Violenza sulle donne: l'inferno durante il lockdown | VIDEO
Picchiata perché suonava il flauto, presa a calci e pugni per strada, strangolata dal fidanzato infermiere come lei. Veronica Ruggeri, che ha sentito anche la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, parte dai drammi di queste tre donne per parlarci dell’aumento, con dati mondiali triplicati, della violenza sulle donne durante la quarantena
Stiamo cominciando a uscire ma per più di due mesi durante la quarantena c’era un solo posto che poteva proteggerci dal coronavirus: la nostra casa. Per alcune persone quelle quattro mura non sono però un luogo sicuro. Sono le vittime dell’"epidemia silenziosa”, quelle della violenza sulle donne con un aumento in Italia del 74% delle richieste di aiuto durante la quantena. In tutto il mondo, secondo l'Onu, i casi sono triplicati.
In un video diventato tristemente virale nel nostro paese si vede una donna che suona il flauto sul balcone, esce un uomo, forse il marito, che la picchia dopo una lite. Un altro video da Bari mostra una donna presa violentemente a calci e pugni per strada dal fidanzato. Denunciare è ancora più difficile: come fai se sei costretto a vivere con chi ti maltratta? Anche per i centri per l’accoglienza ci sono stati poi problemi durante il Covid.
Veronica Ruggeri ci racconta di una segnalazione arrivata da una donna: “Subisco di violenza psicologica e fisica da mio marito sotto l’effetto di alcol e droga, la mia paura è che prima o poi mi tolga la vita, aitatemi. Vorrei spiegarvi tutto ma il mio telefono ce l’ha sempre lui”. Ci inventiamo allora un messaggio in codice quando risponde lei, poi capiamo che può parlare. Ci dice che “il problema è risolto, abbiamo avuto momenti particolari però ho cercato di risolvere tutto per il bambino”. La conversazione prosegue, ci assicura che nel caso chiederà di nuovo aiuto.
La donna di Bari non aveva denunciato il fidanzato ma i carabinieri l’hanno individuato grazie al video e arrestato. Abbiamo parlato anche con la donna del flauto. Il marito è vicino, dice che quello che si vede nel video era la prova di una recita, botte comprese. Ci dice che quella scena l’hanno “provata in sala tantissime volte”. Si sente il marito dire: “Stai parlando con Le Iene?”. Lei ripete che “lui stava recitando per le prove”. Incontrarci? “Non so quanto mi posso muovere”. Qualcuno deve aiutarla. Perché durante questa quarantena molte donne sono morte per le violenze di compagni, fidanzati e mariti. L’ultima è Lorena, infermiera come il fidanzato di una vita che l’ha strangolata e uccisa perché pensava gli avesse trasmesso il virus.
Tutto questo mentre da due anni le associazioni contro la violenza sulle donne non ricevono fondi dal governo, ora c'è un primo stanziamento. C’è anche un caso Lombardia, la regione chiede infatti che vengano forniti i codici fiscali delle donne che si rivolgono ai centri, quando in tutto il mondo si cerca di tutelarne al massimo l’anonimato.
"Ci sono state quasi duemila richieste in più di aiuto rispetto al mese di aprile, era un dato prevedibile, sapevamo che per tante, troppe, donne la casa è il luogo della violenza subita, taciuta, a volte anche non riconosciuta”, ci ha detto la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti. “Il governo ha erogato trenta milioni di euro da destinare ai centri antiviolenza, questi soldi vengono affidati alle Regioni che autonomamente decidono di ripartirli tra i vari centri, creando dei rallentamenti. Il nostro paese deve essere semplificato nelle procedure”. E il "caso Lombardia"? “Credo che la situazione si potrebbe risolvere anche in conformità a questi principi internazionali, garantendo effettivamente un processo di anonimato, e su questo stiamo lavorando”. Il ministro conclude così: “Io credo che l’Italia stia facendo di tutto, se sta facendo abbastanza? No, nel senso che non si fa mai abbastanza contro la violenza perché anche ci fosse una sola vittima di violenza, a quella vittima noi dobbiamo ulteriore impegno”.