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Non solo ponti, l'allarme del Ministero: “200 gallerie sono a rischio in Italia” | VIDEO

Sarebbero 200 le gallerie autostradali a rischio in tutta Italia. È quanto trapela da un dossier del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici inviato al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Con Giulio Golia vi abbiamo mostrato le terribili condizioni dei viadotti di Genova dove ci sarebbe anche l’ombra di dossier con dati falsificati

Non solo ponti che tremano e crollano: duecento gallerie autostradali sono a rischio in tutta Italia. È questo il risultato del censimento dopo i controlli partiti in seguito al crollo all’interno della galleria Bertè sulla A26, nei pressi di Masone (Genova). Con Giulio Golia vi abbiamo mostrato lo stato dei viadotti liguri documentando in alcuni casi distacchi di calcinacci e addirittura bulloni.

Dopo il crollo della galleria Bertè, il 30 dicembre sulla A26, nei pressi di Masone, le autostrade sono finite nuovamente sotto la lente dopo il dossier del Consiglio superiore dei lavori pubblici acquisito dalla Guardia di Finanza di Genova: 200 gallerie in tutta Italia non sarebbero a norma con i requisiti antincendio tanto che l’Italia rischia una procedura d’infrazione dall’Unione Europea. Ci sono tunnel lunghi oltre 500 metri presentano pericoli di incidenti e crolli.

Alcune di queste gallerie sarebbero prive di sistemi di sicurezza, di corsie di emergenza e vie di fuga. In alcuni casi esisterebbero delle prescrizioni per attraversarle come limitare la velocità, aumentare la distanza minima tra i veicoli, vietare il sorpasso, il transito per i mezzi che trasportano merci pericolose, infiammabili e tossici. “Sulla nostra rete è in corso l’adeguamento degli impianti. Nel 90% delle gallerie interessate è stato concluso nel restante i lavori sono in corso di aggiudicazione", replicano da Autostrade per l’Italia.

Nella lettera del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici viene fatto riferimento anche alle perquisizioni compiute dalla Guardia di Finanza, a seguito dei 43 morti causati dal crollo del ponte Morandi, sulle barriere antirumore a rischio crollo e sui falsi report dei viadotti ritenuti a rischio.

Giulio Golia ha documentato come la società incaricata delle verifiche avrebbe falsificato i dati delle ispezioni in cui emergevano strutture più sicure di quanto in realtà non lo fossero (clicca qui per il servizio). Dalle verifiche sul ponte Morandi sono emersi dettagli che, se fossero veri, sarebbero agghiaccianti: “I report presentavano deficit di informazioni. Si affermavano positivamente i controlli che avevano dato un certo risultato senza che corrispondesse un’ispezione effettiva”, sostiene Francesco Cozzi, procuratore capo di Genova.

Nell’elenco dei ponti che sarebbero finiti nell’elenco dei report falsificati ci sarebbe anche il viadotto Bisagno.  “È emerso che i cassoni non sono stati oggetto di ispezione da diversi anni”, racconta il procuratore Cozzi. In procura se ne sono accorti perché negli ultimi anni davano sempre gli stessi risultati. “Io reputo che i tecnici che hanno omesso di fare degli accertamenti si sono uniformati a linee aziendali. Dalle indagini è emerso che in qualche caso gli è stato detto di non fare quei numeri”.

Tra i ponti sotto la lente della procura c’è il Pecetti, chiuso qualche settimana fa. Dai documenti emerge una situazione davvero preoccupante: “La relazione risulta falsificata modificando le cifre riportate”, si legge. “Non si può pensare che continui un modo di procedere anche dopo una tragedia di questo tipo. Non c’è nessun elemento che lo giustifichi”, commenta Cozzi. “È accaduta una cosa singolare che per alcuni ponti sottoposti a ispezioni risultano gradi di ammaloramento più intenso rispetto a quello di 3 mesi fa. In alcuni casi si traduce con chiusura immediata”. 

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