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Tragedia di piazza San Carlo, famiglia risarcita con 200mila euro | VIDEO

Il risarcimento è stato deciso dal Tribunale di Torino per i tragici fatti di piazza San Carlo del 2017 quando il panico scatenato nella folla provocò due morti e 1.500 feriti. Ecco cosa è successo a una famiglia che guardava tranquillamente la finale di Champions League Juventus – Real Madrid sul maxischermo allestito in piazza San Carlo

Una famiglia separata e nel panico travolta dalla calca all’improvviso in una tranquilla serata di giugno. Ferita nel corpo e nella psiche dopo quella tragica notte in piazza San Carlo a Torino quando nel 2017, mentre sul maxischermo venivano proiettate le immagini della finale di Champions League Juventus - Real Madrid, si scatenò il panico provocando due morti e 1.500 feriti.

Quella famiglia verrà risarcita con 200mila euro con una decisione appena presa dal Tribunale civile del capoluogo piemontese che ha condannato il Comune, il Consorzio Turismo Torino, il ministero dell’Interno ed Enrico Bertoletti, l’architetto che progettò l’allestimento per la manifestazione.

Anche noi de Le Iene ci siamo occupati di questa tragedia nel servizio che vedete qui sopra. Abbiamo indagato e ascoltato il racconto di alcuni testimoni, anche di chi nelle settimane successive ha lottato per la vita ma non ce l’ha fatta. Dopo oltre 6 mesi di agonia Marisa Amato infatti è morta dopo essere rimasta tetraplegica. Prima di lei, lo stesso tragico destino era toccato a Erika Pioletti.

La sera del 3 giugno 2017 quattro ragazzi, condannati per omicidio preterintenzionale, scatenano il panico in piazza San Carlo spruzzando spray al peperoncino per tentare una rapina in mezzo alla folla. La calca infernale scoppia per la paura che si tratti di attentato.

Anche la famiglia che verrà risarcita per i danni fisici e soprattutto psicologici era in piazza e si trova divisa all’improvviso da quella calca. Prima in due, poi la madre non riesce più a tenere per mano la figlia di 11 anni. Entrambe cadranno a terra e verranno spinte e calpestate più volte. All’una e mezzo il padre, che era riuscito a rimanere con l’altra figlia di 14 anni, ritrova la donna sanguinante a terra. L’altra bambina verrà ritrovata alle 4 di notte in un’altra piazza in stato catatonico.

L’intera famiglia è rimasta segnata da quella notte e soffre di un disturbo post traumatico da stress. Il Tribunale ha riconosciuto così il “danno permanente biologico” e “personalizzato” e quello “da sofferenza soggettiva interiore”: “Tutti hanno anzitutto subito una peculiare limitazione dell’esistenza ed un peggioramento della qualità della vita, caratterizzato dall’evitamento di luoghi affollati”. Particolarmente le due ragazzine che convivono con la paura “in un’età in cui dovrebbero cominciare ad affrontare le prime autonome esperienze di vita, sia ludiche che lavorative”.

“Il trovarsi in mezzo a una folla così assiepata da sembrare un formicaio, l’essere premuti contro le vetrine sotto i portici della piazza, l’essere buttati a terra e calpestati, l’essere sì tratti in salvo ma senza saper nulla dei propri familiari e rimanere a lungo senza vederli”, scrive il giudice. “Questa è la sintesi che forse neppure riesce ad essere pienamente esplicativa, ma è sicuramente indicativa dell’intensità dei sentimenti di sofferenza, di disperazione e di dolore, rispettivamente provati”.

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