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Vitalizi d'oro ai parlamentari: sta tornando la casta? | VIDEO

In questi giorni è pendente in Senato il ricorso di 771 ex senatori, ai quali la riforma di un anno fa ha tagliato pesantemente i vitalizi d’oro che avevano maturato, per tornare al vecchio sistema. Filippo Roma ha sentito alcuni senatori, tra cui Caliendo, il presidente della commissione che deciderà se ripristinare i vitalizi di un tempo

Tornano i vitalizi per la casta dei politici? In questi giorni al Senato si deve decidere se i vitalizi d’oro di cui godevano deputati e senatori fino a un anno fa, debbano essere riassegnati nella stessa misura. Questo grazie al ricorso pendente di 771 ex senatori, che hanno subìto pesanti decurtazioni dell’indennità dopo la riforma congiunta di Camera e Senato.

Ce lo conferma Sergio Rizzo, uno che dal libro “La Casta” in poi si è occupato spesso e bene delle furbate dei nostri politici. “Che sta succedendo? Bella domanda…Si sta discutendo di un ricorso: al Senato pare siano circa 700 che vogliono riavere il vitalizio come prima, prima del taglio che è stato imposto”.

Nel dibattito che inevitabilmente ne è scaturito, c’è chi dice che si tratterebbe di “diritti acquisiti” e quindi da non toccare. Ma Sergio Rizzo, su questo punto, non ha dubbi: "Vorrei ricordare a chi dice questa cosa che noi comuni mortali i diritti acquisiti ce li siamo visti toccare migliaia di volte, soprattutto sul versante delle pensioni. Basta dire che facciamo il caso di un lavoratore che è stato assunto con un contratto e con un sistema che prevedeva la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi. Adesso si trova a doverne avere 42, e questo che cos’è se non un intervento sui diritti acquisiti, no? A un certo punto hanno deciso che la rivalutazione Istat non si faceva più secondo, appunto, i parametri stabiliti per tutte le pensioni ma soltanto per quelle fino a un certo importo. Quelli sopra si attaccavano, no? E quello che cos’è se non un intervento sui diritti acquisiti…”

Filippo Roma e Marco Occhipinti, in questo nuovo servizio, indagano sul rischio reale del ritorno della casta, recandosi alla manifestazione romana indetta dai 5 Stelle proprio contro i vitalizi. Una manifestazione che non ha accolto Filippo Roma e la sua troupe proprio benissimo. Prima però di raccontarvi quello che è successo alla manifestazione, facciamo un passo indietro.

Circa un anno fa la Camera approva il provvedimento che taglia i vitalizi ai parlamentari, i cui assegni vengono adesso ricalcolati in base al metodo contributivo. Prima di allora infatti deputati e senatori avevano dei vitalizi che maturavano con delle regole molto vantaggiose rispetto al resto dei pensionati italiani: bastava anche solo un giorno o una settimana da parlamentare per maturare un vitalizio di molto superiore ai contributi versati e a volte percepito già a un’età molto giovane.

Gli esempi negativi, a questo proposito, davvero non mancano. Come nel caso dell'ex onorevole Giuseppe Gambale, uno dei tanti baby pensionati del parlamento italiano che con soli 14 anni di lavoro alla Camera dei Deputati si è ritirato nel 2006 alla tenera età di 42 anni e da allora ogni mese “si becca” ben 8.445 euro al mese di vitalizio. O come l'onorevole Pezzana, ex deputato radicale, a cui sono bastati soli otto giorni in carica alla Camera per portare a casa un vitalizio di circa 2.200 euro al mese. O come ancora Piero Craveri, anche lui ex radicale, con i suoi 2.159 euro al mese, un vero “recordman” considerato che non ha mai partecipato neanche a una seduta del Senato.

Filippo Roma lo incontra: ”È un immenso piacere conoscere il recordman in assoluto dei baby pensionati in parlamento, è un fenomeno lei, con sette…”. Ma lui non la prende benissimo:”Devo prendere un treno! Cristo!”. “Al Senato lei non c’è mai stato giusto?”, gli chiede la Iena. “Al Senato ci sono stato, in biblioteca”, è la sua disarmante risposta. “Non ha mai pensato di rinunciare a 'sta pensioncina?”, chiede ancora Filippo Roma. “No…eh ce l’ho…”

Qualche tempo fa avevamo incontrato anche l’ex consigliera regionale e pasionaria della causa irredentista Eva Klotz, con i suoi 946.000 euro intascati addirittura in anticipo. E lei, che in passato aveva detto che con una scopa avrebbe voluto spazzare via il tricolore italiano e "tutti i mali che l’Italia ha portato al Sudtirolo", si era giustificata così: ”Allora prima lei lavori come io, 31 anni come consigliera regionale…”

A dire il vero, prima della riforma dei vitalizi, noi de Le Iene avevamo provato a far mettere d’accordo le due forze politiche che sulla carta si dicevano concordi a ridimensionare questi insostenibili privilegi: 5stelle e Pd. Avevamo infatti provato a far impegnare i 5 stelle a votare la proposta dell’esponente Pd Richetti, proprio sul ricalcolo dei vitalizi d’oro di una volta. Lo stesso esponente M5S Alessandro Di Battista ci aveva detto: “Se finalmente questi decidono di mettere in calendario questa proposta Richetti noi la votiamo! La votiamo e facciamo tre capriole insieme, se loro dovessero votarla”. 

Ma nonostante lo stesso Richetti ci aveva confermato: “Abbiamo la maggioranza per ricalcolare i vitalizi”, dopo un pressing asfissiante su di lui, il capogruppo del partito democratico Rosato ci aveva gelato”. Della proposta Richetti non c’è traccia sul calendario. Non so perché”. Nulla di fatto, insomma.

All’improvviso però accade quello che non ci saremmo mai aspettati, abituati come siamo alla politica del Belpaese: gli uffici di presidenza di Camera e Senato riescono ad approvare un nuovo regolamento, che prevede il ricalcolo dei vitalizi del passato già maturati. Un ricalcolo non più basato sullo stipendio percepito, cioè con il metodo retributivo, ma sulla base dei contributi effettivamente versati, cioè con il metodo contributivo (vale a dire lo stesso imposto a tutti italiani dalla riforma del ministro Fornero nel 2012, ndr).

Una riforma “epocale”, che Sergio Rizzo sintetizza con queste parole. "C’è stato chi si è ritrovato la busta paga tagliata del 70%, addirittura dell’86%”. E questo forse il motivo principale per cui adesso, proprio quei senatori che si sono visti decurtare in modo così importante il proprio vitalizio, hanno deciso di fare ricorso... E non manca neanche, in tutta questa vicenda, un vero paradosso. “Fanno come gli pare", spiega ancora Rizzo. "Tant’è che la commissione che dovrebbe giudicare il ricorso è formata dai senatori, che devono essere loro a dire se i loro colleghi devono avere il taglio oppure no”.

Facciamo due conti. Se la commissione del Senato dovesse ora accogliere il ricorso dei 771 senatori, abolendo il ricalcolo dei vitalizi di un tempo, questo porterebbe a un esborso per le nostre tasche di ben 339 milioni di euro a legislatura! Filippo Roma decide allora di andare a sentire il parere di alcuni senatori, per conoscere la loro opinione sul possibile ripristino dei vecchi vitalizi alla “casta”. Si parte con il senatore Martelli, che non la prende benissimo: “Io con lei non parlerò mai più in vita mia, se non mi toglie quel microfono glielo spacco in testa”.

Lo avevamo incontrato ai tempi dello scandalo “Rimborsopoli”, cioè quello di alcuni onorevoli pentastellati che dichiaravano di restituire parte del loro stipendio in un fondo per i piccoli imprenditori mentre invece di nascosto revocavano il bonifico, per tenersi i soldi in tasca. Uno scandalo a seguito del quale proprio il senatore Martelli aveva lasciato i cinque stelle, approdando al gruppo misto.

Andiamo poi dal senatore Caliendo, presidente della “Commissione contenziosa” che dovrà decidere sul ricorso, al quale Filippo Roma fa notare: “Detto fra noi, voi parlamentari avete avuto per tanti anni un trattamento previdenziale di super favore che i cittadini se lo sognano…”. Ma lui risponde così: “Lo vuol capire, lo vuol capire che avrei avuto applicando il taglio fatto l’anno scorso dalla camera e dal senato avrei diritto a 150 euro in più basta… Se ne rende conto quindi che tutte le fesserie dette in questi giorni”. Filippo Roma lo incalza: “Io dico, una volta tanto che i politici vengono equiparati agli italiani, questi subito a fare ricorso”. E lui: “Non è vero che vengono equiparati agli italiani”.

“Beh il vitalizio è stato ricalcolato con il sistema contributivo come tutti gli italiani”,  gli ricordiamo, ma il senatore Caliendo ribatte: “Agli italiani è mai stato ricalcolato, no, né con la legge Dini né con la legge Fornero, basta!”

“Vabbè, lei non ci vuol dire se però è vera sta storia che gira che in realtà è tutto già deciso?”. “Ma guardi scusi ma è talmente ridicolo, ecco, non posso mai discutere di cose ridicole”. E se la senatrice Cinque Stelle Paola Taverna e la Presidente del Senato Casellati si rifiutano di rilasciare dichiarazioni sull’argomento, il senatore Gasparri spiega: “Tutti hanno diritto a fare un ricorso, anche lei. Credo che gli sprechi vadano combattuti e che vadano combattuti a 360 gradi… perché l’indignometro… io ho inventato l’indignometro: una macchina, tu metti i fatti e si vede quant’è l’indignazione, scatta in alcuni casi che comprendo, non scatta in altri, è un mistero, ci sono sprechi giganteschi…”

Per la senatrice di Forza Italia Gabriella Giammanco “si tratta di diritti acquisiti che purtroppo è anche difficile scalfire e dovrebbe essere anche secondo me una legge ordinaria a regolare tutto ciò”. E propone a Filippo Roma: “Dovrebbe andare da chi magari ha anche programmato io direi una vecchiaia considerando quell’assegno a fine mese…”.

Anche il senatore Renato Schifani prova a mettersi nei panni dei parlamentari “decurtati” del vitalizio: “Vi sono dei colleghi nel passato che magari non hanno esercitato l’attività professionale sapendo che poi avrebbero avuto un certo tipo di vitalizio e quindi tornando all’attività professionale avevano lo studio chiuso, mentre i pubblici dipendenti sono rientrati e magari hanno avuto ricostruita la carriera…”.

Gli fa eco il collega di Forza Italia Paolo Romani, che di quei 700 ex senatori che hanno fatto ricorso per avere indietro il vitalizio, spiega: “Pensavano che fosse un diritto acquisito… dal loro punto di vista, sì è una cosa ingiusta”. E poi però precisa: “Penso che uno dovrebbe avere la pensione commisurata a quanto ha pagato nel corso dell’attività parlamentare…Come tutti gli italiani, sì”.

Da subito solidale con la nostra posizione è invece il senatore leghista Roberto Calderoli, che spiega: “Abbiamo votato per l’abolizione, continueremo a mantenere quella posizione. Noi facciamo l’appello al nostro che non voterà per l’accoglimento del ricorso e quindi manterremo il taglio dei vitalizi”.

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