondità. Una nave della Marina militare sta setacciando l’area del probabile affondamento, per cercare di recuperare la barca, forse, insieme al corpo di Vito. Abbiamo contattato la società armatrice di quella petroliera, che, in merito alla richiesta di un’intervista, ha inviato al nostro Giulio Golia una lettera. “In seguito alla sua richiesta di intervista con un responsabile della compagnia Augusta Due in merito alla nave Vulcanello M, ci dispiace molto informarla che non è possibile organizzare l’intervista in questa fase, in quanto è già in corso un’indagine della magistratura che riguarda la nave. La società ha anche avviato una indagine interna. Al termine delle indagini la compagnia sarà lieta di incontrarla”.

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