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Processo Miteni: “Mi batto contro il Pfas nel sangue di mia figlia” | VIDEO

Michela Piccoli fa parte del comitato delle Mamme No Pfas, tra i 200 che si sono costituiti parte civile nel processo a carico degli ex vertici della Miteni, l’azienda che per oltre 50 anni ha prodotto Pfas e che è costruita sopra la falda acquifera che rifornisce le province di Vicenza, Verona e Padova

“Io spero di ottenere giustizia, al di là di un risarcimento danni”. Michela è determinata a portare avanti la battaglia delle “Mamme No Pfas”. Stiamo parlando della vicenda della contaminazione da Pfas dell’acqua tra le province di Vicenza, Verona e Padova, un tema di cui ci aveva parlato Nadia Toffa già nel 2016. Gli Pfas sono composti chimici presenti in tantissimi oggetti che usiamo tutti giorni, come pentole antiaderenti, giubbotti impermeabili, cartoni della pizza. La ditta che per oltre 50 anni ha prodotto queste sostanze è la Miteni, fallita a fine 2018, e che è costruita proprio sopra la falda acquifera che rifornisce gli acquedotti che danno da bere alle tre province. Alcuni studi avrebbero stabilito delle correlazioni tra queste sostanze e alcune patologie come diabete, aumento del colesterolo e malattie della tiroide. E secondo uno studio del gruppo di ricerca del professor Carlo Foresta dell’Università di Padova, i Pfas sarebbero responsabili dell’alterazione della fertilità nella donna. 

“Le mie amiche hanno avuto casi di poliabortività”, racconta Michela, che vive nella zona interessata, intervistata da Giulia Innocenzi a Iene.it: aspettando Le Iene. “Anche io ho avuto un aborto spontaneo e ci sono molti casi di figli di donne che conosco che sono nati piccoli o pretermine”. Michela racconta anche di alcune patologie nella sua famiglia: “Mio suocero è morto a 62 anni per una morte improvvisa, colesterolo alle stelle e problemi di cardiopatia, mio marito prende le statine da 20 anni, mia cognata ha problemi di colesterolo molto alto”. 

"Chi è Maria?", chiede Giulia Innocenzi vedendo la maglietta di Michela con su scritto questo nome e un valore: “Maria è mia figlia, questo è il valore di Pfoa, una tipologia di Pfas, che aveva nel sangue quando aveva 14 anni. È un livello altissimo, 10 volte sopra il limite. E non dovrebbero proprio esserci i Pfas nel sangue”. Michela, da quando la contaminazione delle acque è stata nota, non beve più acqua del rubinetto: “Anche se adesso ci sono 10 batterie di filtri nell’acqua io non la bevo più, poi ognuno è libero di fare quello che vuole. Ma quando sei stato scottato una volta con l’acqua calda non ti fidi più nemmeno di quella fredda!”. 

Proprio su questa vicenda è in corso un processo, in fase di udienza preliminare, che vede imputati 13 dirigenti tra cui gli ex vertici della Miteni, accusati di avvelenamento delle acque e disastro innominato. Sono state ammesse oltre 200 parti civili tra cui ex lavoratori Miteni, la Regione Veneto, il Ministero della salute e le Mamme No Pfas, di cui fa parte Michela. 

L’8 giugno è ripreso, con l'udienza preliminare sulle citazioni dei responsabili civili, il processo. Il giudice ha dato atto della correttezza delle notifiche effettuate dalla Regione Veneto al fallimento di Miteni. Le notifiche riguardano le due società controllanti di Miteni: la società giapponese Mitsubishi Corporation, che ha depositato l'atto di costituzione, e la società lussemburghese International Chemical Investors. Il processo è stato rinviato all'udienza del 12 ottobre, l'inizio della discussione dell'udienza preliminare.

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