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La vicenda del colonnello Carlo Calcagni, vittima dell'uranio impoverito

Luigi Pelazza si occupa della vicenda del colonnello Carlo Calcagni, ex pilota dell’Esercito e oggi anche paraolimpico, rimasto vittima di inalazioni di uranio impoverito, durante una missione di pace del 1996 in Bosnia

Luigi Pelazza si occupa della vicenda del colonnello Carlo Calcagni, ex pilota dell’Esercito e oggi anche paraolimpico, rimasto vittima di inalazioni di uranio impoverito, durante una missione di pace del 1996 in Bosnia. Oggi Calcagni, che da quegli anni soffre di patologie croniche degenerative e irreversibili, chiede al Ministero della Difesa un risarcimento di un solo euro, simbolico, unito però a delle scuse pubbliche, per lui e per i tanti che come lui hanno subito lo stesso calvario.

La vicenda: l’esercito americano, che durante i combattimenti utilizzava bombe e proiettili contenenti metallo pesante, tossico e cancerogeno, mandava, prima dell’utilizzo, delle indicazioni precise su come comportarsi in determinate zone e su come proteggersi in caso di esposizioni. Non tutti i militari mandati nei Balcani furono informati dai vertici di allora e in molti si ammalarono o morirono perché sottoposti a continue esalazioni di aria contenente polvere di uranio. Tra questi anche Carlo Calcagni, che per la sua “Sensibilità chimica multipla” affronta quotidianamente terapie estenuanti che servono solo a ridurre gli effetti dell’uranio sul suo sistema renale, respiratorio, cardiaco ed endocrino e a rallentarne il decorso. 

Nel 2007 il Ministero della Difesa gli ha riconosciuto un’indennità e una pensione di invalidità al 100%. Ma dieci anni dopo venne negata al militare la richiesta di un risarcimento. Secondo lui, lo Stato italiano “non lo avrebbe protetto e gli avrebbe nascosto i pericoli dell’uranio impoverito”. Calcagni volle quindi accedere agli atti per conoscere le motivazioni del diniego, ma il Ministero della Difesa si oppose per “Segreto di Stato sulla documentazione”. Nel 2019 il Tar condannò il Governo a esibire la documentazione e dalle carte si scoprì che il risarcimento venne negato perché “Calcagni non avrebbe svolto attività di volo nei Balcani”, nonostante il suo ruolo fosse proprio quello di arrivare dal cielo con l’elicottero e proteggere la vita di feriti e sfollati, portandoli in salvo. Cosa riscontrabile anche guardando il suo libretto di volo e il suo fascicolo sanitario, dove sono riportati con precisione tutti quelli effettuati nella ex Jugoslavia.

L’inviato affronta la questione con l’ex Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che durante il suo impegno governativo ha approfondito le carte che hanno supportato la tesi del Colonnello,  e con l’attuale vertice sottosegretario, l’on. Giorgio Mulè: sentirete le loro risposte nel servizio di Luigi Pelazza.

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