Sala e gli alcolici dopo le 19: la rivolta degli ambulanti dei Navigli a Milano | VIDEO
Il video sfogo di un gruppo dei 16 titolari di licenza ambulante dei Navigli di Milano, dopo che il sindaco Sala ha deciso per loro il divieto di vendita di alcolici dopo le 19. “Ci lasci solo lavorare, non abbiamo che questo”
“Il sindaco Sala ci vuole far morire ancora di più”. È furiosa Maria, ambulante che con il suo ape car lavora nel settore dello street food da anni e opera nella zona della movida milanese, quella dei Navigli.
Il video appello suo e di un piccolo gruppo di colleghi ambulanti, che potete vedere sopra, è rivolto al primo cittadino che qualche giorno fa ha emanato un’ordinanza che vieta dopo le ore 19 la vendita di alcolici da asporto. Una misura voluta per ridurre gli assembramenti serali e evitare contagi, soprattutto dopo le polemiche per il caos movida dello scorso fine settimana. Un’ordinanza che per questi lavoratori vorrebbe dire ancora più crisi: sono in 16 ad avere al momento la licenza ambulante in zona Navigli a Milano.
“Signor Sindaco, non sono qui a contestarle la misura”, dice Maria dietro al bancone del suo apecar, “ma il fatto che ogni singolo comerciante ha la possibilità di poter continuare il proprio lavoro mentre noi ambulanti, che siamo invisibili perché neanche citati nell’ordinanza, non possiamo farlo. Non ha davvero senso bloccare la birra dopo le 19. A noi cosa resta da vendere con questo caldo infernale se non uno spritz o meglio ancora una birra fresca? La maggior parte dei nostri mezzi sono attrezzati solo per la vendita di bibite e non di cibo perché avrebbe un ulteriore costo per noi avere una cucina. Mi faccio portavoce di altre 16 famiglie di ambulanti, che non sapranno più come fare per portare da mangiare a casa ai loro cari. Come vede signor sindaco noi rispettiamo tutte le norme sul distanziamento sociale, abbiamo cartelli informativi e dispenser con igienizzanti, rispettiamo tutto insomma. Chiediamo solo di poter lavorare. Ci dia la possibilità anche noi, fino al 31 ottobre, di avere un suolo pubblico dove far sedere i clienti”.
Una richiesta portata avanti anche da un altro collega, che spiega: “Siamo fermi da tre mesi, siamo andati avanti con molta difficoltà, abbiamo ridotto le spese, abbiamo mangiato di meno, abbiamo vissuto in modi davvero difficili. Una volta che credevamo di essere pronti a ripartire, ecco che ci avete un po' tagliato le gambe. Chiediamo di poter rimanere in un posto fisso più di due ore e poi, visto che i Navigli a Milano sono invasi di tavolini, perché lei ha chiesto di vivere la città anche noi lo abbiamo quello spazio: non lo vogliamo in regalo, ce lo faccia pagare, ma ci faccia mettere magari 5-6 tavolini anche a noi senza disturbare nessuno. Vogliamo solo lavorare”.
“Siamo un gruppo di famiglie che non hanno altri introiti”, ribadisce un terzo collega. “Abbiamo famiglie, paghiamo le tasse. Non vogliamo essere assistiti dallo Stato, vogliamo solo lavorare. Il problema è l’assembramento delle persone, non le bibite da asporto”. “Abbiamo un sacco di spese da affrontare”, conclude un altro. Tra poco andremo tutti alla Caritas, per mangiare. Signor sindaco la prego ci aiuti, oltretutto ora ci sono anche le scadenze per pagare Inps e Inail. Noi vogliamo pagare tutto ma vogliamo anche lavorare”.