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Rigopiano: l'ex capo della Squadra mobile tenta il suicidio prima di un interrogatorio | VIDEO

L’ex capo della Squadra mobile di Pescara ha tentato il suicidio poche ore prima di essere sentito in Procura. Nei servizi di Roberta Rei, Pierfrancesco Muriana ci ha parlato di presunti depistaggi e di telefonata occultate a proposito della tragedia dell’Hotel Rigopiano in cui morirono 29 persone sotto a una valanga

Pierfrancesco Muriana ha tentato il suicidio poche ore prima di essere sentito in Procura a Pescara per l’inchiesta bis sulla tragedia di Rigopiano, dove una valanga di 40mila tonnellate il 18 gennaio 2017 ha spazzato via un hotel seppellendo vive 29 persone in Abruzzo. Noi de Le Iene abbiamo abbiamo incontrato l’ex capo della Squadra Mobile nell’inchiesta di Roberta Rei che hanno cercato di ricostruire l’intera vicenda attraverso i tanti misteri che dopo oltre 3 anni ancora non stati chiariti. 

“C’è stata una manovra di depistaggio che è proprio il tema dell’inchiesta bis sull’occultamento di questa telefonata”, aveva detto proprio Muriana a Roberta Rei nel servizio che potete vedere qui sopra. Il riferimento sembra essere alla chiamata fatta in Prefettura il giorno della strage da parte del cameriere dell'hotel Gabriele D'Angelo. “Aveva capito che stava succedendo qualcosa di brutto”, ha raccontato il fratello gemello di Gabriele. 

Ma ieri mattina Muriana non si è presentata in procura dove era atteso per un interrogatorio. L’ex capo della Squadra mobile deve rispondere di calunnia nei confronti di carabinieri. Dopo ore di attesa, Muriana è stato trovato da una pattuglia dei Forestali nei pressi di Francavilla al Mare (Chieti) riverso nella sua autovettura. Non sarebbe in pericolo di vita nonostante l’intossicazione da monossido di carbonio. Ed è stato comunque sentito dai magistrati.

Nell’inchiesta bis sulla tragedia di Rigopiano sono finiti non solo quelli indagati per presunto depistaggio ma anche chi doveva indagare. Le prime indagini sulla prefettura di Pescara, il luogo dove sarebbe scomparsa la telefonata di Gabriele D’Angelo, le ha fatte la Squadra mobile di cui Muriana era il capo. A telecamere spente ci dice: “Ho avuto l’impressione di aver fatto una scoperta importante, perché spostava l’orologio della richiesta dei soccorsi. Sarà il processo a dire se cambiava o meno l’esito, però sicuramente era un elemento che andava messo nel patrimonio informativo”. Si sapeva, insomma, già dal mattino delle difficoltà all’hotel Rigopiano. “Se quella telefonata fosse stata nascosta... sarebbe grave”, sostiene poi Muriana.

Gabriele D’Angelo chiamava dalla mattina per chiedere soccorso, le autorità erano state informate, eppure i soccorsi partirono solo dopo la tragedia. Muriana aveva mandato anche una lettera di scuse a Stefano Feniello, il padre di una delle 29 vittime. “È una presa per i fondelli, le scuse sono assolutamente tardive”, aveva replicato il papà che quel 18 gennaio 2017 ha perso il figlio a soli 28 anni. “Perché non ha segnalato alla Procura quella telefonata? Avrebbe dovuto chiedere scusa subito dopo e dichiarare a chi di competenza quanto accaduto. Perché, invece, manca questa telefonata dal tabulato? Hanno cercato di coprirsi a vicenda, ma gli è andata male perché c'è stata gente che gli è stata col fiato sul collo. Sono personaggi squallidi. Mi fanno solo ridere”.

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