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Venditori abusivi di cocco sulle spiagge di Rimini: due condanne dopo le minacce a Filippo Roma | VIDEO

Due condanne per violenza e intimidazioni a due appartenenti al clan dei Manfredonia. Sono ritenuti responsabili del racket che controllava la vendita del cocco sulle spiagge della riviera romagnola. Un sistema che abbiamo smascherato dieci anni fa con Filippo Roma che si è improvvisato venditore ricevendo in pochi minuti botte e minacce di morte. Ora sono arrivate le prime condanne, nonostante la prescrizione abbia graziato molti di loro  

Sono due i condannati della famiglia Manfredonia per il racket dei venditori abusivi di cocco sulle spiagge della riviera romagnola. Anche noi de Le Iene dieci anni fa abbiamo denunciato questo sistema. Per alcuni giorni Filippo Roma si è improvvisato venditore di cocco e in poco i boss sono arrivati con lui alle mani, con tanto di minacce di morte come potete vedere nel servizio qui sopra. 

Sono quasi sempre stati i napoletani a vendere il cocco nella spiaggia di Rimini”, ci raccontava un bagnino prima che entrassimo in azione con le nostre microcamere. Solo un anno prima un gruppo di venditori di cocco era stato arrestato perché minacciava chi tentasse di venderlo su quelle spiagge. Nonostante tutto la situazione non era cambiata e in poco lo proviamo sulla nostra pelle. Filippo Roma armato di secchi prova a vendere alcuni pezzi al grido di “cocco bello, cocco fresco”, proprio sulle spiagge di Rimini. Dopo i primi affari veniamo avvicinati da altri due venditori abusivi: “Non vi permettete più di vendere qua il cocco. Altrimenti la testa va via… Avete capito bene?”, ci dice con fare minaccioso. “Sono 40 anni che qua nessuno riesce a vendere il cocco, ve ne dovete andare via. Se vi trovo qua un’altra volta, vi taglio la gola”. 

Nonostante le pesanti minacce decidiamo di continuare. Ma poco dopo un altro venditore ci raggiunge facendo subito una telefonata. “Porta un po’ di roba che questi sono grossi…”, dice al telefono parlando con chi sta sopra di lui nella piramide di controllo. Capiamo il signficato di questa frase quando si presenta il boss: “Qui è tutto mio, non potete toccare niente”. Ci strappa il secchio dalle mani e la situazione degenera. “Se sei venuto adesso non ci venire più”, urla facendo cadere la Iena. È il caso di andarcene e segnalare questa situazione all’allora sindaco di Rimini. 

La questura di Forlì ha portato a galla un’organizzazione che si stava impossessando del territorio con un sistema mafioso. Dietro ai venditori c’era un mondo di violenza e intimidazioni che si estendeva su tutta la costa romagnola da Riccione a Cervia. Dalle indagini è stato accertato che il clan Manfredonia di Napoli gestiva decine di venditori abusivi. Si muovevano in due basi operative: una a Cervia e una a Riccione, dove materialmente il cocco veniva stoccato, tagliato e distribuito in secchi a ogni venditore. 

“Loro danno le fette di cocco contate e da ogni cestino devono uscire tot soldi per il capo e per il venditore”, ci spiegava il bagnino che era entrato in confidenza con alcuni di questa organizzazione. Una “macchina da soldi”, come l’hanno definita gli investigatori, che arrivava a mettersi in tasca milioni di euro in una sola stagione. Infatti ogni singolo venditore abusivo in un’estate incassava 10mila euro facendone fruttare all’organizzazione il triplo

Nel 2014, nove membri del clan sono stati rinviati a giudizio. Oggi invece sono arrivate le condanne definitive in primo grado: Mariano Manfredonia deve scontare 5 anni e mezzo di carcere mentre sono 3 anni e 8 mesi quelli inflitti a Espedito Manfredonia. Per loro le accuse sono di associazione a delinquere, estorsione, minacce e violenze. Invece per tutti gli altri coinvolti nel racket ci ha pensato la prescrizione a cancellare gran parte delle accuse. Nel frattempo è morto “don Antonio”, il patriarca considerato il capo dell’organizzazione. Ma dopo le condanne in primo grado, questa vicenda sembra tutt’altro che chiusa: i difensori hanno già annunciato ricorso in appello. 

Ma chi controlla il business del cocco non sembra esserci solo in Romagna. Qualche anno dopo Filippo Roma ha ripetuto lo stesso esperimento sulle spiagge della Sardegna (qui il servizio). Anche qui ha rischiato grosso: “Io sto qua da 10 anni e non puoi venire così a vendere il cocco”, gli dice un capozona che sembra molto minaccioso. Ma poi Filippo è stato riconosciuto e a quel punto la musica è cambiata: “Sei bravo a fare Le Iene e tutto quanto. Lavora anche tu qua, così lavoriamo tutti”. 

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