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Il cyberbullismo oggi e il racconto di Giulio Golia: “Da piccolo mi davano del chiattone” | VIDEO

Cyberbullismo vittime racconto

Giulio Golia ci racconta un pezzetto della sua infanzia. Anche lui è stato vittima di bullismo quando da piccolo. Ne avevano invece 15, Andrea Spezzacatena, “il ragazzo dai pantaloni rosa”, e Carolina che non hanno più sopportato gli insulti dei bulli. Dalle loro tragedie sono nate battaglie che hanno portato anche alla prima legge in Italia e in Europa di prevenzione al cyberbullismo. Un altro dato allarmante arriva intanto dopo la pandemia: sono in aumento anche i casi di sexting e di pedopornografia online

“Da piccolo i miei compagni di classe mi prendevano in giro chiamandomi ‘terrone, campanaro e chiattone’”. Giulio Golia non ci racconta solo la storia di qualcuno, ma anche un pezzettino della sua infanzia. “Non avendo la forza di reagire stavo zitto, usavo tute larghe per camuffare il mio essere grasso. Ho perso il sorriso e un giorno ho iniziato a usare le mani per farmi rispettare: stavo diventando come loro. Dopo una lezione di judo sono cambiato totalmente, la mia rabbia la sfogavo sul tappeto”.

La storia di Giulio testimonia che bulli e bullizzati ci sono sempre stati. “Io dovevo affrontare solo 10, 20, 30 di loro che mi sfottevano, ora è tutto diverso perché c’è internet e ci possono essere 100mila persone che dicono tutto il giorno le stesse cose”. Una volta finiti nel vortice è difficile uscirne. Oggi le vittime di cyberbullismo sono sempre più giovani e non hanno gli strumenti per difendersi. “La pandemia ha accelerato in modo potentissimo questo fenomeno”, dice Nunzia Ciardi, direttore del servizio Polizia postale e delle comunicazioni.

Flavia ha vissuto un bullismo sia fisico che virtuale, oggi porta la sua testimonianza nelle scuole per sensibilizzare altri ragazzi. È iniziato tutto in terza elementare con quaderni e libri strappati, poi alle medie la violenza sale di livello. “Mi chiamavano maiale, mi sentivo inutile, non volevo più fare nulla”, racconta Flavia. “Mi hanno fatto una foto facendola girare su Facebook con una frase: balena, ridacci Pinocchio”. Sono arrivati ad augurarle la morte per il suo aspetto fisico che però era dovuto da una malattia. Flavia si sentiva impotente, tutto cambia quando la scuola organizza un incontro con la mamma di Andrea Spezzacatena, un ragazzo che a 15 anni si è impiccato nella sua cameretta perché lo chiamavano “il ragazzo dai pantaloni rosa”. Ma lui non è l’unico che non può raccontare la sua storia: Carolina a 14 anni se n’è andata dopo aver scritto una lettera. “Spero che adesso sarete più sensibili con le parole”, ha scritto prima di aprire la finestra e farla finita. Grazie alla battaglia di suo papà, Paolo Picchio, abbiamo la prima legge in Italia e in Europa di prevenzione al cyberbullismo.

“Anche un like è una pietra lanciata su quella persona che è già caduta a terra. Non si fa ed è illegale, quasi sempre ci sono persone che cadono dalle nuvole che non hanno la minima percezione di quello che hanno commesso”, commenta Ciardi. C’è anche un altro fenomeno allarmante: il sexting, lo scambio di immagini dal contenuto sessualmente esplicito. “Abbiamo trattato il 130% in più di casi di pedopornografia online. Nell’anno della pandemia si è abbassata l’età media delle vittime nella fascia tra 0 e 9 anni”.

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