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Rolex e assegni clonati: arrestato “lo zio”, pizzicato da Le Iene nel 2019 | VIDEO

Nel 2019 avevamo già beccato con Luigi Pelazza il capo della banda dei Rolex, che truffava venditori di beni di lusso sul web. Quando i malcapitati provavano a verificare gli assegni circolari per il pagamento, dall’altro capo della linea trovavano l’ex dipendente Telecom. Ora l’uomo è stato arrestato dopo indagini che si sono avvalse anche del nostro servizio

Un anno e mezzo lo aveva pizzicato con Luigi Pelazza, ora “lo zio” è finito in manette. Ad arrestare G.E., ex dipendente Telecom di 68 anni, sono stati i carabinieri di Agropoli (Salerno). Le indagini si sono avvalse, acquisendo le immagini, anche del nostro servizio del 24 novembre 2019 che vedete qui sopra.

Luigi Pelazza era da tempo sulle tracce dello “zio”, il capo della banda dei Rolex che ha truffato molte persone. Con una truffa semplice e ingegnosa. “Sono interessato a comprare il tuo Rolex da 9mila euro, subito”: risponde così uno della banda a un annuncio di vendita dei costosissimi orologi, pubblicato sul web da ignari venditori.

Peccato che poi, all’appuntamento organizzato nella banca del venditore, l’acquirente si presenti con un assegno circolare clonato che sembra in tutto e per tutto vero, ma che di vero ha solo i codici identificativi. Quando il venditore scopre di aver dato via il suo prezioso orologio per un pezzo di carta di nessun valore, è ormai troppo tardi. Il sistema collaudato si basa sul fatto che la chiamata verso la banca che ha emesso l’assegno, e che ne conferma la validità, è intercettata proprio dallo “zio”. A rispondere dunque non è il direttore della filiale, ma una complice. E il gioco è fatto.

Per trovare “lo zio” ci serviamo di un nostro complice, che chiede di incontrarlo per una truffa simile ma con le automobili. Gli spieghiamo di volere truffare a un milanese una Mercedes del valore di 35mila euro e di avere bisogno di qualcuno che intercetti la chiamata tra le due banche.  “Lo zio” chiede 200 euro per il finto assegno circolare e poi una percentuale del 15% sul valore dell’auto da rubare. E pretende anche di coinvolgere nella truffa un suo socio, “Giovanni il milanese”: “Lui è più pratico, sa già come fare le cose”.

Una volta ricevuto l’assegno falso, sappiamo davanti a quale banca si posizionerà “lo zio”  per intercettare le chiamate. E lì lo attendiamo nascosti in un furgone. A mezzogiorno in punto l’uomo si dirige verso la cabina telefonica di derivazione, per deviare la chiamata. Con un piccolo cordless bianco in mano torna nella sua auto, pronto a rispondere al posto del direttore della filiale. A un certo punto però succede un imprevisto: un vecchietto si avvicina alla cabina, notando i movimenti strani dello “zio”. L’uomo se ne accorge e in fretta e furia toglie dalla cabina di derivazione tutti i suoi strumenti usati per deviare le chiamate: è il momento di fermarlo.

Luigi Pelazza si dirige verso di lui, che alla fine non può che ammettere, anche se spiega: “Prendo anche di meno del 10-15%, cioè il 5%. Ma sai tutto, che me lo domandi a fare?”. E poi cerca di giustificarsi: “Che ti devo raccontare? Io vengo da dieci anni di carcere, sono uscito quattro mesi fa… Ti giuro, ho un sacco di problemi, adesso ti ci metti pure tu… Io creo problemi agli altri ma gli altri li hanno creati a me… Ci vuole un po’ di pazienza, viviamo in un mondo brutto”. E alla fine accetta addirittura di mostrarci come ha collegato i fili e quali sono i suoi attrezzi del mestiere.

L’indagine dei carabinieri di Agropoli riguarda ora 14 episodi accaduti a Vigonza (Padova), Brindisi, Sperlonga (Latina), Rubiera (Reggio Emilia), Montegiorgio (Fermo), Fabriano (Ancona), Reggio Emilia, Stra (Venezia), Angera (Varese), Bitonto (Bari), Rovigo, Verona, Langhirano (Parma), sempre per truffe con assegni circolari falsi, apparentemente emessi da istituiti di credito dell’area del Cilento per un totale di circa 500.000 euro, con svariati assegni da 7.000 a 75.000 euro usati per l’acquisto di auto, barche e orologi di valore.

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