Yaska, il dramma della schizofrenia: è stata costretta all'aborto? | VIDEO
Nina Palmieri ci racconta nuovi dettagli sulla vicenda di una ragazza schizofrenica che sarebbe stata costretta ad abortire e della madre che è finita addirittura accusata di averne istigato lo stupro per aver permesso i suoi rapporti con il fidanzato. Da quel giorno la sua famiglia non la vedrebbero più, neanche papà o sorella che non sono coinvolti nell’indagine
“Mi hanno tolto il bambino con forza”. Yaska sostiene sia stata fatta abortire. Da quasi 6 anni per legge le sarebbe stato tolto il diritto di essere padrona della sua mente e del suo corpo. Nina Palmieri ci racconta nuovi aspetti della storia di questa ragazza che soffre di schizofrenia, che l’ha portata a vivere in alcune strutture psichiatriche.
Nel primo servizio vi abbiamo raccontato i primi anni di questa malattia e l’arrivo di Fabio, il suo amore. Ma anche i peggioramenti e i ricoveri a Firenze. Finché mamma Jeanette decide di riportare a casa la figlia e farla seguire da medici privati. Yaska torna a suonare che era la sua più grande passione, ma poteva vivere anche l’amore con Fabio.
“Interagivamo con le voci che lei sentiva per farla sentire tranquilla”, racconta la mamma alle prese anche con le sue crisi. La casa verrebbe adattata alle esigenze di Yaska per trasformarla in un luogo sicuro. “Significava lottare contro la malattia e una società che non ti aiuta. I vicini avevano iniziato una guerra”, dice. Fino all’arrivo di carabinieri e sanitari per un trattamento sanitario obbligatorio. “Da quel giorno non è più tornata a casa”, dice la mamma. Iniziano le accuse pesantissime e i processi: Jeanette viene condannata in primo grado per sequestro di persona.
La ragazza rimane ricoverata in strutture psichiatriche. Viene nominata un avvocato che sarà la sua tutrice. Yaska vede con sempre più difficoltà le persone più care, tra loro c’è anche il fidanzato con cui continua ad avere rapporti. Yaska viene sottoposta a visita ginecologica. Viene deciso che non possa più vedere il suo ragazzo, ma, nonostante le restrizioni, trovano il modo di vedersi e lei rimane incinta. La mamma viene nuovamente accusata, questa volta di aver indotto la figlia a fare sesso e al compagno di averla stuprata.
Tra le righe dell’accusa si legge che “il suo consenso a compiere atti sessuali fosse viziato dalla sua infermità che non fosse in alcun modo capace di autodeterminarsi”. La ragazza viene giudicata incapace di amare. Il giudice ritiene che la posizione di Yaska che avrebbe voluto tenere il bambino sarebbe stata influenzata da mamma Jeanette. Oltre a valutare il rischio malformativo a causa dei farmaci e il quadro clinico psicotico conclude che la ragazza non è in grado di portare avanti la gravidanza. A questa decisione si sarebbe arrivati senza sentire Fabio che è il papà del bambino.
Viene fissato il giorno per l’aborto: il 9 aprile 2019. Yaska non ha potuto avere vicino i suoi familiari per evitare possibili pressioni. “Mi hanno obbligato con la forza ad andare nella sala. Mi hanno fatto l’ecografia dicendomi che mi avevano tolto le cellule morte. Io sapevo che c’era un bambino ancora”, sostiene Yaska in un video alla mamma. Ma dopo l’aborto avrebbero preso un’altra decisione.
“Le hanno messo una spirale”, dice Michele Capano, avvocato di famiglia. “Allora avrebbero potuto metterla anche prima conoscendo lo stato delle cose”. Da ottobre 2019 alla sua famiglia sarebbe stato vietato di vederla. Oggi sua mamma è stata condannata in primo grado per sequestro di persona e deve rispondere dell’accusa di averla fatta stuprare dal suo ragazzo. Il resto della sua famiglia che non è coinvolta nelle indagini ma non può vederla lo stesso, solo sua sorella ogni 15 giorni può passare 30 minuti con lei. Nina Palmieri si è messa sulle tracce dell’amministratrice di sostegno, ma non ne vuole sapere di parlare.