Il 15 gennaio 2002 in una casa di Brescia una bambina guarda un cartone animato, e a un certo punto sente pronunciare un nome che le risveglia un ricordo: Battista. È quello di un orco che starebbe abusando di lei.
Da lì parte uno dei casi giudiziari più lunghi della storia del nostro Paese. Battista Maggioni, per più di trenta giudici è un pedofilo senza scrupoli, che ha rapito e stuprato cinque bambini nell’asilo dove lavorava come bidello, il Cesare Abba di Brescia. Oggi è rinchiuso nel carcere di Bollate. La Cassazione lo ha condannato a 13 anni.
La bambina zero da cui è partita l’epidemia di terrore da molestie aveva i tremori del sonno, paura di andare all’asilo, voleva solo la madre e rifiutava il padre. Questi sintomi possono voler dire tante cose, e non sono per forza indicatori di abuso sessuale.
Mentre è possibile che un genitore, giustamente preoccupato per il benessere del proprio figlio e per difenderlo da possibili abusi, gli instilli ricordi non veri. Sembra proprio quello che è successo con la caccia alle streghe all’asilo Cesare Abba, per cui è finito in carcere Battista Maggioni.
Alcune maestre dell’asilo, finite anch’esse sotto indagine e poi assolte, chiedono il trasferimento a un altro asilo, il Sorelli. Non appena delle madri scoprono che le nuove maestre vengono dal Cesare Abba, scoppia un putiferio, che culminerà nel processo prima e nella condanna poi a otto persone, per un totale di centocinquant’anni di carcere.
La Cassazione ha poi assolto tutti, ma Battista Maggioni resta in carcere. “Lui crede ancora nella giustizia, io no”, ha detto la moglie a Pablo Trincia.