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Coronavirus, il plasma iperimmune è una cura? | VIDEO

Il plasma iperimmune può essere una cura per il coronavirus? Alessandro Politi e Marco Fubini ci portano a scoprire come funziona la cura che stanno sperimentando a Pavia e Mantova. “In questo momento possiamo dire che è l’unica terapia mirata”, ci dice il dottor Giuseppe De Donno

Quella che vedete nel servizio è una sacca di plasma, cioè la parte liquida del sangue. Più precisamente è plasma iperimmune, ricco di anticorpi specifici contro il coronavirus perché proviene da persone guarite dal Covid-19. Negli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova da alcune settimane lo stanno sperimentando. “Per aiutare i pazienti a respingere l’attacco del virus”, ci dice il dottor Cesare Perotti. “La principale risposta che noi vogliamo osservare dopo l’infusione è la capacità migliorata del paziente di respirare”. Nel servizio di Alessandro Politi e Marco Fubini cerchiamo di capire come funziona questa possibile terapia.

Come sappiamo bene l’infezione da coronavirus attacca i polmoni, impedendo l’ossigenazione. I pazienti possono così morire soffocati. Ma con l’infusione di plasma iperimmune sembra che i polmoni tornino a respirare. “Questo accade grazie al fatto che gli anticorpi, di cui il plasma iperimmune è ricco, vanno direttamente a uccidere il virus”, spiega il dottor Perotti. “In questo momento possiamo dire che l’utilizzo del plasma è l’unica terapia mirata”, aggiunge il dottor Giuseppe De Donno. La maggior parte delle terapie usate oggi, infatti, sono mix di farmaci nati per curare altre malattie. L’utilizzo del plasma non è una cosa nuova, ma adesso si sta sperimentando per curare il Covid-19. E i risultati finora sembrano ottimi: su quasi 50 pazienti trattati, nessuno è morto.

“Oggi sto benissimo”, ci racconta Pamela, 27 anni e incinta, trattata con il plasma iperimmune per curare il Covid-19, “dopo la peggiore esperienza della mia vita”. Pamela non poteva essere intubata né ricevere troppi farmaci per via della gravidanza, e la situazione diventava sempre più grave: “Non riuscivo a mettermi seduta, e ho iniziato a tossire sangue, il dottor De Donno mi ha detto che l’unico modo per poter forse salvare sia me che la mia bambina era provare con il plasma”. Così Pamela entra nella sperimentazione: “Dopo un giorno divento negativa, alla seconda sacca non avevo più la febbre e stavo molto meglio”.

Anche Giuseppe è stato curato con il plasma. “Mi hanno dato di tutto, ma non miglioravo. Mi hanno chiesto di provare il plasma, non avevo altro e pregavo Dio che andasse bene”, ci racconta. “Il giorno dopo ho iniziato a stare meglio”. Il dottor Perotti e il dottor De Donno ci spiegano anche come funziona la terapia, come potete vedere nel servizio qui sopra. C’è comunque anche un’altra ragione per cui questa terapia col plasma iperimmune potrebbe essere importantissima: “Il coronavirus per alcuni versi è simile all’Hiv”, spiega il dottor De Donno. “Un vaccino per l’Hiv non siamo ancora riusciti a trovarlo: se questo succedesse anche per il coronavirus, dobbiamo aver pronta un’alternativa”.

Dunque per chi è guarito dal Covid-19 andare a donare è molto importante: “Chi dona sa che aiuterà qualcuno che potrebbe morire”, ci dice ancora De Donno. “Nel caso del coronavirus, il donatore sa che il suo plasma andrà a curare chi ha avuto la sua stessa malattia. Credo sia la cosa più bella che ci possa essere”. E a questo punto anche il nostro Alessandro Politi, che come vi abbiamo raccontato è stato a lungo malato di Covid-19, decide di diventare anche lui un donatore. “Si dona nel momento in cui abbiamo gli anticorpi”, spiega il dottor Perotti. “Una volta, massimo due”. Perché gli anticorpi che combattono direttamente il virus piano piano diminuiscono.

Alla fine, un’ultima domanda: si potrà estendere questo protocollo a tutta Italia? “Bisogna vedere se verrà recepito a livello politico”, spiega il dottor De Donno. “Io mi sono meravigliato che il ministro della Salute non abbia ancora chiamato”.

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