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Le Iene rispondono al prof. Roberto Burioni

Nel giugno 2020 Le Iene si sono interrogate, con due servizi a firma del giornalista Alessandro Politi, su un possibile conflitto di interessi del Prof. Burioni che nel corso della lunga pandemia ha partecipato con regolarità alla trasmissione Rai “Che tempo che fa”. 

Il 19 dicembre 2020 i due servizi sono stati oscurati dal sito Iene.it per ordine di un Gip del Tribunale di Milano su querela dello stesso Burioni. Nel Decreto si dice che Le Iene hanno veicolato “il falso messaggio per cui le opinioni scientifiche di Burioni in tema Covid 19 fossero orientate da interessi economici occulti”.

Burioni è Ordinario di Virologia presso l’Università Vita Salute del San Raffaele, qualifica con cui si è sempre presentato in televisione. Ma è anche consulente della casa farmaceutica Pomona, che ha depositato brevetti di anticorpi monoclonali (non per il Covid) e anche un test di validazione per vaccini antiinfluenzali. Sulla Tv pubblica ha affermato: “Avremo gli anticorpi monoclonali da somministrare, quindi una speranza nuova che si apre” e “Tutti dovremmo farci il vaccino antiinfluenzale”; e ancora, a proposito del plasma iperimmune come cura per il Covid: “Questi plasmi non sono un farmaco ideale, sono difficili e costosissimi da preparare”; “bisogna sincerarsi che il plasma non trasmetta altre malattie infettive, tutto quello che viene dal sangue è rischioso”; “il plasma delle persone guarite è disponibile in piccole quantità, non è che possiamo svenare i guariti”. 

Le Iene si sono chieste: caldeggiare le monoclonali ed enfatizzare criticità della cura col plasma non può tradire un conflitto di interessi, se a farlo è chi tratta di monoclonali?

Non abbiano veicolato informazioni false: ci siamo limitati, legittimamente, a porre domande ragionevoli.

Queste domande ci hanno portato a voler appurare la natura del rapporto tra il Prof. Burioni e la casa farmaceutica Pomona srl. La società è di proprietà di Gualtiero Cochis, a cui fanno capo diverse altre aziende che si occupano delle cose più disparate: dagli imballaggi alla lavorazione del cartone, autofficine, holding finanziarie, imprese di costruzioni, editoria. Abbiamo chiesto a Burioni che tipo di rapporto lo legasse a Pomona, ma il Professore si è sempre sottratto al confronto.

Abbiamo allora cercato Cochis e gli abbiamo proposto dei progetti per la sua azienda farmaceutica. Tramite la sorella, Cochis ci ha fatto sapere che di quelle faccende si occupa il Professor Burioni, pertanto avremmo dovuto chiedere a lui.

Questi erano i contenuti dei servizi che siamo stati obbligati a rimuovere e che ora non sono più visibili. Il sito e il nostro programma non sono registrati come testata giornalistica, ma da 24 anni esistiamo in una dimensione che opera nell’informazione e come tale viene riconosciuta dalla collettività, anche in ragione del rigoroso controllo che viene svolto nella redazione de Le Iene sui fatti oggetti dei servizi trasmessi. Ci chiediamo quindi se questo oscuramento sia proporzionato: da una parte c’è un autorevole querelante che indica una serie di passaggi diffamatori e offre una sua personale interpretazione dei servizi; dall’altra c’è un programma che fa informazione e che approfondisce argomenti d’interesse sociale ponendosi delle domande, in posizione, di terzietà su temi di pubblico interesse.

Il sequestro preventivo che abbiamo subito ha avuto senz’altro un effetto censorio. Non sarebbe bastato rimuovere provvisoriamente solo le parti contestate da Burioni? Si sarebbe evitato di pregiudicare tutto il resto dell’inchiesta. Non può esser considerato un bavaglio alla libertà dell’informazione, tutelata dall’art.21 della Costituzione? Se nel processo (che ricordiamo ancora non c’è stato, ndr.) le ragioni del prof. Burioni non dovessero essere accolte dal Tribunale, non sarebbe stata censura inibire interi servizi con uno strumento invasivo come il sequestro?

In attesa di un approfondito riesame della questione, che confidiamo alla fine ci darà ragione, proponiamo di nuovo, pubblicamente, le nostre domande al Professor Burioni:

1) Che tipo di rapporto ha con la società Pomona srl?

2) Parlando di cure e rimedi, si può sottacere a milioni di cittadini di essere consulente di una società farmaceutica? Nel caso di un rapporto evidente e continuativo con tale società, si può parlare di conflitto d’interessi?

3) Perché ha definito il plasma iperimmune una cura costosa e rischiosa, quando pubblicazioni scientifiche e ospedali di eccellenza la avallano e la praticano con ottimi risultati? 

4) Per partecipare a “Che tempo che fa” è stato pagato e quanto ha percepito? Se così fosse, il conflitto d’interessi non sarebbe ancora più grave?

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