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Test sierologici in Lombardia: la Procura apre un fascicolo | VIDEO

Gaetano Pecoraro, nel servizio che potete rivedere sopra, ha raccolto la testimonianza dell’azienda Technogenetics, che produce i test rapidi “pungidito”, bocciati da Regione Lombardia a favore di quelli, più lunghi e costosi, a prelievo. L’azienda ha presentato una denuncia in Procura, che adesso ha aperto un fascicolo

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla scelta di Regione Lombardia di incaricare con affidamento diretto la multinazionale Diasorin per la sperimentazione dei test sierologici, portata avanti in collaborazione col Policlinico San Matteo di Pavia.

Della scelta di Regione Lombardia sui test rapidi sierologici ce ne aveva parlato Gaetano Pecoraro, nel servizio che potete rivedere qui sopra. E ora sembra che anche la procura voglia vederci chiaro su quanto accaduto: il fascicolo, su cui stanno lavorando il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Stefano Civardi, parte da una denuncia penale presentata dall’azienda concorrente, la Technogenetics, che aveva anche fatto un esposto al Tar e che proprio al nostro Gaetano Pecoraro aveva espresso molti dubbi su tale affidamento diretto.

Eravamo partiti dal raccontarvi come, avviata la “Fase 2”, fosse necessario acquisire più dati epidemiologici possibili. Vi avevamo raccontato che questo sarebbe stato possibile, in modo veloce ed economico, attraverso i cosiddetti test rapidi sierologici “pungidito”, ovvero quelli per cui basta una sola goccia di sangue prelevata con l’aiuto di un aghetto. Una scelta seguita dalla maggior parte delle regioni italiane, tranne la Lombardia: giudicava inadeguati tali test e aveva spinto per portare avanti quelli a prelievo, più lunghi e costosi, su cui stanno lavorando Diasorin e San Matteo di Pavia. 

Sui test pungidito era intervenuto anche il Prof. Galli, virologo del Sacco di Milano, che aveva spiegato:” "L’attendibilità, sulle persone con l’infezione, è decisamente sopra il 93-94-95%. Questi test servono per scremare chi ancora butta fuori virus e chi non lo butta fuori più, s scusate se è poco... Tra i 10 e i 12 minuti si ha la risposta e questo è l’altro grande punto di forza. E poi il costo di un test pungidito è dieci volte inferiore a quello di un test con la puntura del braccio”. 

Ma allora perché Regione Lombardia non ne aveva fatto scorta preferendo puntare sui test della Diasorin? Salvatore De Rosa, dirigente della Technogenetics, che ha presentato l’esposto in Procura, aveva detto alla Iena: “Lo studio di Regione Lombardia, che segnalava un’attendibilità sotto il 20%, partiva da un presupposto non corretto, perché andava a valutare i pazienti non al decimo, al 12esimo, al 14esimo giorno, ma lo faceva immediatamente, all’arrivo in pronto soccorso. La scienza insegna che per fare avere validità a un test sierologico devono essere passati almeno 7-8 giorni dal contagio. È una cosa che sanno tutti”. 

Gaetano Pecoraro ha scoperto che lo studio che ha di fatto bocciato i test “pungidito” è stato firmato dal professor Fausto Baldanti, membro del comitato che decide come si fanno le diagnosi in Lombardia. Ma Baldanti, è questa la cosa assai particolare, è anche a capo dell’équipe che al San Matteo di Pavia che sta sviluppando il test alternativo in collaborazione con l’azienda farmaceutica Diasorin. E c’è di più: sul contratto che regola il rapporto tra il San Matteo e la Diasorin, l’azienda farmaceutica che è titolare del test a prelievo, è scritto che la Diasorin corrisponderà alla fondazione dell’Ospedale, a partire dalla prima vendita e per i successivi 10 anni, una rojalty al tasso dell’1% sul prezzo netto di ciascun kit venduto

Quello che sappiamo è che poco dopo la validazione di quel test i titoli della Diasorin hanno guadagnato in borsa molto e regione Lombardia ne ha comprati 500mila kit, per un valore di 2 milioni di euro. Dopo che quell’accordo è stato reso pubblico, Baldanti si è dimesso dal comitato scientifico della Lombardia. 

Sul fatto che Regione Lombardia abbia comprato quei kit con affidamento diretto, senza gara, abbiamo sentito Renato Bonaita, presidente di Confindustria Assodiagnostici: "Ho rilasciato un’intervista, dopo la quale io mi sono dimesso dal mio ruolo. Diciamo che se il 99% delle aziende erano contente del fatto che ci fosse qualcuno che diceva come stavano le cose, un 1% si è incazzato molto. E ha minacciato molte cose… Io però non contestavo un’azienda ma il metodo”. 

Attendiamo ora il lavoro della Procura di Milano, che vuole vederci chiaro rispetto all’affidamento diretto di regione Lombardia, che ha acquistato i kit della Diasorin. Il professor Baldanti, raggiunto telefonicamente da Gaetano Pecoraro, non aveva voluto rilasciare nessuna intervista, limitandosi a dire: “È una storia nella quale io non c’entro niente”.

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