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Donazione di organi: giura Nicholas, figlio di Maria Pia, salvata da Nicholas Green

I genitori americani del piccolo Nicholas Green, ucciso a 7 anni durante un viaggio in Italia, donarono nel 1994 i suoi organi. Hanno salvato la vita di 7 italiani, tra cui Maria Pia

Nicholas Gentile ha 20 anni e tra pochi giorni entrerà nella marina militare come guardia costiera a Taranto. Vederlo fare il giuramento e portare avanti i suoi sogni sarà un regalo non solo per Maria Pia, sua mamma, ma anche per la famiglia che, donando a Maria Pia un fegato nuovo, le ha permesso di sopravvivere: quella di Nicholas Green (nella foto sopra un incontro tra i due).

Era il 1994 e la famiglia Green era volata dall’America per visitare il sud del nostro Paese. Nicholas è morto durante quel viaggio, aveva 7 anni. La loro macchina fu scambiata per quella di un gioielliere e lungo la Salerno-Reggio Calabria e, nel tentativo di rapina, Nicholas venne ucciso da un colpo di pistola. I genitori decisero di donare i suoi organi, salvando la vita di 7 italiani. Il gesto commosse tutto il Paese, dando un incredibile slancio alla donazione di organi in Italia.

Tra i riceventi c’era Maria Pia, che all’epoca aveva 19 anni e che dopo essere caduta in coma per una crisi epatica, ha avuto il fegato del piccolo Nicholas, che le ha salvato la vita. “È come se il tuo corpo diventasse lo scrigno che custodisce questo pezzo”, aveva raccontato Maria Pia a Nina Palmieri nel servizio del 26 marzo 2017, che vi riproponiamo qui sotto. Maria Pia ha deciso di chiamare suo figlio Nicholas, una scelta che ha commosso anche Reginald Green, il papà del bambino americano: “Faccio tantissimi convegni in tutto il mondo e racconto sempre di Maria Pia e di suo figlio, che è stato chiamato Nicholas. La gente rimane sempre stupita”. Oggi Reginald ha 87 anni e porta avanti la sua battaglia affinché la legge italiana permetta, quando entrambe le parti lo desiderino, di conoscere l'identità di chi ha donato o ricevuto l'organo. Nel nostro Paese, infatti, una legge del 1999 vieta al personale sanitario di rivelare l'identità delle persone coinvolte nella donazione. Anche l'Aido, l'Associazione italiana per la donazione di organi, insiste sull'importanza del principio. 
 

Sfoglia qui sotto la fotogallery del servizio

Vivere nel corpo degli altri: le foto

 
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“Chiunque vuole la privacy può averla”, aveva detto Reginald nella nostra intervista del 3 febbraio, “ma nel caso in cui entrambe le parti vogliano incontrarsi credo che dovrebbero avere questa opportunità”. E, raccontando la sua esperienza: “È stato incredibile per noi vedere come stessero bene tutte queste persone, che solo quattro mesi prima stavano per morire”. E altrettanto incedibile sarà vedere i figli di queste persone che crescono e portano avanti la loro vita e che senza il regalo del piccolo Nicholas non sarebbero potuti nascere. 

Guarda qui sotto il servizio di Nina su Nicholas Green 

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