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Cosa rischiano i migranti dall'Italia alla Francia sulla “strada della morte”

C’è voluto un vertice a Parigi Macron-Conte per una tregua dopo il caso Aquarius. Un rapporto Oxfam intanto accusa Parigi. Noi de Le Iene siamo entrati nell’inferno dei migranti sulla “strada della morte” tra Ventimiglia e Mentone

Dopo il caso della nave Aquarius con 629 migranti a bordo (respinta per volere del ministro Salvini dall’Italia, accolta dalla Spagna, è arrivata alla fine a Valencia) la polemica tra Francia e Italia è salita molto nei toni per gli attacchi al nostro governo per il rifiuto di far approdare la nave. C’è voluto un vertice a Parigi, ieri tra il presidente francese Emmanuel Macron e il nostro premier Giuseppe Conte per arrivare almeno a “una tregua”. In parallelo si è sviluppata una strana gara-polemica tra i due Stati su quale dei due accoglie peggio i migranti.

Di sicuro, le forze dell’ordine francesi sono molto dure, proprio al confine con l’Italia. Molti migranti sbarcano da noi come meta più vicina alla Libia, ma l’obiettivo è arrivare in Francia o in Germania. Proprio ieri un rapporto “Se questa è Europa” dell’ong internazionale Oxfam, redatto assieme a Diaconia Valdese e Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), accusa i metodi usati dai francesi per respingere in Italia chi arriva atraverso la “Strada della morte” che unisce Ventimiglia a Mentone. Anche noi del Le Iene abbiamo affrontato la prova scoprendo con Cizco l’estrema pericolosità del viaggio.

Stando al rapporto Oxfam, da gennaio ad aprile 2018 sono stati 4.231 i migranti adulti e minorenni passati da Ventimiglia (16.500 da agosto 2017). Provenivano per lo più da Eritrea, Afghanistan e Sudan, in particolare dal Darfur. Le accuse di Oxfam riguardano proprio i respingimenti dei migranti al confine con l’Italia, con anche maltrattamenti fisici e verbali. I problemi più gravi riguardano i minori, il 25% dei migranti in arrivo su quel tratto. Si parla di ragazzini di 12 anni a cui vengono tagliate le suole delle scarpe e tolte le sim dei cellulari, di detenuti lasciati senza cibo o coperte. In particolare si parla di minori costretti a tornare in Italia, alterando la loro età sui documenti per farli sembrare maggiorenni e costringendoli a dichiarare di non voler restare in Francia. Tutto in violazione degli accordi europei

Sfoglia nella gallery le foto del servizio di Cizco su “La route de la mort”.

MIgranti dall'Italia alla Francia, Le Iene sulla "strada della morte": le foto

 
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I tentativi di passare correndo sugli scogli appartengono ormai al passato perché tutto il litorale ormai è presidiato. L'unica alternativa, se non si riesce a nascondersi nelle auto di qualche “passeur” che si fa pagare profumatamente per il passaggio oltreconfine, è una pericolosa camminata sui binari o lungo strade o autostrade. La scelta è così pericolosa e ci sono state così tante vittime da meritarle il nome di “route de la mort”, “strada della morte”.

Il pericolo maggiore sono le gallerie ferroviarie perché sono completamente buie e i treni si sentono arrivare solo all’ultimo: se non c’è tempo per uscire dall’altra parte, o ci si schiaccia sul muro mentre i vagoni sfrecciano alle spalle, a pochi centimetri, o si viene investiti. Si può provare anche a fare un biglietto Ventimiglia-Mentone e provare a “sedersi accanto a un italiano, mettersi le cuffie e non mostrare paura” ma di solito i controlli per i documenti arrivano.

La Iena Cizco si è messo in cammino a Ventimiglia, di notte, con una decina di migranti. In fila indiana, nel buio totale, guidati da una torcia e in lontananza dalle luci dei paesini. Appena c’è una galleria tutti si mettono a correre il più veloce possibile, nonostante gli zaini pesanti che ognuno ha con sé.

In una si sente all’improvviso un treno, sembra arrivato dal nulla: è troppo tardi per tornare indietro, anche Cizco deve attaccarsi al muto e sperare di non rimanere agganciato. “Le immagini non rendono”, racconta la Iena. “Con la velocità del treno si crea un vortice che rende molto difficile rimanere in piedi attaccati alla parete”. Passato il convoglio, esulta dopo la paura. Non sempre, purtroppo va così per i migranti, molti muoiono così. E i treni passano di continuo: “È incredibile come si sentano arrivare solo all’ultimo”, dice Cizco dopo un nuovo passaggio in galleria (con treno in arrivo).

Il cammino riprende. Dopo due ore, alla prima pausa si cerca di controllare “la mappa”, un foglietto scritto a mano. Nella confusione, si decide di passare da una montagna. Arrivati a una strada si inizia a correre perché troppo in vista. Si torna sulla montagna, con il dubbio di essersi persi andando avanti e indietro. Spunta un paesino: ma siamo in Francia o in Italia? In Francia, lo rivelano i cartelli in francese. Solo in quel momento Cizco si accorge che dei 10 partiti sono rimasti in 3: “Sette ce li siamo persi per strada. Chissà se ce l’hanno fatta".

Guarda qui sotto il servizio integrale di Cizco.



Noi delle Iene vi abbiamo documentato anche con un servizio di Marco Maisano da dove vengono questi migranti africani, da che cosa scappano, che cosa hanno dovuto subire e, soprattutto, le condizioni disumane in cui vivono, prigionieri, quando vengono fermati in Libia.

Sfoglia qui sotto le foto del servizio nella gallery.

Come vivono i migranti prigionieri nelle carceri in Libia

 
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Guarda qui in basso tutto il servizio.

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