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Assenteismo e furbetti del cartellino, 28 indagati a Palermo: “Anarchia amministrativa” | VIDEO

Nuovo clamoroso caso di “furbetti del cartellino” a Palermo: risultavano regolarmente al lavoro ma magari erano a fare la spesa o jogging. La Finanza: “Quasi assoluta anarchia amministrativa”. Competitiva con “il bomber dei furbetti”, che avrebbe incassato 15 anni di stipendio in un ospedale di Catanzaro senza mai lavorare un giorno e che abbiamo beccato con Antonino Monteleone

Risultavano regolarmente al lavoro ma in realtà erano andati a correre o a fare la spesa. La nuova inchiesta sui “furbetti del cartellino” riguarda alcuni dipendenti del Comune di Palermo e di società partecipate nei Cantieri culturali alla Zisa e ha portato a misure cautelari per 28 persone a vario titolo per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione. Tra queste figura anche un indagato per mafia.

Il malcostume sembra continuare dunque. In un paese che ha visto da poco smascherato “il bomber dei furbetti”, tra i più ricercati dai media di mezza Europa: avrebbe preso lo stipendio per 15 anni senza mai andare al lavoro. Noi con Antonino Monteleone siamo riusciti a incontrarlo in maggio nel servizio che vedete qui sopra.

Il generale della Guardia di Finanza Antonio Nicola Quintavalle Cecere, comandante provinciale di Palermo, parla per il nuovo episodio di “un contesto di quasi assoluta anarchia amministrativa”, con assenteismo “cronico”, “estremamente diffuso all’interno della struttura pubblica cittadina”, tanto da “essere considerato normale". Alcuni degli indagati avrebbero costituito delle vere e proprie "squadre di lavoratori assenteisti” organizzati per reciproche timbrature multiple dei badge. A incastrare i furbetti sono state le telecamere piazzate dai finanzieri, in poco più di tre mesi sono stati registrati oltre mille casi di infedeltà nell’attestazione degli orari con circa 2.500 ore dichiarate e mai lavorate.

Tantissime, anche se non possono eguagliare il record di Salvatore Scumace che, secondo le indagini della Guardia di Finanza, si sarebbe intascato 15 anni di stipendio in un ospedale di Catanzaro senza presentarsi mai al lavoro. Anche in quell’ospedale purtroppo ci sarebbero stati dipendenti che arrivavano, timbravano e invece di andare al lavoro facevano altro: chi se la spassava alle macchinette di videopoker, chi andava a farsi due passi. E anche qui c’erano anche gli altruisti… timbravano e timbravano per altri colleghi che non si presentavano a lavoro.

Come vedete qui sopra, Antonino Monteleone incontra prima l’avvocato Francesco Procopio, il nuovo commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Catanzaro, con cui cerchiamo di ricostruire la storia di Scumace che sulla carta faceva parte di un ufficio con una funzione molto importante: “Un gruppo di persone che sta in ospedale e si occupa della prevenzione degli incendi”. È il 2005: “Scumace non ci va mai, tanto è vero che non risulta inserito nei turni di servizio”. Ma come fa a sfuggire a quei turni? “Nessuno sapeva chi fosse perché non aveva timbrato neppure una volta, il sistema non l’ha mai agganciato. Veniva pagato solo sul fatto di essere dipendente”.

I mesi passano e diventano anni. Ma quella strana matricola invisibile a un certo punto desta dei sospetti. “Ci sono state segnalazioni da parte del responsabile”, prosegue l’avvocato. Ma, secondo quanto emerge dalle indagini, sarebbe accaduta un’altra cosa gravissima. Dopo aver fatto le segnalazioni, la responsabile dell’ufficio di Scumace “viene avvicinata da un soggetto diverso che gli dice di lasciar perdere, che potrebbero esserci dei problemi”. Dopo questo, l’uomo torna nell’oblio. E in 15 anni di stipendio “il bottino”, secondo le indagini, avrebbe superato i 500mila euro.

Poi arriva il peccato di gola, quando l’azienda ospedaliera stava distribuendo i premi di produzione per alcuni dipendenti: “Lui si presenta in azienda a protestare perché non ha ricevuto il premio di produttività”. L’ospedale fa un incrocio dei dati e scopre l’inghippo.

Ma come è possibile che i vari dirigenti per tanti anni non si siano accorti di nulla? Monteleone va a parlare con chi, secondo le indagini, avrebbe delle responsabilità. E anche da Scumace per chiedergli come abbia fatto, mentre i media di mezzo mondo cercavano di incontrarlo perché del suo caso hanno parlato in tantissimi tra cui, solo per citare due casi, la Bbc e il New York Times.

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