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Una maxi discarica di rifiuti tossici dove è stato ucciso Sacko Soumayla

Dal processo Poison emerge un tragico incrocio del destino: sepolte 135 mila tonnellate di rifiuti tossici a San Calogero, proprio nell’area dove il 2 giugno è stato ammazzato il sindacalista dei braccianti africani

Un ultimo paradossale insulto alla memoria di Soumayla Sacko, il sindacalista dei migranti ucciso il 2 giugno scorso, e per tutti i tremila braccianti africani che lavorano in Calabria nella Piana di Gioia Tauro e vivono in condizioni disperate in una tendopoli, vicino Rosarno. Sacko, 29 anni, originario del Mali e in Italia con regolare permesso di soggiorno, è stato ucciso con una fucilata alla testa a San Calogero, nell’area dell’ex fornace dove stava prendendo delle lamiere e del rame, da utilizzare probabilmente proprio nella tendopoli, in un’area dismessa.

Proprio lì in quella zona di San Calogero dove è stato ammazzato, ci sarebbe una discarica abusiva di 135 mila tonnellate di rifiuti tossici. La notizia torna d'attualità con il rifiuto del giudice monocratico di Vibo Valentia di dichiarare la prescrizione proprio sul caso di quella discarica, come riporta Il Fatto Quotidiano. Si deve continuare a indagare, insomma, per disastro ambientale e associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Anche se sono passati 18 anni dall’inizio del traffico di rifiuti, 8 dai primi avvisi di garanzia e 4 dalla prima udienza del processo Poison.

Con nuovi incroci paradossali di storie. Per l’omicidio di Sacko, avvenuto forse per motivi di “controllo del territorio”, è finito in carcere Antonio Pontoriero, nipote di uno degli indagati, per cui però non è stato poi chiesto il rinvio a giudizio per il processo Poison, che è stato rinviato intanto al 7 febbraio 2009.

L’area dell’ex fornace di San Calogero è stata definita dall’ex procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo (oggi capo della Procura di Cosenza), “il più grande deposito abusivo di rifiuti cancerogeni

Le storie, entrambe tragiche, sono distinte, si sono solo incrociate nello stesso posto, come uno specchio della tragica realtà di questa parte d'Italia.

Con Gaetano Pecoraro siamo andati sul posto, arrivando fino alla baracca che si stava costruendo Soumayla Sacko e l'8 giugno vi abbiamo mostrato questa anticipazione video del servizio che andrà in onda in autunno alla ripresa della trasmissione tv.

Nel 2016 anche Giulio Golia era andato a Rosarno per parlare con i braccianti africani , sei anni dopo la rivolta che portò agli scontri tra i migranti e gli abitanti del posto. La risposta era stata la costruzione di una tendopoli a San Ferdinando, poco fuori Rosarno. La situazione però non era migliorata, anzi.

Guarda qui sotto il servizio che documenta la vita dei braccianti africani.

 

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