Strage di Quargnento, 3 pompieri morti: condanna a 30 anni per marito e moglie | VIDEO
Sono stati condannati a 30 anni Gianni Vincenti e sua moglie Antonella Patrucco. Sono responsabili della morte di tre Vigili del fuoco della provincia di Alessandria: Marco Triches, Antonino Candido e Matteo Gastaldo, rimasti uccisi nel 2019 in quella trappola organizzata per frodare l’assicurazione. Con Giulio Golia abbiamo ricostruito questa tragedia con le testimonianze dei sopravvissuti
Sono stati condannati a 30 anni di carcere Gianni Vincenti e sua moglie Antonella Patrucco. Entrambi rispondono di omicidio volontario plurimo con dolo eventuale per l’esplosione della cascina di Quargnento (Alessandria), in cui morirono 3 vigli del fuoco: Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo. Una trappola mortale per rubare i soldi dell'assicurazione, come confermato anche in primo grado in un secondo processo, come vi abbiamo raccontato con Giulio Golia, che per primo ha parlato con i sopravvissuti come potete vedere nel servizio qui sopra.
Alle 10 di oggi si è riunita la camera di consiglio per la sentenza di primo grado. “Salviamo la vita agli altri, il resto conta poco! Ergastolo!”. Questo striscione ha accompagnato l’ingresso in tribunale di Vincenti, l’unico imputato presente e reo-confesso. All’esterno era presente un presidio con i Vigili del Fuoco e i familiari delle tre vittime. "Quello che ci preme di più, oggi, è che la sentenza scagioni senza equivoci l'operato dei pompieri e del caposquadra Giuliano Dodero. Altrimenti sarebbe una seconda pugnalata", ha commentato all’inizio di questa giornata Giovanni Maccarino, del Consiglio nazionale Usb.
Nelle scorse settimane, questo aspetto è stato al centro della tesi della difesa secondo cui i pompieri non dovevano entrare nella cascina poi crollata. "Non c'era nessuno da salvare, non c'era niente e quindi non c'era dovere di sicurezza", ha detto nel corso del processo l'avvocato Lorenzo Repetti, difensore di Gianni Vincenti. "Dobbiamo accertare se il caposquadra ha dato l'ordine corretto, pur restando ferme le responsabilità enormi di Vincenti. Che però sono colpose".
Giulio Golia ha raccolto la testimonianza di chi è sfuggito alla morte, come potete vedere qui sopra. È il 5 novembre 2019, i vicini di casa dei Vincenti allertano i pompieri: la squadra interviene per incendio in abitazione, ma appena arrivano alla cascina la situazione ha altri contorni. Non c’erano fiamme, solo in un edificio c’era un bagliore che sembrava un principio di incendio. E lì accanto c’erano delle bombole con quello che sembrava un timer. Dopo aver spento il principio di incendio, i pompieri controllano la seconda cascina solo per scrupolo. “Per primi sono entrati Gastaldo e Triches seguiti da Candido”, racconta uno dei sopravvissuti.
In quel momento si attiva il secondo timer: “Neanche l’esplosione ho sentito. Stavo parlando con i colleghi e mi sono svegliato sotterrato. Ci ho messo un po’ per capire che cosa era successo”. Nel frattempo arriva un’altra squadra dei Vigili del fuoco ignara di quanto accaduto: “Sono arrivato per primo e c’era una devastazione totale. Erano tutti sotto le macerie. Noi di solito siamo quelli che salvano gli altri, qui mi sembrava di essere in un film”, racconta Daniele. Lui e i colleghi si mettono a mani nude a scavare tra le macerie. “Non sentivo urlare i miei colleghi. Credevo di urlare sopra di loro o che non riuscivo a sentirli perché lontani. Non metabolizzavo che non urlavano perché non potevano”, continua Trombetta. “Appena fuori ho pensato come avvisare mia moglie, sarà stato per questa promessa di non deluderla che sono sempre tornato a casa. Mi immedesimo in chi non ha avuto questa fortuna”. A questo punto si rendono conto che Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo non ce l’hanno fatta (qui il secondo servizio con le testimonianze).
Pochi giorni dopo la tragedia, Vincenti viene arrestato. In casa sua gli inquirenti trovano le istruzioni del timer della stessa marca e dello stesso modello di quello rinvenuto all’interno della cascina esplosa. A questo si aggiungono altri indizi che sono culminati con la confessione dell’uomo. Solo a fine giugno dello scorso anno viene arrestata anche la moglie. “Credo l’abbia fatto per soldi. Ma non perché non arrivavamo a fine mese. Ho preso le distanze da mio marito e dal suo folle gesto”, ci aveva detto Antonella Patrucco, a poche ore dalla sua confessione del marito. Parole che non hanno mai convinto pienamente, secondo gli inquirenti la donna “ha fattivamente partecipato a tutte le fasi dall’ideazione, fino alla preparazione e alla realizzazione”. Alla condanna a 30 anni di oggi si aggiunge quella in primo grado del luglio scorso per i reati di esplosione dolosa, truffa, lesioni e calunnia. In rito abbreviato marito e moglie sono stati condannati a 4 anni di carcere.