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Dai robot alla maschera-scafandro: il genio italiano contro il coronavirus | VIDEO

Matteo Viviani ci guida in un entusiasmante viaggio all’interno del futuro già presente: prototipi e aggeggi straordinari inventati in Italia, che possono aiutare a prevenire il contagio e a curare meglio il Covid. Ma non solo. Guardate che meraviglia

Matteo Viviani ci fa fare un viaggio attraverso piccole e grandi invenzioni pratiche che potrebbero essere un grande aiuto in tempi di Covid-19, soprattutto nel caso di una seconda ondata.

Come quella di due architetti italiani, Carlo Ratti e Italo Rota, che hanno costruito un’unità di terapia intensiva dentro un container. Un modulo testato presso l’ospedale da campo Ogr di Torino, come ci spiega il suo direttore clinico: abbiamo ricoverato sinora un centinaio di persone, continuiamo a dimettere e a ricoverare”. All’interno di questa équipe fanno parte anche alcuni dei 32 medici cubani volati oltreoceano per aiutare l’Italia.

Il prototipo ideato dai due architetti, in pochi metri quadrati, è una vera e propria terapia intensiva per due pazienti. E sembra talmente efficiente che potrebbe adattarsi a qualunque struttura con un po' di spazio e moltiplicare rapidamente l’offerta di posti di terapia intensiva. “Un modulo del genere”, spiega il direttore clinico, “può avere un costo attorno ai 75mila euro”.

Una valida alternativa per maggiore efficienza e rapidità, come anche un modulo che è un’unità mobile di prelievo tamponi, un container ideato da due uomini che da 40 anni si occupano di progettare sistemi per proteggere la vita dei nostri militari. Insomma, tamponi efficaci, rapidi (una media di due minuti a paziente) e soprattutto somministrati ovunque, data la natura stessa dei container, che possono essere trasportati da un luogo all’altro. Con un modulo che costa poche decine di migliaia di euro.

Altri sistemi a basso costo sono stati progettati dai cosiddetti makers che utilizzano la stampa 3D. Come Stefano ed Ettore, che hanno costruito un ventilatore polmonare in grado di essere replicato in qualsiasi parte del mondo, a bassissimo costo e con materiali reperibili online. “Non è un prodotto medicale, chiariamolo, ma è l’ultima spiaggia e l’alternativa al morire d’asfissia”, ci spiega uno dei suoi due ideatori.

Incontriamo anche Massimo, un altro maker, che dal suo capannone in Emilia è nata Gaia, un prototipo di casa ecosostenibile stampata interamente con materiali come terra cruda e paglia di riso. Con l’arrivo della pandemia, la sua azienda di 40 dipendenti, si è reinventata e ha prodotto una serie di dispositivi di protezione che hanno condiviso con la comunità dei makers: “5mila persone da tutto il mondo hanno scaricato i nostri progetti, poi abbiamo iniziato a fare le visiere, che abbiamo donato a medici e ospedali”.

Fino ad arrivare al loro progetto più sicuro, un piccolo spazio di sicurezza, una sorta di casco con power bank per cellulari, che permette a chiunque di proteggersi dal virus in situazioni di pericolo, come si fosse dentro uno scafandro. “Se ne sono interessati molto i dentisti”, spiega.

Inventori allerta anche in tema di sanificazione dei carrelli della spesa, che secondo alcune ricerche sarebbero più sporchi delle toilette pubbliche. E così Claudio ha ideato una macchina che decontamina completamente il carrello, prima di usarlo. “L’igienizzazione abbatte il 99,8% dei batteri attivi sulla sua superficie”, spiega e da quando è stato posizionato in un centro commerciale fa una media di 1.000 passaggi di igienizzazione al giorno. Un grande successo, al quale si sono interessati da tutte le parti del mondo!

Come per il sanitary gate, un tunnel sanificante ideato da Giulio: “Sono gli stessi tunnel che da 30 anni facciamo per i campi da calcio ma riadattati per igienizzare completamente la persona che lo attraversa”.

Vi raccontiamo anche dei termoscanner ideati da David, che certificano l’entrata dei clienti di un locale e poi ne igienizzano le mani, senza che queste entrino in contatto con alcuna superficie a rischio contagio. “Abbiamo pensato anche alla pulizia dei piedi nel nostro apparecchio”, che così come lo vedi costa 3.500 euro.

Anche Leopoldo e Simone, che si sono inventati un piccolo dispositivo che misura le distanze tra le persone. Stanno ricevendo una grande mole di ordini, soprattutto dall’estero: “Abbiamo avuto una richiesta per decine di migliaia di pezzi”.

Anche Ivo, Alex e Guido, tre giovani startupper, si sono ingegnati e hanno progettato tecnologie che monitorano come si muovono le persone in ambienti fisici. “Le abbiamo adattate per rilevare assembramenti di persone e monitorare il corretto uso delle mascherine. Il nostro sensore cattura l’immagine, la processa e poi la cancella subito, per tutelare la privacy”.

Alla fine ci occupiamo di altre due piccole perle. La prima è un piccolo robot postino, che porta a casa le merci ordinate, in totale assenza di rischio contagio.

C’è infine un dispositivo che simula il contatto tattile con oggetti lontani e dunque anche con altre persone, in un momentcovid o storico in cui anche gli abbracci sono negati. Insomma, il futuro, al servizio della salute e della sicurezza, è già qui.

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