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Lo Stato italiano paga i debiti troppo in ritardo: la condanna Ue e l'appello di Bramini

La Corte di Giustizia Ue condanna l’Italia per i 53 miliardi di debiti verso le imprese e per i tempi di pagamento comunque troppo lunghi della pubblica amministrazione. Noi de Le Iene vi abbiamo raccontato con Alessandro De Giuseppe il caso simbolo di Sergio Bramini, fallito e sfrattato da casa nonostante vantasse 4 milioni di euro di credito con lo Stato. “La situazione è peggio di prima”, ci dice proprio Bramini, oggi consulente del governo

Lo Stato italiano è ancora in colpevole ritardo con i pagamenti della pubblica amministrazione. Per questo, la Corte di Giustizia Ue lo condanna per aver violato la direttiva del 2011 che chiede “agli enti pubblici, nelle loro transazioni commerciali con imprese private, di pagare entro 30 giorni e 60 per gli enti del servizio sanitario nazionale”.

La Corte Ue contesta anche il debito troppo alto della pubblica amministrazione, che è calato ma si attesta ancora a 53 miliardi di euro. I pagamenti in ritardo sono in media sui 4 mesi, con casi estremi che arrivano oltre l'anno soprattutto in alcune zone del Sud.

Proprio di questa drammatica realtà, ci ha parlato Alessandro De Giuseppe raccontandoci la storia di Sergio Bramini, l’imprenditore fallito nonostante vantasse 4 milioni di euro di crediti dallo Stato e poi finito con uno sgomberato dalla sua casa. Abbiamo seguito, come potete vedere anche qui in basso con numerosi articoli e servizi, tutta la sua storia.

Bramini, come ci racconta nel video qui sopra, è andato nel 2018 al Parlamento Bruxelles per parlare dei debiti della Pubblica amministrazione: “Ho parlato della situazione generale della piccola media impresa e degli imprenditori che falliscono uno dietro l’altro”, dice Bramini, che al momento è anche consulente del governo. “La situazione è peggio di prima. L’Italia intanto continua a pagare sanzioni: è totalmente immorale, sarebbe meglio mettersi in regola”.

“Se mi fossi venduto tre piani di uffici e la mia villa, non sarei forse rimasto come adesso, un pezzente”, dice Sergio deluso. “Invece ci ho creduto nello Stato, nella mia impresa e mi sono comportato non di conseguenza”.

L’azienda di Bramini si occupava di smaltimento rifiuti e per questo anche se non veniva pagato non poteva, per legge, smettere di lavorare. Dunque, per far fronte alle spettanze di fornitori e dipendenti ha dovuto accendere un mutuo ipotecando la sua casa. Sergio era infatti certo che prima o poi lo Stato avrebbe pagato e lui avrebbe potuto saldare la banca. Così però non è stato e lui è fallito perdendo anche i suoi beni personali.

Oggi Bramini è un consulente del Governo ed ogni giorno incontra imprenditori che stanno vivendo ciò che lui ha vissuto qualche anno fa. Uno dei casi più emblematici, quello della Dusty srl, un’azienda siciliana impegnata anch’essa nello smaltimento rifiuti, e che 17 milioni di euro di crediti mai pagati dallo Stato l’hanno portata  sull’orlo del fallimento. Poi, dopo un nostro servizio, è avvenuto “il miracolo”: i crediti dell’impresa sono stati riconosciuti, “certificati”, senza nessuna opposizione e andranno a finire in tasse da pagare.

Noi di Iene.it abbiamo raccolto anche la testimonianza della titolare della Dusty, Rossella Pezzino De Geronimo: “Lo stesso Stato che non ti paga pretende puntualità sul pagamento dei tributi, non considerando che è molto difficile pagare le tasse quando si hanno milioni e milioni di euro non incassati”.

In poche parole, se un’impresa non paga i tributi allo Stato, rischia anche un reato penale. E se volesse, a questo punto, pagarli rateizzandoli, “viene impostato un 40 per cento in più rispetto al tributo iniziale”.

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