Roberta Rei incontra “Franco”, un uomo che dice di aver lavorato per anni al confezionamento di bombe per la mafia e per altre organizzazioni criminali. Bombe che servivano “al 99.9% per atti intimidatori, per far saltare auto o mettere l’ordigno sotto casa o sotto l’ufficio di gente che non pagava il pizzo, spiega l’uomo che indossa un passamontagna.
Franco, che arriva a guadagnare anche 7mila euro al mese, consegna le sue bombe agli uomini della mafia e, dopo due o tre giorni, di solito, legge notizie di locali saltati in aria o di intimidazioni ad avvocati.
“La prima volta mi hanno detto che mi offrivano 1.000 euro se ero in grado di far saltare una macchina. Non mi hanno detto di chi e neanche mi interessava saperlo. Io facevo il mio servizio e basta”, spiega Franco.
“Ti mandano una mail anonima, ti nascondono l’indirizzo Ip e diventa irrintracciabile. Molte volte poi venivano loro e portavano via le bombe con il furgone. Erano mafiosi, l’ho capito subito”.
A Roberta Rei, mostra i siti di news che riportano notizia delle esplosioni eseguite con le sue bombe, che servono anche per far saltare la cassaforte negli uffici postali.
Franco da anni è uscito da questo rischiosissimo “business” e chiama Le Iene per denunciare come sia facile trovare online informazioni e materiali per confezionare bombe vere in grado di uccidere.
In pochi minuti, a partire da un sito sul “deep web”, viene reindirizzato su siti in chiaro dove poter comprare, senza la richiesta di alcuna autorizzazione, gli ingredienti per fabbricare una bomba. Dopo aver parlato con lui, Roberta Rei va a alla Polizia Postale per denunciare questo sito che in pochissimo tempo viene oscurato e messo sotto sequestro.