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Coronavirus, la nuova paziente 1 italiana positiva il 10 novembre 2019: quando è nata davvero la pandemia?

Il caso della donna italiana positiva al Covid a novembre 2019 conferma la tesi per cui il coronavirus sia nato ben prima della sua scoperta a dicembre a Wuhan, in Cina: si tratta del “più antico riscontro della presenza del virus in un essere umano”. Le domande sull’origine - e su quando sia arrivato in Italia - restano però largamente senza risposta e l’Oms sta ancora studiando la nascita del nuovo virus: noi de Le Iene abbiamo approfondito una possibile teoria

Continua a non fermarsi la corsa del coronavirus, che negli ultimi giorni è tornato a crescere in tutta Italia lanciando l’allarme per l’arrivo della terzo ondata. Ma se il virus prosegue a marciare in avanti, sembra che lo stia facendo anche all’indietro: un gruppo di ricercatori guidati da Raffaele Gianotti dell’università di Milano ha infatti retrodatato il “paziente uno” italiano al 10 novembre 2019

Si tratta di una donna milanese di 25 anni, la cui positività sarebbe stata individuata grazie a un campione di pelle prelevato per una biopsia in quella data. Una scoperta importantissima, perché aiuta a far luce su alcune domande ancora rimasta senza risposta: quando è nato il nuovo coronavirus? E quando è arrivato in Italia? Perché, ricorda l'università di Milano, “sulla base dei dati presenti in letteratura mondiale questo è il più antico riscontro della presenza del virus in un essere umano”.

Originariamente il primo caso individuato era di un paziente maschio nella città di Wuhan, in Cina, il primo dicembre 2019. Bisognerà però aspettare fino a gennaio 2020 per comprendere che si trattava di un nuovo virus. Sappiamo invece che il primo caso di contagio avvenuto in Italia è stato ufficialmente tracciato il 17 febbraio 2020.

La scoperta di una paziente positiva in Italia il 10 novembre è un ulteriore tassello che conferma l’ipotesi che il coronavirus circolasse ben prima della scoperta dei primi casi. Non è però ancora chiaro quando il virus abbia fatto il “salto”: la teoria scientifica a oggi più accreditata indica il pipistrello come animale in cui sarebbe nato il virus, e ci sarebbe stato un passaggio intermedio prima del contagio umano. Non è ancora ufficialmente chiaro quale possa essere stato questo animale. 

Proprio per cercare di rispondere a tutte queste domande l’Oms ha deciso di inviare una missione a Wuhan, il presunto luogo di nascita della pandemia. Gli scienziati sono arrivati oggi, 11 gennaio, in Cina, dopo giorni di tensioni in cui il governo di Pechino sembrava non voler collaborare con l’autorità sanitaria dell’Onu. 

Noi de Le Iene abbiamo approfondito una possibile teoria sulla nascita del coronavirus: abbiamo analizzato alcune circostanze  e un possibile legame tra laboratori di biocontenimento statunitense e cinesi. E’ possibile, anche alla luce della nuova scoperta, che il virus sia esploso a Wuhan ma non sia davvero nato lì? 

Il governo americano di Donald Trump ha in passato accusato la Cina non solo di aver visto nascere il virus nel proprio territorio, ma anche di ritenerla colpevole della sua diffusione tramite il laboratorio di Wuhan. Di contro il governo di Pechino ha sostenuto la tesi secondo cui potrebbe essere stato l’esercito americano a portare in Cina il coronavirus, in occasione delle olimpiadi militari svoltesi proprio a Wuhan nell’ottobre del 2019 e cui hanno partecipato molti soldati statunitensi.

Un evento, quello delle olimpiadi militari, che ha raccolto 10mila persone provenienti da oltre 100 paesi. Le accuse di Pechino sono solo schermaglie politiche, o potrebbe esserci un fondo di verità? Potete rivedere il nostro servizio in testa a questo articolo.

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