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Sotto un ponte in tempi di Covid: aiutiamo questa famiglia speciale? | VIDEO

Alessandro Di Sarno passa un giorno e una notte con tre donne, una famiglia molto particolare che vive sotto a un ponte a Milano. Qualcuno può aiutare le tre donne e i loro 9 cagnolini a vivere una vita dignitosa?

- CHI VUOLE AIUTARE QUESTE TRE DONNE E I LORO 9 CAGNOLINI PUÒ SCRIVERCI UN'EMAIL A maipiusottoaunponte@gmail.com

Alessandro Di Sarno ci racconta la storia di Elena, sua figlia Erica e la zia Rita, tre donne costrette a vivere dai primi di ottobre a Milano in due tende posizionate alla meglio tra i rifiuti, dove hanno passate anche la loro quarantena.

La Iena si fa raccontare come sono finite sotto a quel ponte bevendo insieme a loro un buon caffè, un piccolo “miracolo” reso possibile dalla solidarietà degli abitanti della zona che si sono attrezzati con una bombola e un fornelletto da campo.

Francesco, che ha creato questa cucina da campo, ha anche organizzato per loro gli attaccapanni, la dispensa e una sorta di armadio dove mettere i pochi vestiti delle tre donne.

Elena dice a Di Sarno: ”Avevamo una casa popolare. Mia mamma ha fatto un debito e l’Aler è andata avanti con lo sfratto”. Rita racconta di essere arrivata dopo sotto a quel ponte e che faceva la badante per una signora: “Quando è stata ricoverata mi sono trovata in mezzo alla strada”.

All’inizio dormiva sotto al ponte dell’Esselunga di Bresso, poi si è spostata e ha raggiunto il luogo dove si trovano oggi nel quartiere Giambellino, periferia popolare sud ovest di Milano.

A far compagnia alle tre donne come unico conforto di questa vita ci sono ben 9 cagnolini, pronti a regalare un po' di gioia e di evasione dalla routine.

”Per fare i nostri bisogni ci sono due secchi”, spiegano le donne ad Alessandro Di Sarno e per lavarsi si usano le taniche, che consentono di fare una doccia “a spezzoni”.

Un disagio enorme, al quale questa famiglia tutta al femminile  cerca di resistere, nonostante la fatica. “Gli amici ci sono fino a un certo punto”, spiega Elena. “Si tenta di arrangiarsi come si può, da soli”.

La figlia aggiunge: “I nostri parenti volevano venirci ad aiutare, la situazione non sembrava opportuna per fargliela vedere. Soffriamo noi e soffrono loro”. E poi racconta del tentativo di violenza subito da un uomo, quando aveva appena 11 anni... “La mamma l’ha seguito davanti alla scuola”, dice, “e poi lo ha accoltellato, uccidendolo”.

”Ho sbagliato lo so, ho fatto 3 anni e 8 mesi di carcere”, interviene la donna. La figlia Erica, con la madre in carcere, finisce anche in un brutto giro di droga e per pagarsi la roba arriva a prostituirsi.

Le tre donne dopo tanti anni di sofferenza si sono ritrovate, anche se sotto a quel ponte del Giambellino. Raccontano di voler uscire da questa situazione, innanzitutto attraverso un lavoro.

”Ho sempre avuto il desiderio di aprire una pensione per cani”, racconta Elena. ”Io potrei fare o la barista o il magazziniere”, interviene la figlia Erica.

Mentre raccontano i loro sogni, qualcuno dal parco vicino tira una bottiglia di vetro nella loro direzione. ”Erano in sei o sette ma sono scappati”, raccontano due uomini seduti sulle panchine dei giardinetti che hanno visto gli aggressori.

”Vedi se dobbiamo stare qua tutti i giorni con la paura..”, ci confessa Elena, ancora scossa dall’accaduto. Per fortuna che c’è anche chi le aiuta, come Mahmood, un generoso fruttivendolo egiziano che porta loro una cassa di verdure fresche.

Alessandro Di Sarno passa la notte assieme a loro nella tenda sotto al ponte. Dormire tra il freddo e la scomodità di uscire per fare pipì è davvero difficile per chi è abituato alle comodità di una vita “normale”.

All’alba Alessandro cerca di capire se le donne, se ci fosse una casa a disposizione, sono  disposte a lasciare quel ponte anche se questo volesse dire lasciare i 9 amati cagnolini in qualche pensione. ”No, io me li porto avanti finché campano, i miei cani”, risponde Elena. “Non sono giocattoli”.

Contattiamo l’assessore alle Politiche sociali e abitative del comune di Milano, Gabriele Rabaiotti, che spiega: ”Il tema dei cani è un pezzo del problema. Potremmo ragionare sulla sua proposta, un canile dove vivere e magari lavorare”.

Qualche giorno dopo però l’assessore può solo offrire di ospitare le donne transitoriamente in un ostello, mentre per i cani si può soltanto pensare alla tutela del canile municipale. Alla fine Alessandro Di Sarno lo convince a far visita alle tre donne perché si renda conto dell’impossibilità concreta di separarle dai 9 amati cagnolini.

Elena ne approfitta per parlare di un gruppo di villettine con giardino abbandonate, una soluzione ideale per la loro famiglia “allargata”. ”Non si può purtroppo, dovrebbe essere la Regione ad autorizzarci ad affittarle in via transitoria”, spiega l’assessore.

La Iena comunque prova a chiedergli di farsi portavoce di questa istanza e alla fine fa un appello: “Se sei un sindaco di qualsiasi città d’Italia, un privato o un magnate, che vuole far andar via queste donne e i loro cani da sotto al ponte, scrivici all’indirizzo mail: maipiusottoaunponte@gmail.com”.

- CHI VUOLE AIUTARE QUESTE TRE DONNE E I LORO 9 CAGNOLINI PUÒ SCRIVERCI UN'EMAIL A maipiusottoaunponte@gmail.com

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