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Strage di Viareggio, i giudici: “Nessuna valutazione dei rischi” | VIDEO

Per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009 sono stati condannati amministratori e dirigenti di Trenitalia, Rfi e delle società coinvolte nella manutenzione dei carri cisterna che trasportavano gpl. Nella sentenza di Appello vengono ricostruite le mancanze di quella notte. Giulio Golia ha invece ascoltato le testimonianze dei parenti delle 32 vittime

Nessuna valutazione dei rischi nel caso di deragliamento, a cui si aggiunge scarsa cura della sicurezza del trasporto merci “come se non potesse essere fonte di pericolo per le persone, anche se non trasportate”. In poche parole: una strage che poteva essere evitata. È quanto si legge nella sentenza della Corte d'appello di Firenze, per l’incidente ferroviario di Viareggio (Lucca), in cui morirono 32 persone. 

Giulio Golia attraverso le testimonianze dei familiari delle vittime ha ricostruito che cosa è accaduto quella notte, come potete vedere nel video qui sopra. Era il 29 giugno 2009, quando il treno merci 50325 che trasportava 14 cisterne di gpl (gas propano liquido) è improvvisamente deragliato, sbattendo contro la banchina e portandosi dietro una scia di scintille. Una corsa che è finita contro un picchetto, che ha bucato una delle cisterne. Il cielo notturno di Viareggio si è tinto di rosso. Un’esplosione che ha travolto le case a ridosso della stazione, polverizzandole.

Nel giugno scorso, la Corte d'Appello di Firenze ha condannato a 7 anni Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Reti ferroviarie italiane, a 6 anni Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia) questa strage. La procura generale aveva chiesto 15 anni e 6 mesi per Mauro Moretti, che in primo grado era stato condannato a 7 anni, e 14 anni e 6 mesi per Michele Mario Elia. Sono accusati a varo titolo di disastro ferroviario, omicidio e lesioni plurime colpose, incendio. Oltre a loro sono stati condannati anche gli amministratori e i dirigenti delle società tedesche e austriache che facevano manutenzione dei carri merci in appalto.

Nelle 1.200 pagine della sentenza di Appello vengono ricostruite le omissioni di quella notte. Moretti ed Elia sono responsabili di aver “deliberatamente violato le norme in tema di tracciabilità dei rotabili per una precisa politica aziendale diretta a limitare gli impegni di spesa relativi al trasporto delle merci, settore minoritario anche per Trenitalia nonché fonte di minori guadagni per investire piuttosto, anche in termini di sicurezza, nel trasporto passeggeri”.

Secondo i giudici, anche l’alta velocità sarebbe tra le cause della strage: “Rfi, gestore dell’infrastruttura, avrebbe dovuto imporre a quel convoglio di non superare i 60 chilometri orari nell’attraversamento delle stazioni ferroviarie”. Inoltre l’attraversamento di quel treno merci avrebbe dovuto essere valutato come particolarmente rischioso “per il fatto che la merce trasportata era Gpl, che le ciomisterne non erano a doppio scafo, anche se conformi alle norme, che le zone abitate non erano isolate da barriere, che i carri non erano accompagnati da documentazione che dimostrasse la corretta manutenzione e non avevano i rilevatore di svio”.

Con Giulio Golia abbiamo conosciuto i parenti delle vittime: "Questo tribunale ha capito che la tragedia poteva essere evitata e che i dirigenti sono i primi responsabili”, commenta Daniela Rombi, che quel 29 giugno perse nel rogo la figlia Emanuela di 21 anni. “Mia figlia è morta perché è bruciata. Io non ho ancora potuto piangere serenamente mia figlia. Ce li hanno ammazzati in casa”.

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