> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Caso Sileri-mascherine: chi la racconta giusta? | VIDEO

Filippo Roma e Marco Occhipinti tornano a occuparsi del presunto conflitto di interessi del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, la cui moglie promuoverebbe la vendita di presidi medico-sanitari, tra cui le mascherine per la ventilazione, negli ospedali pubblici romani. Una circostanza, a quanto pare, confermata dallo stesso datore di lavoro della donna

In proposito pubblichiamo quanto ricevuto dagli avvocati, Pier Gerardo Santoro e Alessandro Diddi, della società aggiudicatrice dell'appalto al Policlinico Umberto I di Roma.

Scarica allegato



Filippo Roma e Marco Occhipinti tornano sulla vicenda del presunto conflitto di interessi che riguarderebbe il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. La moglie è indicata nelle carte ufficiali come “l’agente di zona” di una ditta che ha vinto una gara per la fornitura di mascherine al Policlinico Umberto I di Roma.

Sileri, dopo che è andato in onda il servizio, ci ha accusato pubblicamente di aver raccontato il falso, chiedendo attraverso i suoi legali una rettifica. Nel servizio ci chiedevamo se può esistere un possibile conflitto di interessi quando la moglie del viceministro alla Salute lavora per una ditta che vende prodotti agli ospedali pubblici. E tanto più se quell’appalto per la fornitura delle mascherine al Policlinico Umberto I ha avuto una conferma definitiva dieci giorni dopo la nomina del viceministro.

All’epoca del primo servizio il viceministro, sull’impiego della moglie per l’azienda che aveva fornito le mascherine, aveva detto: “Non fa la rappresentante, è una tecnica, è un’amministrativa. Purtroppo diciamo è proprio l’ultima, l’ultima, l’ultima della catena di quella ditta, proprio, cioè potere decisionale zero”. Gli avevamo mostrato le carte di quella fornitura pubblica all’Umberto I, che indicavano con chiarezza come fosse stata seguita dall’agente di zona, Giada Nurry, sua moglie.

“Mi state a di' una cosa di cui io conosco zero”, aveva replicato il viceministro, che aggiungeva di ignorare quanto scritto sulle carte ufficiali di quell’appalto pubblico. E il giorno dopo il nostro incontro aveva precisato: “Sono 12 anni che fa la segretaria dentro quel… 12 anni, ma mia moglie è anche cogliona perché sul contratto di lavoro c’erano 1.300 euro di stipendio al mese.

Filippo Roma aveva allora intervistato, in forma anonima, due agenti rappresentanti che operano su Roma e i due, sulla moglie del viceministro, ci avevano detto ben altro: “Lei fa lo stesso lavoro che faccio io, diciamo che fa promozione come me. Cioè vende i propri prodotti”, aveva dettoil primo, “è una venditrice anche lei, fa lo stesso nostro lavoro”, aveva sostenutol’altro commerciale. Anche le farmacie di due importanti ospedali romani la conoscono in tutt’altra veste da quella raccontata dal viceministro. Una di queste, per telefono, ci ha detto: “Giada Nurry? Sì sì, lei fa proprio l’agente nel senso che gira per gli ospedali e quindi è quella che fisicamente poi viene in Policlinico”.

Nonostante le carte ufficiali dell’appalto e le 4 testimonianze raccolte, il viceministro ha dichiarato alla stampa che quello che noi abbiamo raccontato sarebbe falso, sostenendo che quella di Filippo Roma sarebbe una ricostruzione “fantasiosa”. E riferendosi proprio al nostro inviato ha aggiunto: “Per giorni ha pedinato una madre con un figlio di sette mesi senza alcuna pietà nonostante avesse già ricevuto tutti i documenti e le spiegazioni del caso”. 

Ma le cose, e ve lo abbiamo mostrato, non sono andate proprio così. Ci siamo incontrati con Sileri la sera di lunedì 2 marzo, due mesi e mezzo fa, e quella sera, al contrario di quanto riferito alle agenzie, non ci ha dato né tutte le spiegazioni né tutti i documenti del caso. Anzi ci ha inviato il giorno dopo ad andare a trovare sua moglie in ditta, per parlare direttamente con lei. Il giorno dopo ci abbiamo provato, ma lei quando ci ha visto è andata via raggiungendo il marito al ministero della Salute. In quell’occasione il viceministro al telefono ha cambiato idea: “No mia moglie non mette la faccia davanti alla telecamera perché è giusto che sia così”. Era il 3 marzo, il giorno dopo il nostro unico incontro avvenuto in quei giorni.

Dopo qualche giorno il nostro programma ha chiuso per un mese e mezzo, il viceministro ha avuto il coronavirus e l’Italia è andata tutta in lockdown. Quando poi ci siamo risentiti circa un mese dopo, Sileri ci ha promesso più di una volta un incontro per farci vedere i documenti che avrebbero confermato la sua versione dei fatti, ma il viceministro al dunque si è sempre sottratto a un appuntamento chiarificatore.,

Lo avevamo richiamato in aprile. “Visto appunto che noi stiamo per tornare in onda", aveva spiegato Filippo Roma, "facciamo un’intervista in cui cerchiamo di giungere non dico a una conclusione ma dipende da quello che tu nel frattempo hai saputo rispetto alla vicenda che abbiamo trattato?”. “Eh ma io adesso... c’è un’inchiesta in corso... quindi io finché non finiscono l’indagine…”, si era giustificato Pierpaolo Sileri per dire no all’ipotesi di un nuovo incontro con noi. Incassata la sua indisponibilità all’intervista, non l’abbiamo più né sentito né visto. Ci chiediamo allora dove sarebbero tutti i documenti che ci avrebbe dato e quali pedinamenti avremmo fatto “senza pietà” per giorni a una madre con figlio di sette mesi?

Ma torniamo alla richiesta di rettifica del servizio, giunta dai legali di Sileri. Avevamo intervistato, di spalle, una persona che raccontava di possibili problemi di sicurezza in caso di mascherine per la ventilazione vendute come sterilizzabili, anche se per la scheda tecnica del produttore sono solo disinfettabili. Quando lo avevamo incontrato, il viceministro non aveva le idee chiarissime su questa vicenda, tanto che ci aveva detto di aver segnalato il tutto ai Nas, i nuclei specializzati dei carabinieri, al fine di far avviare un’indagine. Oggi però Sileri sembra non avere più dubbi e ha affermato: “Le mascherine sono sicure perché ci sono sentenze del Tar che riconoscono l’equivalenza delle diverse tecniche di disinfezione”.

Forse però il viceministro non sa che ci sono altre sentenze del Tar, che invece sostengono esattamente l’opposto e che anche alcuni ospedali hanno annullato le gare d’appalto, per quelle mascherine, in tutta Italia. Sempre nella richiesta di rettifica, i legali del viceministro sostengono che non ci sarebbe alcun conflitto di interessi, in quanto è vero che la conferma definitiva dell’appalto dell’Umberto Primo è arrivata 10 giorni dopo che Sileri è diventato viceministro ma la prima aggiudicazione della gara sarebbe arrivata 5 mesi prima. Se è vero che all’epoca Pierpaolo Sileri non era ancora viceministro della Salute, era però già presidente della commissione sanità del Senato, quindi non proprio un cittadino qualunque...

Una questione resta comunque centrale: al di là di quell’appalto dell’Umberto I, oggi Pierpaolo Sileri è senza ombra di dubbio viceministro e sua moglie propone prodotti da comprare agli ospedali pubblici italiani. E che non sia proprio una cosa opportuna non lo diciamo solo noi ma addirittura Aldo Segante, amministratore della ditta per cui la donna lavora.

“È quello che io ho detto alla signora Nurry quando lei è tornata in ufficio", spiega l’uomo, "per evitare il conflitto d’interessi rispetto al quale io non posso fare nulla, perché io questa azienda ce l’ho da 35 anni. Le ho detto guarda se vuoi ti metti in aspettativa e aspettiamo fino a quando questo ruolo verrà a finire e tu potrai tornare al lavoro...”. Insomma per il viceministro non c’è nessun conflitto d’interessi, ma per il datore di lavoro di sua moglie qualche problema sembra esserci.

C’è infine l’ultimo punto della richiesta di rettifica: Giada Nurry non sarebbe un’agente di zona e neanche una rappresentante. Sarà allora una segretaria come più volte sostenuto dal vice ministro? Sileri sembra aver cambiato idea ancora una volta, in quanto adesso sostiene che la moglie fa la “propagandista promoter” dei prodotti in vendita. Insomma finalmente, per la prima volta, Sileri ammette che la moglie avrebbe a che fare con le vendite e quindi la sua, più che una smentita, ci sembra un conferma di quanto avevamo già raccontato. Il viceministro però una cosa ci tiene a precisare: “Non percepisce retribuzione aggiuntiva per gli affari conclusi”.

Ma siamo sicuri che sia proprio così? Lo chiediamo ancora ad Aldo Segante, amministratore delegato di Alse Medica, il suo datore di lavoro. Che non ha dubbi: "È sempre stata solo ed esclusivamente una venditrice, un’impiegata assunta con il ruolo di addetta alle vendite”. Filippo Roma chiede: ”Ma lei percepisce esclusivamente uno stipendio fisso o guadagna anche delle provvigioni sulle vendite che fa?”. E Segante risponde così: “Negli anni passati ha ricevuto sempre premi, quasi sempre. Premi per il raggiungimento di vendite, vendite per gli obiettivi che gli venivano dati, assegnati in azienda”.Su questo punto, insomma, le versioni tra datore di lavoro della moglie e viceministro sembrano inconciliabili. Il primo sostiene che la moglie possa guadagnare di più in base alle vendite, mentre l’altro lo  esclude categoricamente.

Segante, sul lavoro della signora Nurry, prosegue: ”È sufficiente che voi andiate da qualsiasi interlocutore degli ospedali romani, tutti i policlinici, cliniche private… Quando va lì, va e fa la promozione dei nostri prodotti, porta un depliant, parla del prodotto, li promuove, fa vedere le caratteristiche tecniche, o ai caposala, agli infermieri, come si utilizzano, quali sono le caratteristiche, i vantaggi, i benefici, questo si fa”. “Ma è vero che Giada Nurry guadagna solo 1.300 euro al mese?”  “Assolutamente no”. 

Segante dice a Filippo Roma che già da un po’ di anni: "è l’unico conflitto d’interessi che abbiamo avuto... Quando io ho saputo che la signora aveva conosciuto il dottor Sileri io ho agito allora e chiesi.., perché si sono conosciuti a Tor Vergata e quando lei mi ha detto che c’era questa storia ho detto tu da domani a Tor Vergata non metti più piede e questo l’ho fatto perché il conflitto d’interessi c’era e questa è l’unica cosa che ho fatto ma l’ho fatta 3 anni fa e da allora lei non ha messo più piede a Tor Vergata. Poi dopo le cose si sono evolute ma che cosa potevo fare, mi dica lei come si fa a togliere un conflitto d’interessi in un’azienda che ha un dipendente che lo assumi come dipendente addetto alle vendite e poi sposa una persona che poi diventa viceministro alla Salute, io che posso fare?”

Secondo il datore di lavoro un conflitto d’interessi già c’era da anni quando Sileri era semplicemente un medico al policlinico di Tor Vergata e i due iniziarono a frequentarsi, tanto che vietò alla sua dipendente di andare in quell’ospedale a vendere prodotti. Poi però Sileri è diventato prima presidente della commissione sanità del Senato e poi viceministro e quindi Segante riconosce che il problema sarebbe anche cresciuto nel tempo.

Come risponderà Sileri a queste dichiarazioni di Segante? “La fonte autorevole è il suo datore di lavoro questo qua?”, ci chiede Sileri. E poi ci mostra un documento siglato Alse sostenendo: “È quello che fa mia moglie”. Filippo Roma insiste: ”Ma ci spiega perché lei ci ha detto è una semplice segretaria?”. “Fermo fermo fermo, io ti ho detto che mia moglie fa un lavoro di segreteria come impiegata di terzo livello ma che c’entra con le vendite?”. “Il signor Segante ci ha detto che sua moglie al raggiungimento di determinati livelli di vendita riceve dei premi di produzione, ma questo ce l’ha sempre negato...”

Sileri ci mostra una certificazione reddituale: "Questa è la certificazione unica di mia moglie del 2017, mia moglie prende i premi? Vediamo se mia moglie prende i premi, vieni vieni allora reddito di mia moglie, somme erogate per premi risultati, quanti ne vedi?”. A dirlo non siamo noi ma il datore di lavoro della moglie. “Io ti ho dato il cud del 16 ma la cazzata chi la dice, la dite voi a questo punto o Aldo Segante? Hai detto 2 stupidaggini, perché hai detto che mia moglie prende i premi...”, continua il viceministro. Gli ribadiamo di non averlo detto noi, ma lo stesso datore di lavoro di sua moglie.

Al quale abbiamo chiesto:”Tu ad esempio con Giada Nurry di anno in anno fissi un obiettivo commerciale raggiunto il quale scatta il premio?”. La risposta di Segante era stata questa:”Certo certo sì, scatta il premio se lo raggiungi, se non lo raggiungi non lo prendi”. Obiettivi, ci viene spiegato fissati con una lettera allegata al contratto, nella quale si individuano quelli attesi per l’anno. Rispetto a quelli raggiunti l’anno precedente.

A Segante chiediamo ancora la questione del Cud, mostratoci dal viceministro: "Ma perché nei Cud non sono riportati almeno in questi tre anni i premi di produzione?”. “Potrebbe non aver raggiunto gli obiettivi, ma tieni conto che, allora nel 19 lei è stata sempre in maternità quindi non ha raggiunto gli obiettivi, d’accordo? Nel 18 lo stesso, si è sposata e abbiamo pure avuto problemi perché lei faceva il minimo sindacale...”

Lo abbiamo chiesto anche ad un consulente del lavoro, che ci ha spiegato che i premi di produzione individuale nel Cud non vanno comunque riportati. “Nel Cud non è possibile individuare un premio di produzione individuale”, dice Giovanni Carratello, consulente del lavoro. Quando, comunque, avevamo affrontato con Sileri la questione dei Cud, lui ci aveva detto così: ”Vuoi i cud fino a 10 anni? Vediamoci, i cud allora dal 2008 in poi che ne so... io ti troverò i cud dal 2008 in poi... allora la prossima volta te li mando”.

Secondo voi il vice-ministro, tutti i cud dal 2008 della moglie, ce li avrà mandati? Quello che ci ha mandato sono solo i cud degli gli ultimi due anni e comunque, come abbiamo già chiarito, i premi di produzione individuale non vanno riportati lì, ma nelle buste paga. Buste che gli abbiamo chiesto naturalmente, ma che non sono mai arrivate.

Segante, qualche giorno dopo, ci ha raccontato di essere spaventato: ”Nei giorni che sono accadute queste cose abbiamo avuto anche l’ispettorato del lavoro che è venuto a controllare se facevamo bene se facevamo male. Siamo stati martellati da tutte le parti. Agli organi competenti che sono venuti ho dato le copie delle buste paga, hanno fatto tutti i controlli, sono arrivati recentemente vigili urbani, è venuta l’ispettorato del lavoro, sono venuti tutti. L’ispettorato è venuto il 2 di aprile e di nuovo il 17 di aprile, ma perché? Ho paura, Filippo, io in questo momento ho paura... stanno succedendo troppe cose. In 35 anni di attività non erano mai venuti… I miei avvocati mi dicono Aldo sono troppe cose strane che stanno accadendo... Io sono veramente preoccupato perché 35 anni di onorato lavoro... in 2 mesi mi sta crollando il mondo le certezze. Io non ho mai fatto nulla di male cioè adesso che si neghi la realtà cioè l’azienda l’ha sempre vista solo ed esclusivamente come una venditrice. Ho paura di stare a lottare contro il governo, sono terrorizzato, va bene? Se tu ti ricordi quando lui l’avete intervistato la sera del 3 marzo ha detto delle cose, alla Zanzara ha detto l’esatto contrario, 48 ore dopo ha detto che la moglie è l’ultima ruota del carro. Ora un uomo che è capace di dire tutto e il contrario di tutto questo mi fa paura, tra l’altro una persona che ha pure ruoli importanti e determinanti io sono terrorizzato".

Il datore di lavoro della moglie di Sileri, Aldo Segante, insomma è molto preoccupato, ma nonostante ciò conferma tutto quanto ci aveva detto nei colloqui precedenti avuti con noi. Come l’avrà presa Sileri? “ I premi di produzione non ce stanno, ma t’ho fatto vede’ porco cazzo, non ce stanno, ma quante volte te lo devo di’... Se Segante ha detto una cosa che è diversa da quella che è scritta sul contratto lì aggiungeremo un’altra denuncia pure per Segante... a fili’ la verità è che tu sei un cazzaro, fidate di me ci vediamo in tribunale... ci vediamo in tribunale, fidati di me”.

Gli insulti e le minacce di querela del viceministro M5S Pier Paolo Sileri, ci ricordano le sagge parole del suo leader quando ancora il Movimento 5 Stelle non occupava posti di potere. “Di solito si querela la verità, mai la menzogna, di solito chi querela sono i politici, rappresentanti delle cosiddette istituzioni, quando non hanno altre argomentazioni per finire sui giornali di regime e fare la figura dell’innocente”. Firmato Beppe Grillo.

Ultime News

Vedi tutte