Quarto appuntamento dell’inchiesta di Marco Occhipinti e della Iena Antonino Monteleone sulla strage di Erba.
Siamo partiti dai dubbi di Azouz Marzouk (e di molti esperti e giornalisti) che ha perso la moglie Raffaella Castagna e il figlio Youssef, uccisi assieme alla suocera, Paola Galli, e a una vicina di casa, Valeria Cherubini, nella sua casa l’11 dicembre 2006. Per gli omicidi sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi, i vicini di casa che avrebbero compiuto il massacro per le continue liti condominiali.
Abbiamo analizzato poi la testimonianza dell’unico superstite, Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, che ha riconosciuto Olindo come colpevole e che, in realtà, nelle sue prime parole al risveglio avrebbe parlato di un’altra persona, di carnagione olivastra, più grosso di lui e non del posto.
Ci siamo soffermati poi su un’altra prova contro i condannati: la macchia di sangue trovata sull’auto dei due. I dubbi aumentano, sia sul modo del reperimento della prova sia sul suo possibile inquinamento.
Oggi ci concentriamo sulla morte di Valeria Cherubini. Quando arrivano i soccorsi, l’11 dicembre 2006, la vicina chiedeva ancora “aiuto” dal secondo piano della palazzina del massacro.
Secondo tre gradi di giudizio sarebbe salita al secondo piano in condizioni già devastate dalle coltellate. L’altra ipotesi è che sia stata uccisa con l’ultimo colpo al secondo piano, dopo aver chiesto aiuto ai soccorritori. Gli aggressori sarebbero poi scappati da casa casa Castagna, con un salto che non sarebbe alla portata dei due condannati. In quella zona sarebbero state viste scappare invece tre altre persone.
I dubbi sono alimentati anche dalla testimonianza del generale Luciano Garofalo, ex comandante del Ris dei Carabinieri che, proprio sulla base di questa e altre ricostruzioni, sostiene: “È lecito avere dei dubbi sulla strage di Erba”.