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Corona: chiesti due anni per i milioni in contanti nel controsoffitto

Dura richiesta in Appello a Milano per l'ex re dei paparazzi Fabrizio Corona, che non la prende benissimo... Noi vi riproponiamo il servizio de Le Iene sul "tesoro nel controsoffitto"

Ricordate i due milioni di euro trovato nel controsoffitto di una collaboratrice di Fabrizio Corona? Per questa storia sono stati chiesti oggi per l’ex re dei paparazzi, durante il processo d’Appello a Milano, due anni e nove mesi di carcere.

I reati contestati sono intestazione fittizia dei beni, violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. In primo grado, nel giugno scorso, Corona era stato condannato a un anno solo per l'ultimo reato. Non solo, due mesi fa, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano gli aveva restituito parte di quei soldi perché "guadagnati lecitamente", anche se poi aveva deciso anche la confisca della sua casa.

“Ore 11.30, Tribunale di Milano: andiamo a combattere questa ennesima battaglia”, ha scritto Corona questa mattina sul suo profilo Instagram, presentandosi in Tribunale mano nella mano con la fidanzata Silvia Provvedi. La richiesta della pm Maria Pia Gualtieri per lui è stata come un fulmine a ciel sereno e, fuori dall'aula, l'ha attaccata duramente: "Non ha capito un c….".. Si tornerà in aula il 22 settembre. 

Nel momento in cui è scattata la perquisizione nel 2016, nell’appartamento si trovava un’ex collega di Corona, intervistata dal nostro Dino Giarrusso, nel servizio dell’ottobre 2016.

Sfoglia la gallery qui sotto delle foto del servizio che abbiamo dedicato al caso. 

Il caso di Fabrizio Corona: le foto

 
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“Lui fa morire tutti di fame, è solo un malato di soldi”. La testimone ci ha raccontato come, secondo lei, Corona si comportava nel lavoro con clienti e dipendenti. Con lei Giarrusso ha ricostruito anche quanto accaduto durante la perquisizione, quando i carabinieri hanno suonato al campanello di casa. “Con una scala hanno raggiunto un controsoffitto, appena aperto hanno detto: ‘Porca troia, se c’è roba qua!’”. Quella roba erano soldi, quei famosi quasi due milioni e mezzo in contanti.

Nel servizio è stato intervistato anche Fabrizio Scippa che è stato uno dei suoi più stretti collaboratori. “Era una macchina da soldi, facevamo business su qualsiasi cosa”, ha detto, aggiungendo che un post con tag sul profilo Facebook di Corona o un tweet avevano un prezzo preciso. “Era più una ricerca di soldi che garantire dei servizi. C’erano lamentele continue da parte di tutti i clienti, perché poi spesso quelle voci di contratto non venivano rispettate”.

Guarda qui sotto il servizio di Dino Giarrusso sul caso Corona a una ex collaboratrice di Fabrizio Corona.

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