Tutti ricordiamo le drammatiche immagini della strage di Viareggio. Un incendio infernale causato dal deragliamento di un treno merci e dalla fuoriuscita di Gpl da una cisterna urtata nell’incidente. In questo disastro hanno per la vita 32 persone.
Finita la conta dei morti dei feriti si cercano di capire le cause e di accertare e responsabilità. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, si diceva.
Comincia il processo e l’anno scorso arriva la storica condanna in primo grado per alcuni dirigenti delle ferrovie tra cui Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana e Ferrovie dello stato, e Mario Michele Elia, amministratore delegato di Rfi all’epoca dell’incidente.
I capi di imputazione principali sono quattro: disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo aggravato, lesione gravi e gravissime e incendio colposo. Pochi giorni fa però, quando è iniziato il processo d’Appello, l’incendio colposo è caduto in prescrizione. Nessuno dovrà più rispondere di questo reato.
Giulio Golia ha incontrato i superstiti di quella notte: chi ha perso i suoi cari e chi è rimasto sfigurato dalle fiamme: tutti combattono per avere giustizia perché le istituzioni sono lente o assenti e la caduta dell’incendio colposo in prescrizione potrebbe incidere sull’intero processo.
Mauro Moretti intervistato da Golia sostiene che rinuncerà alla prescrizione. Mario Michele Elia invece ci deve pensare. Ma è possibile che il destino di un processo dipenda così dalla decisione degli imputati?