> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Il “sistema Bellomo”: la testimonianza di una borsista della scuola | VIDEO

Una delle ragazze che hanno accusato l’ex consigliere di Stato Francesco Bellomo per i suoi presunti atteggiamenti nei confronti delle borsiste della sua scuola ha parlato con Roberta Rei: “Quando ha provato a baciarmi la seconda volta non l’ho respinto. Non mi sentivo così attratta, ma non riuscivo a dire di no”

AGGIORNAMENTO 17/09/2020: Francesco Bellomo è stato rinviato a giudizio per atti persecutori su due ex borsiste della sua scuola di formazione, alle quali avrebbe imposto anche un dress code: il gup del Tribunale di Bari ha infatti rinviato a giudizio Bellomo per il reato di atti persecutori (riqualificato rispetto all’originaria accusa di maltrattamenti) su due donne, ex borsiste della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura 'Diritto e Scienza', alle quali – secondo l’impostazione accusatoria – avrebbe  imposto anche un dress code. Il processo inizierà il 3 dicembre 2020 davanti al Tribunale monocratico. Intanto l’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo torna libero. Il gup nell’ambito dell’udienza preliminare ha accolto l’istanza dei difensori di Bellomo, sostituendo la misura degli arresti domiciliari con quella del divieto di avvicinamento.

“A parte la fascinazione che può avere per un bravo maestro, non mi sentivo così attratta, però non riuscivo a dire di no”. Le cose a cui questa donna non sarebbe riuscita a dire di no sarebbero le avances sessuali del consigliere di Stato Francesco Bellomo, e questa vicenda potrebbe rappresentare il primo caso di MeToo all’interno della magistratura italiana. Lo scandalo che ruoterebbe intorno a Francesco Bellomo sarebbero i contratti per delle borse di studio alla sua scuola di formazione, che prevedevano dei dress code su come dovessero vestirsi le studentesse. Non è però solo questo ad aver fatto scandalo in questa vicenda: il consigliere sarebbe finito a letto con più di una studentessa.

Tra queste persone ci sarebbe anche lei, la principale accusatrice di Francesco Bellomo che per la prima volta dopo averlo denunciato ne ha parlato con la nostra Roberta Rei. “Avevo il sogno di fare il magistrato. Mi sono resa conto che per fare il concorso la scuola di specializzazione non basta. Andai da un mio professore e consigliò a me e a un’altra ragazza il corso ‘Bellomo’”. Un corso che sarebbe costato 3 o 4 mila euro all’anno. “Salvo qualche temerario, nessuno si avvicinava a lui”, ci racconta questa ragazza.

“Lo vedevi sempre circondato dai suoi borsisti o dai suoi collaboratori”. A quanto pare, Bellomo avrebbe tenuto lontano tutti tranne i suoi più stretti collaboratori, come i borsisti. Non tutti potevano però ambire ad arrivare fin lì: “Questo era l’unico corso che ti dava la possibilità, se tu avevi certi requisiti, di prendere la borsa di studio. I requisiti erano: essersi laureato entro i 24 anni o aver avuto un punteggio altissimo alla laurea”. La donna che sta parlando con noi dice di non averci provato poiché lontana da quei requisiti, ma sarebbe stata avvicinata dal braccio destro di Bellomo: “Mi disse che voleva organizzare un colloquio con il consigliere per avere una borsa di studio”.

La ragazza ci dice di essere stata inizialmente contenta, ma di aver poi iniziato a preoccuparsi dopo l’orario di chiamata: “Mi convocarono tipo alle 23”. Qui inizierebbero le cose strane: “Mi ero messa un vestito che reputavo appropriato e loro mi hanno fatto cambiare, volevano che invece mi vestissi come ero andato a lezione: era un abito rosa, corto, come quelli che porto io”. Il consigliere Bellomo e il suo braccio destro, se questo racconto fosse vero, si sarebbero quindi ricordati come era vestita e le avrebbero chiesto di indossare lo stesso abito. “Mi ha detto proprio Bellomo che quel vestito era meglio e io allora… siccome tanto mi ero già vestita così e poi ormai ero lì ed era una situazione assurda, ho detto ‘va bene’”.

Le stranezze però non finirebbero qui: “Ero agitatissima perché pensavo chissà quali domande giuridiche potessero farmi e invece quando mi hanno fatto il test capii che Bellomo tramite il suo braccio destro aveva guardato tutto il mio profilo Facebook. Vedendo una foto del mio allora compagno mi hanno fatto un test per stabilire se il mio fidanzato fosse sfigato. Il risultato per me era che non era sfigato, loro l’hanno rivisto dicendo che era sfigato e che io non ero razionale, quindi mi chiedevano insomma se io volevo ritrattare. Ho detto di no e mi hanno mandata via”.

Queste valutazioni sarebbero avvenute anche con altre studentesse, come confermerebbero le testimonianze che potete ascoltare nel servizio qui sopra. Le ragazze sarebbero state spinte a lasciare i partner, come sembra anche esser confermato sulla rivista della scuola. “Ero confusa e non volevo credere che fosse così l’ambiente e ho pianto tutta la notte”, ci racconta la testimone. “Da qui in poi diventa tutto più confuso. Hanno continuato a chiamarmi, mi mandavano dei messaggi: ‘il consigliere ti aspetta nella hall’”. Dopo un po’ di tempo, i due avrebbero deciso di darle la borsa di studio.

A questo punto, può iniziare l’addestramento: “In cosa consistesse non era dato saperlo, perché se tu lo chiedevi dicevano che non avevi fiducia”. A questo punto lei avrebbe capito cosa potesse intendere Bellomo: “Mi ha portato in un locale per cena, all’inizio parlava di niente ma pensavo lo facesse perché vedeva che ero tesa. Finché non ha provato a baciarmi e io lo respinsi. Lui mi disse: ‘O così o te ne vai’”.

Se questo fosse vero, sarebbe molto grave. “Andarsene da lì non era solo andarsene da lui, era andarsene da tutta una cosa che era diventata il mio mondo e quindi quando ha riprovato a baciarmi non l’ho respinto. Non mi sentivo così attratta, ma non riuscivo a dire di no”. Dopo essere tornati in hotel, Bellomo si sarebbe presentato nella stanza della ragazza. “Io ho aperto ed è iniziata questa ‘relazione’, chiamiamola”. La borsista così, stando al suo racconto, finì a letto con il professore. “Mi sentivo gerarchicamente subordinata in quel rapporto”. Da quel momento per la ragazza sarebbe iniziato un vero incubo: “Ha iniziato a telefonarmi tantissimo per controllarmi, cosa stavo facendo, dove stavo andando, con chi ero. Una volta ho spento il telefono, lui mi ha detto che negli obblighi c’era scritto che io dovevo essere reperibile”. Queste restrizioni sembra fossero pubblicate anche sulla rivista della scuola.

“Mi ha detto che io ero scientificamente una prostituta perché avevo messo ‘mi piace’ a un amico”, continua la ragazza. “Poi ricordo che mi disse ‘metti la faccia nel cesso’”. “Poi ci fu un periodo in cui ogni giorno succedeva qualcosa. Per esempio mi chiedeva di mandargli foto, io gli mandai una foto e vide che ero vestita come al corso e lui sostenne che io non potevo vestirmi fuori come andavo vestita al corso”.

Queste cose hanno portato il procuratore generale Mario Fresa, davanti al Csm, a pronunciare queste parole nel confronto del presunto ‘sistema Bellomo’: “Questa situazione è paragonabile davvero a una situazione tipo la setta di Scientology, un contesto caratterizzato da un inquietante clima di soggezione psicologica. Se non facevano quello che veniva loro chiesto, non avrebbero mai superato il concorso in magistratura”. E poi ancora. “Quel che in generale traspare è una concezione di spiccato maschilismo che ben si coniuga con il mito del superagente e con il contraltare del fidanzato sfigato”. Sulla rivista scientifica della scuola, rincara la dose: “Questi scritti lasciano trasparire una ideologica nazifascista”.

Bellomo, infine, avrebbe pure insultato la nostra testimone in una telefonata con un’altra borsista, che si sarebbe rifiutata di controllare la collega dopo che quest’ultima s’era allontanata da lui.

Ultime News

Vedi tutte