“La pandemia non esiste”: la strana storia del Tso a Dario Musso | VIDEO
Il 2 maggio Dario Musso subisce un Tso dopo esser andato in giro in auto gridando con un megafono che non esiste nessuna pandemia. Le immagini del momento in cui viene fermato hanno fatto il giro dell’Italia: la nostra Nina Palmieri è andata a parlare con lui per capire cosa è successo davvvero
“Sono chiuso nelle mani e nelle braccia. Non mi posso muovere, la situazione è indescrivibile”. Queste sono le parole di un ragazzo di 33 anni, Dario Musso, rinchiuso in un reparto di psichiatria dopo aver subito un Trattamento sanitario obbligatorio il 2 maggio. Le immagini di quel Tso sono diventate virali in rete e le potete rivedere nel servizio qui sopra.
Di quella storia si è discusso molto nei giorni seguenti e in tanti guardando quelle immagini si sono chiesti: è davvero necessario fare un Tso in quel modo? La dignità di Dario è stata rispettata? “I Tso sono delle ratio estreme”, ci spiega lo psichiatra Piero Cipriano. “Da riservare a pochissime persone che stanno in condizioni davvero singolari. Il povero Dario subisce una cattura, una caccia all’uomo: atterrato con la faccia sull’asfalto. Una spettacolarizzazione indecente”.
Per capire di più la nostra Nina Palmieri è andata a Ravanusa (Agrigento) a parlare proprio con Dario pochi giorni dopo aver subìto il Tso. “Sono un brutto anatroccolo, non voluto”, ci dice. Lui è un ragazzo particolare e controverso, così come alcuni dei video quantomeno discutibili che pubblica in Rete e che potete vedere qui sopra.
Il 2 maggio la mamma di Dario è a casa quando le squilla il telefono: “Era la dottoressa di famiglia, mi ha detto che le avevano telefonato i carabinieri e il sindaco per mio figlio”. A quel punto lei dà al medico il numero di Dario. Però, quando la dottoressa lo chiama, sembra si sia qualificata come ‘la dottoressa di Canicattì dei servizi sociali’. “Mi ha detto: mi raccomando Dario, ci hanno contattato i carabinieri, la devi smettere di andare in giro dicendo che non c’è nessuna pandemia. Se non la smetti e non ti curi dobbiamo prendere precauzioni’”, racconta proprio Dario.
Lui però si accorge che al telefono c’è la sua dottoressa di famiglia. Dario esce di casa arrabbiato e con un megafono, girando per le strade di Ravanusa dicendo che non c’è nessuna pandemia. A Nina Palmieri dice che era consapevole di poter essere denunciato per reati comuni. Nel frattempo però parte la richiesta di Tso. “La mia dottoressa non mi aveva visitato”, racconta. E se fosse vero, sarebbe strano perché prima di un Trattamento sanitario obbligatorio sarebbe opportuno aver almeno prima incontrato la persona in questione.
“Non si può risolvere con una proposta telefonica, proponendo cure, e, se il soggetto rifiuta quel no, diventa l’innesco del Tso”, ci dice il dottor Cipriano. Quella mattina comunque Dario viene fermato dalle forze dell’ordine e subisce il Trattamento sanitario obbligatorio.
Il Tso, per essere lecito, deve essere convalidato da un secondo medico dopo la proposta del primo. Dario nega che ci sia stata una visita, ma a sentire il vigile “la dottoressa c’ha parlato con lui all’interno della macchina”, chiedendogli di uscire dal mezzo. È una prassi normale convalidare un Tso dopo aver parlato con qualcuno attraverso il finestrino di una macchina? “No, è come il parlare attraverso il telefono”, ci spiega Cipriano.
La diagnosi, formulata dalla due dottoresse, è “scompenso psichico con agitazione psico motoria”. “Una non diagnosi di una vaghezza straordinaria”, dice Cipriano. Ma come si è arrivati a questa diagnosi, se il primo medico si è limitato a una telefonata e il secondo forse gli ha parlato attraverso il vetro di una macchina? “Il Tso era programmato dalla mattina”, dice uno dei vigili. “Il ragazzo purtroppo non è stato sedato in quel momento perché stava protestando… per i giorni prima, con i video che ha fatto. Quello del cacciavite…”.
Se fosse vero, possibile che la diagnosi sia stata basata sui video postati sui social? “Non puoi tu, solo sulla base di questi, decidere che lui ha un disturbo psichico, non basta”, ci dice Cipriano. Per capire se la diagnosi sia davvero stata basata su quei video, Nina Palmieri ha cercato le due dottoresse in questione che però non hanno voluto commentare. Avremmo voluto parlarne anche con il sindaco, che è colui che emette l’ordinanza per il Tso. Il sindaco però non ci ha risposto al telefono.
Tornando a Dario, dopo aver subito il Tso viene portato in ospedale. Viene ricoverato in psichiatria e i suoi familiari nel frattempo raccontano che “non sapevamo cosa era successo”, ci dice il fratello. “Lo abbiamo saputo da Facebook”, aggiunge la madre. I genitori così vanno in ospedale, ma “non me lo facevano vedere né sentire”, ci dice. Al terzo giorno di ricovero anche il fratello va al nosocomio, ma una dottoressa gli dice che a causa del coronavirus le visite sono sospese.
Il fratello prova allora a contattarlo telefonicamente, ma come potete sentire dalle telefonate nel servizio sembra che non sia possibile parlargli. Dario dice di essere rimasto legato al letto per cinque giorni. La madre racconta di essere tornata in ospedale ma questa volta riesce ad avvicinarsi al reparto: “C’era una finestra, sentivo lui che diceva ‘mamma’, mi straziava il cuore non poterlo né vedere né aiutare”.
Dopo quattro giorni di ricovero, finalmente riescono a parlare con Dario. Dopo sette giorni, esce dall’ospedale nelle condizioni che potete vedere nel servizio: “I miei scopi nella vita sono stati annullati in un attimo”. Intanto, sono partite delle indagini che speriamo facciano presto luce su quanto realmente accaduto. Anche la famiglia si è mossa con una denuncia per “sequestro di persona e anche tortura”, ci dice il fratello.