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Morte di Gianmarco Pozzi a Ponza: caduta accidentale o omicidio? | VIDEO

Con Giulio Golia e Francesca Di Stefano vi parliamo della morte di Gianmarco Pozzi, il 9 agosto scorso a Ponza a 28 anni. Lo facciamo partendo da una foto e ripercorriamo i molti lati oscuri di questa storia con le indagini della famiglia, che crede si tratti di un omicidio e non di una caduta e di un’intossicazione da cocaina. Ecco perché tra testimonianze, sospetti sugli ambienti di spaccio, un’autopsia mai fatta e una clamorosa perizia. Mentre il pm ora indaga per omicidio volontario

Gianmarco Pozzi è morto a 28 anni il 9 agosto scorso sull'isola di Ponza. Con Giulio Golia e Francesca Di Stefano ci chiediamo, seguendo le indagini fatte in proprio dalla famiglia se sia trattato davvero di una caduta legata a un’intossicazione da cocaina o se possa trattarsi di un omicidio.

Partiamo da uno scatto di qualche anno fa a Ponza di Giulio Golia e Gianmarco, che lavorava già come buttafuori in alcuni locali dell’isola. Poi la Iena ci racconta di aver visto la sua foto da morto sui giornali: “Sono qui a parlarvene perché in qualche modo glielo devo”. E perché i punti oscuri di questa brutta storia sembrano davvero tanti.

Li ripercorriamo seguendo le indagini dalla famiglia e raccogliamo anche il dolore e il ricordo di padre, madre e sorelle e del suo allenatore di kickboxing. Si parte dalla versione della caduta dall’alto di un muretto collegata con un’intossicazione da cocaina. I familiari non credono a questa versione.

Una sorella è andata subito sull’isola. Da allora registrano tutto, chiamano tutte le persone che possono sapere qualcosa. Accompagniamo i familiari ancora una volta a Ponza fino al luogo del ritrovamento del cadavere, dove sottolineano le tante cose che non tornerebbero nella ricostruzione. La madre si commuove, è la prima volta che vede quel posto.

“È stato ucciso”, sono convinti. Lo sono anche perché secondo loro le lesioni sul corpo non corrisponderebbero con la tesi della caduta. Ricostruiamo quei giorni di agosto fino all’ultima tragica notte, la vita con i compagni di stanza, le prime indagini, l’autopsia mai fatta, gli effetti personali di Gianmarco, la dinamica dei fatti, le testimonianze. Vi parliamo dei possibili sospetti sugli ambienti dello spaccio.

La famiglia ha chiamato come consulente di parte il professor Vittorio Fineschi, ordinario di Medicina legale alla Sapienza di Roma, noto per essere stato anche il consulente della famiglia di Stefano Cucchi. Solo pochi giorni fa ha consegnato alla procura un supplemento di 33 pagine alla sua prima relazione.

“Chiudere il caso dicendo che è caduto in preda a un delirio da cocaina? Non c’è evidenza scientifica”, dice Fineschi a Giulio Golia. E prosegue: “Le indagini tossicologiche, e faccio anche la chiosa, fatte benissimo, che ci dimostrano il tasso di cocaina, non ci possono indurre a dire che lui si è messo a correre scompostamente in un campo fino ad arrivare al muretto e precipitare di sotto. Dobbiamo ipotizzare che corresse, che è caduto, che si è arrotolato in questo campo, che poi si è rialzato, è andato ad impattare. Voi capite che diventa una cinematica un pochino troppo cinematografica”.

Gianmarco dunque, secondo questa perizia, non sarebbe caduto accidentalmente sotto effetto di “un'ingente quantitativo di cocaina”, come stabilito in un primo tempo, ma potrebbe essere stato invece picchiato e ucciso, forse nell’ambito di una spedizione punitiva che potrebbe essere collegata all’attività di gruppi di spacciatori. “Quando ho visto questo corredo fotografico ho detto che molte cose non erano coincidenti. Io ritengo sia giusto rivedere il caso”, dichiara ancora Fineschi.

Intanto è stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario e sono stati richiesti ulteriori chiarimenti al professor Fineschi. Nel servizio qui sopra potete vedere tutta la lunga e complessa ricostruzione. E tutti i molti i punti oscuri di questa storia che sembrano non tornare.

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