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Serbia, qui anche gli stranieri possono scegliere il vaccino | VIDEO

La Serbia è finita sui giornali di tutto il mondo per la sua campagna vaccinale, in cui è possibile prenotarsi e scegliere il vaccino anche per gli stranieri. Il nostro Gaetano Pecoraro è andato a Belgrado e ha parlato con la premier Ana Brnabić: “Permettiamo di scegliere perché vogliamo che i nostri cittadini si sentano sicuri. Non ne abbiamo fatto una questione geopolitica”

In Serbia la campagna vaccinale sta andando bene e la vita sembra tornare alla normalità con bar e ristoranti che riaprono e le mascherine che sembrano quasi un ricordo. Come ha fatto la Serbia a essere così avanti rispetto ad altri Paesi, compreso il nostro? Il nostro Gaetano Pecoraro è andato lì per cercare di capire il loro modello.

La Serbia non è parte dell’Unione europea e ha potuto così comprare vaccini in maniera autonoma da tutto il mondo: non solo Pfizer, Moderna e Astrazeneca, ma anche il Sinopharm cinese e lo Sputnik russo. I cittadini possono scegliere quale vaccino vogliono ricevere. E anche gli stranieri possono registrarsi per farsi vaccinare, attraverso un form online: l’unico ostacolo è che il sito è in serbo.

Gaetano Pecoraro si è registrato e ci mostra, nel servizio in alto, come funziona l’intera procedura. La notizia di questa possibilità ha creato enorme attenzione in tutta Europa, specialmente Austria e Italia. “Ora stiamo vaccinando le persone tra i 40 e i 50 anni”, ci spiega la responsabile delle relazioni per la società che gestisce i vaccini in Serbia.

Mentre la nostra campagna vaccinale prosegue a rilento, Gaetano Pecoraro ha intervistato la premier serba Ana Brnabić per cercare di capire il successo del Paese: “La prima cosa è avere il vaccino, perché l’abbiamo gestita come una questione sanitaria e non geopolitica”, ci spiega. “Abbiamo fatto accordi con tutti i produttori, dall’est all’ovest”.

“Poi abbiamo investito molto nella digitalizzazione”, continua la premier. “Ha funzionato, perché i nostri cittadini riescono a prenotarsi in 30 secondi. Ha reso tutto molto semplice anche per il governo, sappiamo esattamente dove mandare i vaccini”.

Anche loro hanno avuto problemi con la consegna dei vaccini? “Certo, come ogni altro Paese”, ci spiega Ana Brnabić. “Su di noi il problema non ha avuto un impatto così forte perché abbiamo firmato accordi con tutti i produttori di vaccini per essere sicuri di averli il prima possibile per più cittadini possibile. Non volevamo trasformare la situazione in una questione politica: per noi l’unica cosa importante è che il vaccino sia sicuro ed efficiente”.

La Serbia ha comprato anche il vaccino cinese Sinopharm e quello russo Sputnik. “Sono fantastici”, sostiene la premier. E come mai permettono alle persone di scegliere il vaccino? “Vogliamo che tutte le persone si sentano al sicuro”, ci spiega. “Ci siamo assicurati che tutti i vaccini fossero sicuri, come garantito dalla nostra agenzia serba”.

Insomma le cose in Serbia sembrano andare alla grande. Ma quali sono i passi fatti per approvare lo Sputnik, di cui tanto si sta discutendo nell’Unione Europea? “Durante la produzione abbiamo discusso con i nostri partner dell’istituto russo dei dettagli del vaccino”, ci racconta la premier serba. “Poi abbiamo aspettato che la Russia approvasse lo Sputnik, abbiamo chiesto di avere dei campioni e abbiamo fatto autorizzare il vaccino dalla nostra agenzia. Ci sono volute circa tre settimane”. 

Per fare un confronto tra le campagne vaccinali, l’Italia al ritmo attuale, secondo alcune stime, dovrebbe raggiungere l’immunità di gregge a febbraio 2022. In Serbia “a fine giugno il 60% delle persone saranno vaccinate, a fine luglio avremo l’immunità di gregge”, sostiene il segretario del ministero della Salute. 

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