Un intervento al cuore è un’operazione molto delicata, dove tutto dev’essere controllato con enorme attenzione. Per questo la storia che ci racconta Nadia Toffa è sconvolgente.
In Veneto, una delle regione italiane dove la sanità è più efficiente, sono state impiantate delle valvole cardiache difettose nel cuore di alcuni pazienti. Dopo l'intervento alcuni di loro sono morti. Altri hanno dovuto subire una seconda operazione per sostituire la valvola con una funzionante.
Indagando si è scoperto che quel tipo di valvola fabbricata in Brasile aveva la certificazione scaduta e soprattutto non era supportata dalla necessaria letteratura scientifica. Insomma, per il codice deontologico medico non si poteva usare.
Secondo le indagini della magistratura il professor Casarotto, che avrebbe scelto di usare quelle valvole, avrebbe preso una tangente per promuoverne l’utilizzo. Per questo presunto comportamento Casarotto è stato condannato in primo grado per omicidio colposo, lesione colpose e corruzione.
L’azienda ospedaliera ha anticipato alle famiglie un terzo del risarcimento previsto per il danno. Ma la sentenza in secondo grado ribalta tutto, la corte di appello assolve il reato di lesioni colpose e omicidio perché il fatto non sussiste, mentre il reato di corruzione viene prescritto.
Dopo la sentenza in secondo grado arriva l’ultima beffa: le famiglie devono restituire i soldi che l’azienda ospedaliera aveva anticipato come risarcimento.
Non ci resta che chiedere al governatore del Veneto Luca Zaia di intervenire, perché le vittime si sono solo fidate dell’ospedale e non hanno certo nessuna colpa.