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Niccolò Ciatti, ucciso in discoteca: arrestato dopo 3 anni un altro aggressore | VIDEO

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È stato arrestato in Francia uno dei tre ceceni coinvolto nella rissa che è costata la vita a Niccolò Ciatti. Il ragazzo di 22 anni di Firenze è morto in discoteca a Lloret de Mar nell’estate 2017. Dopo oltre 3 anni, due dei tre aggressori si trovano in carcere. Con Veronica Ruggeri abbiamo ricostruito quella maledetta notte parlando con il padre, la fidanzata e gli amici che erano in vacanza con lui in Spagna

Svolta nelle indagini per la morte di Niccolò Ciatti, il ragazzo di Firenze morto a 22 anni in una rissa in discoteca. A oltre 3 anni dalla tragedia è stato arrestato in Francia uno dei tre ceceni considerato responsabile del pestaggio avvenuto a Lloret de Mar, in Spagna. Si tratta di tre amici, tutti lottatori di Mma, un’arte marziale che praticavano da diversi anni. Da quell’estate solo uno di loro era finito in carcere. Nel servizio che potete vedere qui sopra, Veronica Ruggeri ha ricostruito quella maledetta notte partendo dalla testimonianza degli amici di Niccolò e dal racconto dei suoi familiari e ha incontrato anche uno degli aggressori.

È il 5 agosto del 2017, il gruppo di sette amici non vede l’ora di partire. Hanno prenotato per sette giorni una casa e si divertono in discoteca fino a tardi. “L’11 era l’ultimo giorno in cui potevamo andare a ballare e fino all’ultimo eravamo indecisi”, dice uno di loro. Verso le 23.30 sono in pista pronti a festeggiare la fine della vacanza. E qui succede qualcosa di inaspettato: “Si avvicinano in tre, sono molto grossi. Se la prendono con Niccolò e uno di loro lo aggredisce prendendolo per il collo”. Secondo gli amici a iniziare la rissa non è stato Rassoul Bissoultanov, ma Movsar Magomadov che per primo avrebbe alzato le mani e - secondo fonti giornalistiche - sarebbe lui l’arrestato di queste ore. “Si era formato un cerchio enorme in tutta la pista, sembrava un ring. Niccolò era a terra e ho dei flash di questo ceceno che tirava dei calci preciso sulla tempia”, dicono gli amici.

Questa follia è tutta testimoniata da un video registrato all’interno della discoteca. Dopo le botte i tre aggressori si allontanano. Niccolò perde conoscenza in 10 secondi, non la recupererò più “Non aveva un graffio, perdeva solo sangue da un orecchio”, racconta uno dei ragazzi di Firenze. “Era sdraiato per terra, ansimava e aveva gli occhi che guardavano nel vuoto”. Sul posto arriva la polizia spagnola che tenta di rianimare Niccolò e cerca i tre ceceni che dopo la rissa sarebbero scappati da un’uscita d’emergenza. Il ragazzo viene portato in ospedale.

Non aveva un graffio, ma non lo riconoscevo”, dice Ilaria, la sua ragazza, che dopo poche ore dall’Italia arriva in quella stanza di ospedale. “Era piena di macchinari che a ogni momento emettevano rumori”. Il 12 agosto Niccolò viene dichiarato clinicamente morto. La polizia spagnola apre un’inchiesta per capire che cosa sia successo la notte prima. La discoteca viene chiusa per gravi anomalie alla sicurezza.

“Sarebbe bastato che i buttafuori fossero stati nel posto dove dovevano stare. Li avrebbero fermati”, dice il papà di Niccolò. Dopo poche ore i tre aggressori vengono identificati, ma solo Bissoultanov è rimasto in carcere perché sarebbe stato lui a scagliare il calcio finale che non ha lasciato scampo a Niccolò. Nella prima fase delle indagini la polizia spagnola non avrebbe capito il ruolo degli altri due che per questo sono stati liberati. Ora i due arrestati si trovano nello stesso carcere, a Puig Basses-Figuera. Secondo fonti investigative: “Le indagini, svolte in costante raccordo con i collaterali spagnoli, hanno consentito di acquisire solidi elementi identificativi degli autori del delitto. Sono state avviate le procedure di estradizione”.

“In 22 anni non ha mai avuto problemi. Non è mai andato a cercare né risse né altro”, racconta il papà. “Quello è un calcio che viene dato per uccidere e lui l’ha fatto volutamente. Non è stato nulla di imprevisto, Niccolò era già in ginocchio in condizioni disperate”.

Veronica Ruggeri, in questo servizio del 10 ottobre 2017, si mette sulle tracce di Khabiboul Koabatov e Movsar Magomadov che vivono con le loro famiglie a Strasburgo. Incontriamo il primo, quello che sarebbe ancora in libertà. Fa il buttafuori proprio in una discoteca e ci parla di quella maledetta sera: “Non siamo entrati per divertirci ma per parlare con un amico di lavoro”, sostiene il ragazzo che ai tempi era 19enne. “Appena entrati siamo passati vicino al gruppo di Niccolò Ciatti e uno di loro ha spinto il piccolo Vandam”. Si riferisce a Rassoul Bissultanov. “Quando siamo passati Niccolò li ha spinti senza un motivo”, sostiene il ragazzo. “I due hanno iniziato a picchiarsi. Era da solo davanti a loro, si sentiva minacciato. Non so perché Rassoul si sia innervosito, per l’alcol o le droghe”. Lui sostiene che il suo amico avesse assunto anfetamina che probabilmente gli ha causato la perdita del controllo. “Non mi sento in colpa per quello che è successo. È una tragedia che una persona sia morta”.

Ma gli amici di Niccolò danno una versione diversa. “Non voglio vendetta, ma giustizia”, ci diceva il papà del ragazzo. “Mi auguro che tanti ragazzi che erano presenti quella sera trovino la forza di parlare. Mio figlio poteva essere un loro fratello”.

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