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La strage di anziani nelle rsa lombarde e quell'ospedale considerato non utilizzabile per i malati Covid | VIDEO

Luigi Pelazza indaga in Lombardia sull’assurda vicenda di un ospedale non utilizzabile secondo le dalle istituzioni, quello di Legnano, che forse avrebbe potuto salvare qualcuno delle migliaia di anziani morti nelle residenze sanitarie assistenziali della regione

Nelle ultime settimane, nella sola Lombardia, almeno un migliaio di anziani sono morti nelle rsa. Colpa forse, ma lo stabiliranno le indagini della magistratura, della vicinanza con alcuni pazienti malati di Covid-19 o non Covid-19 ma comunque che non avevano fatto alcun tampone, che sono stati trasferiti nelle residenze sanitarie assistenziali dopo una delibera regionale dell’8 marzo? Una delibera fortemente criticata dalle associazioni di categoria delle case di cura, che avevano descritto quella scelta con un paragone inquietante: “È come mettere un cerino in un pagliaio”.

Luigi Pelazza indaga sulla vicenda dell’ex Ospedale civile di Legnano, vicino Milano. Un ospedale dismesso dieci anni fa, distante meno di 15 minuti dalla nuovissima struttura Covid che avrebbe dovuto ospitare 500 pazienti, voluta da Regione Lombardia in Fiera, inaugurata però solo il 31 marzo scorso.

Un ospedale, quello di Legnano, che l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, aveva definito inadeguato perché “inutilizzabile, non pronto prima di 6-12 mesi”. Luigi Pelazza visita quelle tre palazzine abbandonate e fa una scoperta: le carte sottoposte all’assessore Gallera non sarebbero riferite alle tre palazzine visitate dalla Iena e quasi pronte, ma al corpo principale, il “monoblocco”, effettivamente in stato di totale abbandono.

Una domanda ce la poniamo: si sarebbe potuto utilizzare Legnano per trasferire lì alcuni malati che poi, forse, hanno fatto strage nelle rsa lombarde? L’ispezione solitaria di Luigi Pelazza, effettuata nel pieno dell’emergenza, mostra locali sicuramente da risistemare, ma non così inutilizzabili come indicato da Regione Lombardia, con reparti praticamente pronti a ospitare i pazienti.

Le stanze sembrano dotate delle attrezzature necessarie, anche se sicuramente pulizia e sterilizzazione profonda andrebbero effettuate. In un’altra palazzina scopriamo una cosa che ci lascia letteralmente a bocca aperta: è tutto nuovo e perfettamente funzionante, anche le luci e il riscaldamento, mancano solo macchinari e arredamento.

Chiamiamo per telefono l’ingegnere della Regione che ha scritto quella relazione per l’assessore Gallera, e l’uomo conferma che la sua analisi si riferiva solamente al “monoblocco”, il corpo principale, quello abbandonato da 10 anni. Chi ha deciso allora che le altre palazzine di Legnano che abbiamo visitato non fossero idonee alla cura dei pazienti Covid?

Incontriamo l’assessore Gallera proprio davanti all’ex ospedale civile di Legnano e con lui facciamo una nuova “ispezione” dei locali. "L’8 di marzo la strategia era svuotare gli ospedali. Certo che Legnano è uscito fuori, ma non aveva la possibilità di essere usato. Nei giorni successivi, il 9 aprile, è stata fatta un’altra relazione, su altri due luoghi”. Un’affermazione quindi che conferma la mancata conoscenza di regione Lombardia, all’8 marzo, dello stato in cui versavano gli altri edifici del complesso, oltre al monoblocco. Gallera prosegue: "Il problema era avere realtà con il personale, il problema era il tempo e il personale...”

Ma siamo davvero sicuri che, nelle due settimane usate per creare l’ospedale in Fiera, non si sarebbe potuta attrezzare l’area di Legnano con il personale, magari spostato da altra sede? Luigi Pelazza porta l’assessore Gallera in uno dei corpi dell’edificio, in fase di ristrutturazione. “Questo edificio è della Soprintendenza delle Belle Arti, gli sarebbero venuti i capelli così...”.

Gli mostriamo poi le camere più “belle”, quelle praticamente pronte e Gallera ribadisce che il problema, sostanzialmente, era quello del personale mancante. Visitiamo anche un’altra palazzina, adibita a uffici, che ospitava oltre 80 persone suddivise in 40 camere. “Non ha più i collegamenti, i tubi, etc”, spiega ancora Gallera. Davvero queste stanze non si sarebbero potute usare per quei pazienti che necessitavano solo di essere collegati a una bombola? “L’elemento personale era fondamentale”, ribadisce ancora una volta l’Assessore Gallera.

“Se potesse ritornare indietro, prenderebbe le stesse decisioni?”, gli chiede Luigi Pelazza. “In quei momenti sì, abbiamo fatto tutto il meglio”.

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