Ospedali da sogno: al Bambin Gesù trapiantato il cuore di un positivo al Covid a un 15enne | VIDEO
Sono italiani i primi due pazienti al mondo che hanno ricevuto il trapianto di cuore da persone positive al Covid. Tra loro c’è anche un 15enne operato al Bambin Gesù di Roma. Abbiamo conosciuto questo ospedale da sogno nell’inchiesta di Gaetano Pecoraro per un’altra terapia rivoluzionaria che aiuta i giovani pazienti: il Car-T
Sono italiani i primi due pazienti al mondo che hanno ricevuto il trapianto di cuore da persone positive al Covid. Tra loro c’è anche un 15enne che si è sottoposto all’intervento chirurgico al Bambin Gesù di Roma: uno di quegli ospedali da sogno di cui tutti possiamo andare orgogliosi di cui ci ha raccontato Gaetano Pecoraro. Anche in quell’occasione vi abbiamo mostrato una terapia rivoluzionaria per aiutare i giovani pazienti: il Car-T.
Questa volta però l’intervento d’eccellenza riguarda una cardiopatia ritenuta severa. I due pazienti hanno ottenuto l’organo grazie a una deroga concessa dal Centro nazionale trapianti ai due ospedali rispetto al programma sperimentale. Il protocollo consente il trapianto di organi salvavita provenienti da donatori risultati positivi al coronavirus e deceduti per altre cause, ma solo su riceventi positivi al momento del trapianto o già immunizzati per malattia pregressa o per vaccinazione. Non è stato questo il caso dei due pazienti operati al Policlinico Sant’Orsola di Bologna e all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Il protocollo sperimentale è stato avviato nel dicembre scorso e ha consentito di operare 19 trapianti. A parte i due trapianti di cuore, gli altri interventi hanno riguardato il fegato e sono stati effettuati esclusivamente su pazienti che avevano già avuto il Covid-19, nessuno dei quali ha subito una reinfezione dopo aver ricevuto il nuovo organo.
“La gravità delle condizioni cliniche dei pazienti ha spinto le equipe mediche dei due centri a chiederci l’autorizzazione al trapianto anche se i riceventi erano privi di anticorpi”, spiega il direttore del Cnt, Massimo Cardillo. “Abbiamo valutato per entrambi i pazienti che il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesse al mantenimento in lista di attesa fosse superiore all'eventuale trasmissione di patologia dal donatore. Il decorso post-trapianto ci ha dato ragione e i riceventi ora stanno bene e sono tornati a casa”.
Un risultato straordinario insomma, ottenuto dal Bambin Gesù di Roma di cui tutti noi italiani possiamo davvero essere orgogliosi. Abbiamo conosciuto questa realtà con Gaetano Pecoraro che si è fatto spiegare la tecnica del Car-T che salva le vite di molti bambini.
“Si prendono delle cellule del bambino, si modificano geneticamente così diventano capaci di riconoscere le cellule affette da leucemia o neuroblastoma ed eliminarle”, spiega la dottoressa Francesca Del Bufalo. Dal sangue del bambino malato vengono estratti i Linfociti T, poi il dna di queste cellule viene modificato in laboratorio, alla fine i linfociti potenziati lottano contro il tumore e lo eliminano. Questa ricerca è partita negli Stati Uniti ma l’Italia ha dato un grande contributo con il lavoro di Franco Locatelli, direttore del reparto di Oncoematologia del Bambin Gesù di Roma nonché coordinatore del Comitato tecnico scientifico: “Sono solo uno che prova a fare il suo lavoro nel modo migliore possibile”.
Tra le corsie dell’ospedale abbiamo l’opportunità di conoscere Leo, un piccolo paziente che appena ci vede si mette subito a giocare con la nostra telecamera. Ha solo 5 anni e da due entra ed esce da quell’ospedale. Potete rivedere la sua storia nel servizio in testa a questo articolo.