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Dopo 4 anni ancora niente processo: “L'assassino di mio figlio Niccolò Ciatti torna libero” | VIDEO

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Il dolore del papà di Niccolò Ciatti, ucciso a 22 anni il 12 agosto 2017 in una rissa in discoteca a Lloret de Mar in Spagna. Il processo inizierà solo tra novembre e dicembre e il ragazzo ceceno accusato dell’omicidio potrebbe venire così scarcerato. Noi con Veronica Ruggeri vi abbiamo raccontato quest’assurda tragedia

"Il ceceno che con un calcio ha ammazzato mio figlio tornerà libero. Mi sento svuotato, impotente". Luigi, padre di Niccolò Ciatti ucciso a 22 anni il 12 agosto 2017 in una rissa in discoteca a Lloret de Mar in Spagna, racconta il suo dolore.

Noi con Veronica Ruggeri vi abbiamo raccontato questa tragedia e abbiamo continuato a seguire tutti gli sviluppi delle indagini. "Il processo inizierà tra novembre e dicembre”, prosegue Luigi Ciatti, “ma questo comporterà in automatico la scarcerazione a breve del ceceno, perché entro i quattro anni previsti per la carcerazione preventiva, il processo non avrà comunque inizio". Parla di Rassoul Bissoultanov, 29 anni, rinchiuso nel penitenziario di Blanes dalla notte dell’omicidio.

La famiglia e gli amici del ragazzo di Scandicci (Firenze) sperano in una presa di posizione del nostro governo: “Non è più tempo di lettere formali, bisogna farsi sentire con la Spagna e lamentarsi ufficialmente per questa ennesima umiliazione. La cosa che ci fa arrabbiare è che il giudice istruttore dell’Audiencia Provincial de Girona ha tenuto dal 2019 l’inchiesta ferma. Se fosse riuscito a organizzare il processo e a fissare la data della prima udienza ora non saremmo in questa situazione. È come si ci avessero ammazzato per la seconda volta. Temiamo che Bissoultanov scompaia, che faccia perdere le sue tracce. Non credo resterà a Girona come non credo che torni a Strasburgo. E così a novembre si processerà un fantasma”.

È già successo qualcosa di simile. Nella rissa mortale erano stati coinvolti tre amici ceceni. Di questi Movsar Magomadov era stato arrestato il 5 febbraio scorso a Strasburgo, sua città di residenza su richiesta degli inquirenti italiani in un’operazione congiunta dei carabinieri del Ros e della Gendarmerie. È stato poi scarcerato in maggio dai giudici francesi che hanno negato l'estradizione e deciso di non convalidare il mandato di cattura europeo dalla procura di Roma e il conseguente trasferimento a Rebibbia. Non solo non verrà processato in Italia, ma di lui si sono già perse le tracce.

Veronica Ruggeri ha ricostruito nel servizio che vedete di qui sopra quella maledetta notte dell’agosto 2017. Partendo dalla testimonianza degli amici di Niccolò e dal racconto dei suoi familiari, ha incontrato anche uno degli aggressori. Dopo la rissa in discoteca erano stati arrestati altri due giovani ceceni ventenni, Movsar Magomadov e Kabiboul Kabatov, lottatori dell'arte marziale Mma che praticavano da diversi anni in Spagna come il primo. Nel luglio 2019 era stato rinviato a giudizio solo Bissoultanov. Anche la procura di Roma ha aperto un’inchiesta che aveva portato alla richiesta di estradizione e all’arresto nel febbraio scorso in Francia di Magomadov, rintracciato a Strasburgo su mandato di cattura internazionale emesso in Italia, scarcerato un mese fa e appunto ora di nuovo irreperibile.

Con la Iena torniamo all’agosto 2017. “L’11 era l’ultimo giorno in cui potevamo andare a ballare e fino all’ultimo eravamo indecisi”, raccontano gli amici di Ciatti. Verso le 23.30 sono in pista pronti a festeggiare la fine della vacanza. Ma succede qualcosa di inaspettato: “Si avvicinano in tre, sono molto grossi. Se la prendono con Niccolò e uno di loro lo aggredisce prendendolo per il collo”. Secondo la versione dei ragazzi a iniziare la rissa non è stato Rassoul Bissoultanov ma Movsar Magomadov: “Si era formato un cerchio enorme in tutta la pista, sembrava un ring. Niccolò era a terra e ho dei flash di questo ceceno che tirava dei calci preciso sulla tempia”.

Tutta questa follia è testimoniata da un video registrato all’interno della discoteca che potete all’interno del servizio. Dopo le botte i tre aggressori si allontanano. Niccolò perde conoscenza in 10 secondi, non la recupererà più. “Non aveva un graffio, perdeva solo sangue da un orecchio”, racconta uno degli amici. “Era sdraiato per terra, ansimava e aveva gli occhi che guardavano nel vuoto”. Sul posto arriva la polizia spagnola che tenta di rianimare Niccolò e cerca i tre ceceni che dopo la rissa sarebbero scappati da un’uscita d’emergenza. Niccolò viene portato in ospedale.

“Non aveva un graffio, ma non lo riconoscevo”, dice Ilaria, la sua ragazza, che dopo poche ore dall’Italia arriva in quella stanza di ospedale. “Era piena di macchinari che a ogni momento emettevano rumori”. Il 12 agosto Niccolò viene dichiarato clinicamente morto. Dopo poche ore, i tre aggressori vengono identificati ma solo Bissoultanov è rimasto in carcere perché sarebbe stato lui a scagliare il calcio finale che non ha lasciato scampo a Niccolò. “In 22 anni non ha mai avuto problemi. Non è mai andato a cercare né risse né altro”, racconta il papà. “Quello è un calcio che viene dato per uccidere e lui l’ha fatto volutamente. Non è stato nulla di imprevisto, Niccolò era già in ginocchio”.

Veronica Ruggeri, in questo servizio del 10 ottobre 2017, si mette sulle tracce di Khabiboul Koabatov e Movsar Magomadov che vivevano anche loro con le loro famiglie a Strasburgo. Incontriamo il primo. Fa il buttafuori proprio in una discoteca e ci parla di quella maledetta sera. “Non siamo entrati per divertirci ma per parlare con un amico di lavoro”, sostiene il ragazzo che ai tempi era 19enne. “Appena entrati siamo passati vicino al gruppo di Niccolò Ciatti, uno di loro ha spinto il piccolo Vandam”.

Si riferisce a Rassoul Bissultanov. “Quando siamo passati Niccolò ha spinto senza un motivo”, sostiene. “I due hanno iniziato a picchiarsi. Era da solo davanti a loro, si sentiva minacciato. Non so perché Rassoul si sia innervosito, per l’alcol o le droghe”. Sostiene che l’amico avesse preso anfetamine che lo avrebbero portato a perdere il controllo: “Non mi sento in colpa per quello che è successo, ma è una tragedia che una persona sia morta”. Gli amici di Niccolò, come abbiamo detto e come potete vedere qui sopra, danno però una versione completamente opposta. “Mi auguro che tanti ragazzi che erano presenti quella sera trovino la forza di parlare. Mio figlio poteva essere un loro fratello”, ci diceva il papà del ragazzo. “Non voglio vendetta, ma giustizia”.

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