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“Bambino porta cocomella”: l'esame farsa di Suarez

Gli inquirenti avevano ripreso con una telecamera nascosta l’esame d’italiano di Luis Suarez in settembre e il video e le sue parole circolano oggi. Quell’esame, per avere la cittadinanza italiana e passare alla Juventus (l’affare è poi sfumato), sarebbe stato concordato perché il calciatore uruguaiano non conosce la nostra lingua. “Hermano”, “cocomella” e altre perle sembrano confermarlo, com’era già successo con i nostri Corti e Onnis!

“Mi chiamo Luis… sono calciatore professionista". Ora c’è anche un video che circola con tutto l’esame farsa di italiano sostenuto dal calciatore Luis Suarez all'Università per stranieri di Perugia. Con tutte le sue parole. È stato girato con una microcamera messa nella plafoniera dagli inquirenti e figura agli atti dopo l’avviso di chiusura delle indagini.

L’attaccante uruguaiano, al tempo al Barcellona e oggi all’Atletico Madrid, aveva sostenuto il 17 settembre scorso quell’esame per poter passare alla Juventus senza entrare in “quota extracomunitari” (l’affare poi non andrà in porto). Doveva ottenere la certificazione linguistica B1 per ottenere la cittadinanza italiana. L’ipotesi delle indagini, che scatenarono subito immediate e fortissime polemiche, è che tutto fosse stato concordato facendogli avere le domande in anticipo perché non sa l’italiano. E in effetti, nonostante l’aiutino improprio, molte parole che usa sembrano confermarlo.

Noi, con il servizio dell’8 ottobre scorso di Stefano Corti e Alessandro Onnis che vedete qui sopra, eravamo andati a interrogare in italiano prima tre campioni nostrani Antonio Cassano, Nicola Ventola e Christian Abbiati, poi eravamo andati a parlare direttamente con Luis Suarez che anche in quell’occasione non aveva in effetti brillato nella nostra lingua!

“Ho cinque hermano” (cinque fratelli, evidentemente), dice per esempio durante l’esame Suarez, che usa spesso in realtà i verbi solo all’infinito, senza declinarli. Descrive così un'immagine: “Ci sono quattro persone, papà, mamà e bambino e bambine a fare cibo. Il supermercato, la spesa. A mangiare, il bambino porta cocomella”. Il “pistolero”, secondo il suo soprannome calcistico, voleva dire “cocomero”. E non sono le uniche “perle” di un esame che non sembrerebbe meritare il buon livello di certificazione B1 che pure in un primo tempo gli era stata concesso.

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