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Il buco dell'ozono ora è più grande dell'Antartide: “Ma si chiuderà entro il 2050” | VIDEO

Il buco dell'ozono quest'anno ha raggiunto un'estensione superiore a quella dell'Antartide, una delle più grandi e profonde degli ultimi anni. “Tuttavia ci aspettiamo che si chiuda entro il 2050”, ha detto Antje Inness, del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche. Merito del successo del Protocollo di Montreal, che però non siamo riusciti a replicare in altri campi

Il buco dell'ozono quest'anno ha raggiunto un'estensione superiore a quella dell'Antartide, una delle più grandi e profonde degli ultimi anni. A mostrarlo sono le osservazioni di un satellite del programma Copernicus, gestito dalla Commissione europea e Agenzia spaziale europea. Il dato è stato reso noto il 17 settembre, data della Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono. 

Lo strato di ozono è uno schermo fondamentale per intercettare le radiazioni solari letali per la vita sulla Terra. Il buco in questo strato si forma ogni anno durante la primavera australe, tra agosto e ottobre, e raggiunge il massimo tra metà settembre e metà ottobre. Quest'anno, dopo una condizione iniziale piuttosto nella norma, è aumentato notevolmente la scorsa settimana ed è adesso più grande del 75% rispetto alle misure medie rilevate in questo stesso periodo dell'anno a partire dal 1979.

"Seppur simile a quello del 2020, quest'anno il buco dell'ozono si è trasformato in uno dei più duraturi mai registrati", ha detto Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus atmosphere monitoring service. Per Antje Inness, del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio, "il monitoraggio del buco dell'ozono al Polo Sud va interpretato con cautela, visto che le dimensioni, durata e concentrazioni sono influenzati dai venti locali. Tuttavia ci aspettiamo che si chiuda entro il 2050". 

Con la fine della stagione primaverile dell'emisfero australe, quando le temperature nella parte superiore della stratosfera cominciano a salire, l'impoverimento dell'ozono rallenta, il vortice polare si indebolisce e, infine, si rompe, portando i livelli di ozono alla normalità entro dicembre.

Il buco dell’ozono è stato scoperto sul finire del 1985 e la maggior parte della comunità scientifica è concorde sul fatto che le dimensioni e l’estensione del fenomeno siano causate dall’attività umana. In particolare per contrastare l’ampliamento del buco dell’ozono nel 1987 è stato approvato il Protocollo di Montreal, al fine di diminuire l’emissione nell’atmosfera dei gas ritenuti responsabili del fenomeno.

Uno studio del 2018 mostra come il Protocollo sta funzionando, e la quantità di ozono nella stratosfera abbia ripreso a salire in coincidenza con la diminuzione dei gas inquinanti. Un successo finora, che purtroppo però non siamo stati capaci di replicare in altri ambiti dell’inquinamento causato dall’uomo.

Basti pensare agli accordi di Parigi sul clima: la promessa di impegnarsi a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi è stata finora disattesa. “Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche”, ha detto il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi. Un punto di non ritorno insomma, di cui ci aveva parlato anche la nostra Nadia: potete rivedere il suo servizio in testa a questo articolo.

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