Presunti abusi in Vaticano ai chierichetti del Papa, l'intervista a Kamil e nuovi documenti
Gaetano Pecoraro ci mostra l'intervista esclusiva a Kamil, il ragazzo che per primo denunciò pubblicamente i presunti abusi. “Loro mi attaccano perché sono un testimone oculare. Loro hanno fatto i misfatti, io sto difendendo la Chiesa perché se queste cose succedono, solo parlandone si possono risolvere. Spero che finisca tutto al più presto"
Gaetano Pecoraro torna a parlare dei presunti abusi tra le mura Vaticane denunciati da alcuni “chierichetti del Papa” (in merito ai fatti accaduti dal 2010 al 2012), con un’intervista esclusiva a Kamil Jarzembowski, il ragazzo che per primo denunciò pubblicamente gli abusi otto anni fa.
“Loro mi attaccano perché sono un testimone oculare, che lo vogliano o no. Hanno speso tante forze per difendere Martinelli e dei ragazzi del seminario non è fregato niente a nessuno. Loro hanno fatto i misfatti, io sto difendendo la Chiesa perché se queste cose succedono, solo parlandone si possono risolvere. Spero che finisca tutto al più presto. Voglio dimenticare di aver messo piede in Vaticano. Ci sono persone molto in alto che dovrebbero sentirsi responsabili, soprattutto se ne parliamo ancora oggi.”, ha detto Kamil.
Sul processo in corso Kamil racconta: “Mi ha colpito molto come varie gerarchie ecclesiastiche abbiano potuto credere ciecamente a quello che veniva detto dalle stesse persone che avevano l’interesse di insabbiare. La gente aveva paura, anche questi stessi preti avevano paura perché sono sempre stati azzittiti da Monsignor Radice”.
In merito alle accuse a lui rivolte nella sede del Tribunale Vaticano qualche giorno fa da Don Magistrelli, uno dei preti a capo del preseminario, oggi rettore (“Sarebbe tutta una vendetta di Kamil perché era stato mandato via”, ndr.), Kamil risponde: “È stato vergognoso. Magistrelli non mi conosce, l’ho incontrato tre volte nella mia vita e si permette di dire queste cose, che ero psicopatico. Io allora avevo 15 anni e loro sono preti di settant’anni. Si devono vergognare. Con questo documento chiedo la cancellazione delle offese dai verbali dell’udienza e un risarcimento danni da versare a favore dell’«Associazione Lotta contro le malattie mentali Onlus» perché se queste persone usano termini come psicopatico, schizoide, paranoico, eccetera, offendono persone che hanno gravi problemi psichici. Mi è sembrato giusto che il risarcimento debba andare a chi si occupa di chi soffre. Non voglio questi soldi da loro”.
La trasmissione ha cominciato a raccontare la terribile e delicatissima vicenda il 12 novembre 2017, ponendo il primo tassello di questa inchiesta, raccogliendo la sconvolgente testimonianza del ragazzo e dando così via a un tam-tam mediatico mondiale.
I fatti: Kamil aveva deciso di raccontare davanti alle telecamere la propria versione, sostenendo di essere stato testimone oculare di abusi sessuali che il compagno di stanza, da ragazzino, avrebbe subìto al preseminario San Pio X, distante appena 200 metri dalla basilica di San Pietro. Dopo il primo servizio andato in onda, ad aggiungersi al coro accusatorio ci fu anche la testimonianza di un secondo giovane, Marco (nome di fantasia, ndr.) che aveva puntato il dito, anche lui come Kamil, contro la stessa persona: il seminarista Gabriele Martinelli, poi diventato sacerdote. Don Martinelli respingeva fermamente le accuse, proprio come avevano fatto anche tutte le più alte cariche sopra di lui, e come fece Don Enrico Radice, rettore ai tempi in cui sia Kamil che Marco erano entrambi allievi. Oggi, a distanza di otto anni dalle denunce, Don Gabriele Martinelli e Monsignor Enrico Radice dovranno rispondere delle accuse di quei ragazzi. I due sono infatti rinviati a giudizio di fronte alla Giustizia Vaticana e a quella dello Stato italiano: il primo è accusato di aver costretto il compagno di stanza di Kamil a subire, con la violenza, atti sessuali; il secondo, di averlo coperto. Monsignor Diego Coletti, Vescovo di Como fino al 2016, nell’estate del 2013 ricevette due lettere che raccontavano nei dettagli tutto quello che era successo nel preseminario. Nella prima, anonima, che arrivò a giugno, si parlava di omosessualità, di pedofilia e di soprusi, indicando anche i nomi dei presunti carnefici: il seminarista Martinelli e il rettore Radice. Pochi giorni dopo gli arrivò una seconda lettera raccomandata, questa volta firmata, il nome in fondo era quello del ragazzo che oggi sta testimoniando nei processi e che la trasmissione di Italia1 aveva incontrato nel 2017. Nella sua lettera Marco parlava molto esplicitamente delle violenze subite e scriveva di aver già denunciato tutto al rettore Radice che però, invece di aiutarlo, avrebbe minacciato di cacciarlo se non avesse smesso di dire quelle cose. Marco firma con nome e cognome, scrivendo nero su bianco di assumersi la piena responsabilità di quelle parole. Questa denuncia, non essendo arrivata in nessuna Procura della Repubblica ma solo nelle mani di Coletti, fa pensare che fu solo lui, all’epoca, a occuparsi della cosa, tacitando tutto.
Oggi “Le Iene” mostrano in esclusiva due nuove relazioni, che darebbero importanti spunti su quanto sarebbe accaduto in quegli anni: l’ex vescovo aveva dichiarato di aver fatto almeno due visite in preseminario per incontrare a colloquio i ragazzi, ma sembrano non esserci tracce di questi incontri. Il vescovo sembra essersi affidato, per il suo giudizio, soprattutto alle opinioni e ai racconti di don Enrico Radice, proprio il prete accusato dai ragazzi di essere l’uomo che copriva gli abusi. Una mossa che qualche anno dopo questa sua decisione venne definita dal suo successore improvvida, sconsiderata e, quanto meno, superficiale. Coletti disse di non aver trovato alcun riscontro al racconto di quei ragazzi, dichiarando, già nel 2017, ai microfoni di Gaetano Pecoraro che quei riscontri erano inverificabili, incontrollabili in alcun modo. Ma in un altro documento, la seconda inchiesta interna della Diocesi di Como, quella dell’attuale Vescovo Monsignor Oscar Cantoni, si leggono parole diametralmente opposte a quelle di Coletti: “Marco è parso attendibile” – e – “esistono plurimi riscontri oggettivi alle sue parole”. “Don Gabriele Martinelli ha tenuto condotte effettivamente inappropriate e lesive nei confronti di Marco”.