Maurizio Cesarotto è uno dei tre poliziotti coinvolti in un conflitto a fuoco il 20 aprile 1993 durante una rapina alla banca popolare vicentina di Olmo di Creazzo. Lui, che da quel giorno è paralizzato sulla sedia a rotelle, è “fortunato”, perché il collega di 28 anni Loris Giazzon ha pagato con la propria vita.
A sparare è un uomo della Mala del Brenta, la banda di Felice Maniero che tra il ’70 e il ’90 si è macchiata di decine di omicidi e ha compiuto oltre 200 rapine in banche, oreficerie e uffici postali. Un colpo a tradimento perché mentre i tre ladri escono dalla banca con gli ostaggi, i tre agenti intervenuti alzano le mani, per evitare che vengano coinvolti dei civili. Ed è proprio allora che il kalashnikov di Ennio Rigato colpisce Maurizio e uccide il collega Loris.
Un momento drammatico, di cui Maurizio conserva ancora un particolare agghiacciante: “Mentre i banditi salivano nell’auto per la fuga Ennio Rigato ridendo ha detto in dialetto veneto ‘ne ho seccati due’, ripetendolo due volte. Se poteva, ammazzava tutti e tre”.
Pochi giorni fa, dopo aver scontato solo 23 anni, Ennio Rigato è uscito dal carcere di Padova per buona condotta. La Iena Silvio Schembri prova ad avvicinarlo, ma i familiari gli fanno da scudo. E quando Silvio Schembri intercetta il fratello, anche lui con il carcere sulle spalle per la stessa rapina, nei pressi della casa di famiglia, questi non ha alcuna esitazione e alla Iena dice: “Tua mamma deve morire, e tuo fratello. Ho preso 30 anni quindi vai via prima che ti ammazzo”.