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Ostia in marcia per Federica Angeli e contro il clan Spada

Il corteo di ieri sera per la giornalista sotto scorta, primo segnale forte di reazione anti mafia, e la nostra intervista video a Federica

L’Ostia che resiste è scesa in piazza per lei, per Federica Angeli, la giornalista di Repubblica sotto scorta per i suoi articoli sul clan Spada, che abbiamo intervistato nel febbraio scorso (in basso vi riproponiamo il video). In particolare nel 2013 Federica è stata minacciata di morte da Armando Spada. È stata anche testimone oculare di uno scontro a fuoco, ha testimoniato e da allora è sotto protezione. Dalle 18.30, partendo proprio da sotto il balcone della sua casa, oltre mille persone hanno partecipato al corteo, organizzato dall’associazione antimafia “Noi cittadini di Ostia”. Sfilare per le vie della città, con fischi contro il clan Spada, è stato un primo gesto forte di orgoglio civile per tutti. Al grido: “Ostia rialza la testa”.

È stato anche un modo per “riappacificarsi”. Federica, dopo che nessuna delle vittime si era costituita parte civile al maxiprocesso proprio contro il clan Spada (cliccando sul link troverete anche l’intervista a un testimone antimafia rimasto senza scorta a Ostia), iniziato il 6 giugno. Aveva deciso di non presentare più in città il suo libro “A mano disarmata”.

La Cassazione intanto il 13 giugno ha confermato gli arresti di 16 persone appartenenti a questo clan, scattati a gennaio durante un blitz. Noi de Le Iene continuiamo a seguire con attenzione il caso della mafia a Ostia. Nel 2016 in particolare, durante il servizio di Luigi Pelazza "A Roma c'è una guerra di mafia?", la nostra Iena ha avuto un duro colloquio ai limiti dello scontro con Roberto Spada, lo stesso che a novembre 2017 spaccò il naso con una testata al giornalista Rai Daniele PierVincenzi. Anche per lui la Cassazione ha confermato l’arresto.

Federica Angeli in febbraio ci aveva raccontato la paura di essersi ritrovata in aula, in un altro processo, a meno di un metro da Armando Spada, che l’ha minacciata di morte: “Il peggio è passato, avevo lo stomaco sottosopra, le gambe che mi tremavano. La paura c’è e resta, ma lo rifarei di denunciare, non si può derogare ai propri principi che in questo caso sono quelli della legalità. A un certo punto bisogna scegliere”.

Da oltre 1.700 giorni sotto scorta, Federica Angeli spiega anche non ha lasciato Ostia: “Il fastidio di condividere lo stesso pezzo di cielo deve essere reciproco. Mi sarebbe suonata un po’ come una resa andarmene. Si combatte rimanendo sul campo”.

Guarda qui sotto l’intervista integrale e, nelle sue parole, il coraggio di Federica Angeli. 

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