Le 10 tigri partite da Latina dovevano finire a pezzetti in Cina? | VIDEO
A ottobre 10 tigri sono state spedite da Latina verso uno zoo in Daghestan, Russia. Ma al posto dello zoo c’era un negozio di liquori, tipica copertura per attività illecite. Quasi tutte le tigri sono state salvate al confine tra Polonia e Bielorussia
Dieci tigri sono partite da Latina dirette verso il Daghestan, una regione della Russia al confine con la Georgia e l’Azerbaigian. Le tigri però in Daghestan non ci sono mai arrivate perché sono state fermate sul confine tra la Polonia e la Bielorussia, a Terespol. Una è stata trovata morta, ma anche le condizioni delle altre erano ai limiti della sopravvivenza.
Tutto inizia l’estate scorsa. “A maggio uno zoo in Russia ci ha chiesto se potevamo dare delle tigri”. A parlare è Gaetano Montico, storico domatore di tigri. “Il viaggio è stato autorizzato dal ministero competente”, ci tiene a precisare. E infatti sui documenti di viaggio c'è il timbro dell’Asl di Latina, che autorizza un viaggio previsto di 21 ore.
Ma solo per arrivare a Terespol il camion impiega 46 ore, e mancava ancora metà del viaggio per arrivare in Russia! “Una gabbia era alta solo 60 centimetri, una tigre adulta è alta un metro e trenta”, ci spiega David Van Gennep, direttore dell’AAP, un santuario per animali in Spagna. E il camion era per cavalli, non per tigri, come specifica Roberto Bennati della LAV. Perché l'Asl di Latina ha approvato quel viaggio? Quando il camion arriva alla dogana bielorussa, inoltre, manca un documento, e così le tigri vengono rispedite in Polonia e restano chiuse nel camion per altri 6 giorni.
Quando le autorità polacche aprono il camion scoprono che una delle tigri è morta. Da quel momento il caso delle 10 tigri partite dall’Italia finisce su tutti i telegiornali in Polonia. Le condizioni in cui sono state trovate le tigri porta all’arresto e al successivo rilascio dei due camionisti italiani e del rappresentante dello zoo in Russia, giunto fin lì per cercare di riprendere le tigri.
Nel frattempo, stando a quanto ci conferma il procuratore capo di Latina Giuseppe De Falco, dall’Italia arriva il veterinario dell’Asl che porta il documento mancante necessario a proseguire il viaggio degli animali.
“Questo mi ha colpito molto, perché un veterinario parte dall’Italia per trasportare un documento?”. A chiederlo è Katarzyna Górniak, la giornalista di Tvn 24 Poland, che ha realizzato un documentario su questa odissea. Noi abbiamo provato a chiederlo proprio al veterinario, ma non ha voluto rispondere: “C’è un’indagine, potrei dire delle cose coperte dal segreto istruttorio”.
La procura di Latina infatti ha aperto un’indagine. È stata la Lav, ci spiega il direttore Roberto Bennati, “a fare denuncia per maltrattamenti”, ma non essendoci prove di trasporto irregolare ed essendo tutte le documentazioni corrette, il caso è stato archiviato e la Lav “si è opposta a questa archiviazione”.
La Polonia decide di sequestrare le tigri, e così il loro viaggio ha finalmente termine. Ma la giornalista polacca spiega a Giulia Innocenzi: “All’indirizzo dello zoo verso il quale erano dirette le tigri ci sarebbe un negozio di liquori. La tipica copertura per traffici illeciti. I funzionari della dogana russa mi hanno detto che poteva essere una copertura per trasportare le tigri in Cina. Il commercio illegale di animali selvatici è terzo nel mondo dopo droga e armi”.
Per fortuna il viaggio delle tigri sopravvissute ha avuto altre destinazioni. Quattro sono state accolte da uno zoo in Polonia e cinque in un santuario in Spagna. “Non ho mai visto tigri così impaurite. Erano tutte infestate dai parassiti”, ci racconta David, il direttore del santuario.
L'85% del commercio mondiale di tigri avviene in Europa, perché i circhi scambiano spesso gli animali fra loro. Ma mentre le tigri in natura sono tutelate, quelle nate e cresciute in cattività sono praticamente abbandonate a se stesse. Per questo Bennati ha una richiesta: “Introdurre da subito il divieto di commercio e di riproduzione di questi animali perché storie come questa non si ripetano”. Per raggiungere questo obiettivo la Lav ha lanciato una petizione, se anche voi volete fermare il commercio di animali esotici potete partecipare andando su questa pagina di change.org.