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Permessi di soggiorno: finto lavoro in cambio di soldi? | VIDEO

Luigi Pelazza ci porta a Palma Campania, in provincia di Napoli, all’interno di uno studio legale per indagare su una storia di permessi di soggiorno che sembrerebbero ottenuti in maniera poco chiara

“Il padrone dice: ‘io, per finta, chiedo che lui venga a lavorare da me. Però tu mi devi dare qualcosa’, dipende dal padrone: 3mila, 4mila euro…”. Queste parole racconterebbero una storia di permessi di soggiorno ottenuti in maniera poco chiara. Luigi Pelazza ci porta a Palma Campania, in provincia di Napoli, all’interno di uno studio legale. La donna che parla, un avvocato, sembrerebbe che stia spiegando a un cittadino extracomunitario come far arrivare in Italia due suoi fratelli aggirando la legge, ovvero facendo finta che c’è qualcuno nel nostro paese disposto ad assumerli.

Tutto è iniziato con una telefonata che abbiamo ricevuto da parte di una persona che dice di aver collaborato con l’avvocato in questione: “Mi disse: ‘se conosci persone che hanno bisogno di un permesso di soggiorno che vogliono venire dal loro paese qui direttamente in Italia a lavorare, dei datori di lavoro fittizi, il compenso è 8mila euro. Seimila euro sono per il mio studio, e 2mila sono per te’”, ha raccontato questa persona. Si tratta ovviamente di affermazioni da verificare.

Noi abbiamo mandato un nostro complice bengalese dall’avvocato in questione. L’avvocato gli illustra una serie di azioni illegali che a suo dire qualcuno insieme a lei avrebbe compiuto. “Come abbiamo fatto l’anno scorso? Si sono messi d’accordo il padrone… Quindi lui (il padrone) dice: ‘ok, io per finta chiedo che lui venga a lavorare da me. Però tu mi devi dare qualcosa’. Dipende dal padrone: 3mila, 4mila euro”. “Tuo fratello arriva in Italia”, continua l’avvocato, “il giorno dopo: il padrone e tuo fratello seduti qua. Il padrone fa il contratto di lavoro anche senza andare a lavorare, si fa finta che lavorano con lui. Perché lui fa il contratto di lavoro per prendere soldi”, dice l’avvocato al nostro complice.

I decreti flussi emanati dal governo nascono con un fine nobile: aiutare da una parte il cittadino extracomunitario a migliorare la sua vita nel nostro paese, dall’altra a portare manodopera nelle attività tessili, nell’edilizia, ma soprattutto in quelle agricole. Se però questo strumento viene usato da persone senza scrupoli, viene alimentato lo sfruttamento del lavoro in nero. Queste persone, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, vengono licenziate per far posto ad altre che devono arrivare e allora vanno a finire sotto le grinfie di caporali che li fanno lavorare per due, tre euro l’ora.

Ma torniamo all’avvocato. Una volta ottenuti tutti i documenti, non c’è più bisogno del lavoro in regola e allora, “prende i documenti. Dopo… licenziare”, dice la donna al nostro complice. E non è finita: stando alla sue parole, di persone in Italia ne avrebbe fatte arrivare davvero tante. “Sono riuscita a far venire un centinaio di persone”, dice l’avvocato al complice. E, sempre stando alle sue affermazioni, cento persone arrivate in Italia in questa maniera avrebbero reso 300mila, 400mila euro.

Il nostro Luigi Pelazza è andato a parlare con l’avvocato. Le abbiamo mostrato il video di quello che ha detto al complice. “Questa cosa non riguarda me”, dice l’avvocato alla Iena. “Non ho detto niente”. “Io nero su bianco non l’ho messo”, continua. E qui ha ragione: probabilmente non l’ha messo nero su bianco perché ci siamo fermati. “Io ho documenti da esibire tranquillamente”, sostiene l’avocato e ci chiede un appuntamento con calma.

Quando la incontriamo di nuovo ci dice. “È accaduto che si è presentato un finto cliente”, ma gli facciamo notare che lei lo ha scoperto solo dopo che il cliente era finto. “Lei si sta basando su un racconto di fantascienza”, continua l’avvocato. "Io non parlo così con tutti quelli che arrivano, anzi mai”.

Chissà se qualcuno metterà il naso sul business dei permessi di soggiorno e se salteranno fuori gli imprenditori che lucrano sulla pelle di questi ragazzi.  

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