Ismaele La Vardera ci racconta la storia di Rocco Greco, un imprenditore di Gela famoso per le sue denunce ai clan locali che chiedevano il pizzo. Il 27 febbraio si uccide all’interno della sua azienda sparandosi un colpo in testa. Il motivo pare sia l’interdittiva antimafia che il prefetto ha firmato contro la sua società. Questo atto si firma per chi ha affari o è molto vicino alla mafia. Per lui non ci sarebbero più appalti pubblici, commesse e quindi lavoro.
“Papà è stato il primo a denunciare quello che a Gela era per tutti la normalità”, sostiene il figlio. “Ha attirato con sé altri 7 imprenditori coraggiosi che hanno denunciato il racket”. Grazie a loro 10 affiliati di Cosa nostra sarebbero finiti dietro le sbarre e poi condannati a 134 anni complessivi di carcere. Per Rocco Greco inizia un inferno con il taglio delle gomme dell’auto, poi gli hanno incendiato un escavatore. L’azienda fa richiesta di iscrizione all’albo per la ricostruzione dei paesi colpiti dal terremoto. “Scopriamo che non abbiamo più i requisiti”, aggiunge il figlio.
L’interdittiva antimafia sarebbe costata 7 milioni di euro in commesse sfumate. Arriva poi sulla scrivania del Prefetto di Caltanissetta che inasprisce ancora di più la misura. “Emerge una qualificata e concreta sussistenza di pericolo di infiltrazione mafiosa”, scrive il prefetto Cosima Di Stani. Rocco Greco si sente sconfitto e la fa finita.