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Denuncia revenge porn: licenziata per “danno d'immagine”

L’incredibile vicenda arriva da Brescia, dove una donna di 40 anni ha denunciato la diffusione online di alcuni suoi filmati privati. Dopo la denuncia, per cui ora sono indagate almeno tre persone, il suo datore di lavoro l’ha licenziata: “Danno di immagine per il nostro studio”

Vittima di revenge porn e ora anche licenziata. È l’assurdo epilogo nella vicenda di una bresciana di 40 anni, vittima della diffusione online di alcuni suoi video hot privati.

La donna, dopo la sua denuncia per la quale sono state iscritte nel registro degli indagati almeno tre persone, si è vista recapitare dal suo datore di lavoro la lettera di licenziamento. Secondo l’uomo, la diffusione dei video hot della dipendente avrebbe causato un danno d’immagine all’azienda, a seguito di numerose chiamate di uomini che chiedevano un appuntamento con la protagonista di quei video.

La donna, dopo la prima denuncia, denuncia che quei suoi video hot, divenuti in brevissimo tempo virali, sarebbero girati anche su chat di appartenenti alle forze dell’ordine, che non avrebbero fatto nulla per bloccarne la circolazione.   

Con Veronica Ruggeri ci siamo occupati di “revenge porn”, la “vendetta porno”, nel servizio che potete vedere qui sopra, andando ad intervistare alcune giovani vittime di questo odioso reato. “Non dormivo più, non mangiavo più, ho perso 16 chili”, ci racconta una ragazza. “Ho pensato: ok, adesso la mia vita è finita”.

L’ex, con il quale aveva rotto, gli aveva detto esplicitamente: “Eh sai, io ho queste tue foto, questi tuoi video: se non ci vediamo per chiarire io li mando a tuo padre e a tua madre, oppure li metto su Internet”.

“Le fotografie sono state fatte durante e dopo il sesso, in quei momenti in cui c’era fiducia, c’era abbandono”, racconta a Veronica Ruggeri un’altra giovanissima vittima. “Diceva ‘quanto sei bella, aspetta ti faccio una foto’” e quel momento bello io l’ho visto sbattuto in faccia a 80mila persone". Un vero incubo, dopo che quei filmati sono diventati virali. “Qualcuno ti fissa, la prima cosa che pensavo era che questo avesse visto le foto: io andavo in panico”, aggiunge un’altra.

Tutte queste immagini e questi video “rubati” finiscono in rete all’interno di un file inquietante e molto particolare il cui link spesso viene mandato per posta elettronica. Un file, ci spiega un esperto di internet, in cui converge tutto il peggio che la Rete può esprimere in termini di sesso: dalla pedopornografia alla pornografia più spinta, fino a raccolte di immagini in cui si trovano appunto nomi e cognomi delle inconsapevoli vittime (e talora anche gli stessi indirizzi)

Veronica Ruggeri ci racconta anche come ci si possa difendere da questo reato odiosissimo, ora che è stata approvata una legge che prevede condanne fino a sei anni di carcere.

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